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Urban Code



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Morgatta: Cos’è Urban Code? Quando e perchè è nata?

Marco: Urban Code è un collettivo attivo nella zona di Venezia dal 2007: siamo per lo più tutti writers, artisti ed attivisti.
L’aggregazione tra persone che poi ha portato ad Urban Code è nata a seguito delle prime perquisizioni ed inchieste contro noi writers qui a Venezia, che puntavano alla completa criminalizzazione dei soggetti e delle spontaneità creative. Urban Code è un tentativo di reazione, un laboratorio continuo sulle pratiche, i linguaggi e le identità. Cerchiamo di fare un discorso di senso sui graffiti, come chiave di lettura, specchio della realtà; oltre al Meeting of Styles Italy abbiamo curato qualche mostra (tra cui Headlines, in evidenza dal basso) e varie performance in città. Spesso collaboriamo con Sale Docks con cui condividiamo anche progetti di inchiesta, ricerca ed attivismo sulle tematiche della precarizzazione della cultura, delle identità non convenzionali e dei cambiamenti della città contemporanea.

Morgatta: La situazione dei graffiti in Italia varia da città a città. Com’è la scena nella vostra zona?

Marco: È normale che in ogni parte del mondo il modo di scrivere/disegnare cambi di città in città, di nazione in nazione. Il modo di scrivere discende dalle persone che lo fanno, dagli stimoli che ricevono da quello che gli sta intorno, e da quello che vogliono comunicare.

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Qui in Veneto veniamo dall’esperienza di una scena radicata e forte, che è cresciuta negli anni non solo nei numeri: sui treni per esempio si è sviluppata molto grazie a persone motivate, che hanno investito in questo tutte le energie. Non è un caso però che le operazioni organizzate di polizia siano arrivate qui prima che in altre zone: siamo nel Nord Est che corre, che non vuole tollerare le diversità, nemmeno creative, un laboratorio sperimentale della governance italiana, che stiamo cercando di contrastare.

Morgatta: Si è da poco concluso il Meeting of Styles 2009. Ci racconti com’è andata questa edizione?

Marco: Non ti nascondo la nostra felicità. Ci sono stati oltre 110 writers, quasi tutti italiani, che hanno dipinto 300 metri quadri di superficie sui differenti edifici che si trovano nel più bel parco di Mestre. Un occasione unica anche per trovarsi con amici di lunga data e con le nuove leve del writing italiano. Per noi è stata una festa e siamo entusiasti dello spirito di condivisione che si è respirato in quei giorni. La città ha reagito molto bene, un sacco di gente è passata a vedere, fotografare e chiedere informazioni. Poi molti bei pezzi, più che negli anni scorsi; siamo veramente contenti e ringraziamo tutti quelli che sono venuti a dipingere e ci hanno dato una mano.

Morgatta: Tra i propositi del Meeting of Styles 2009 c’era anche quello di “coinvolgere i cittadini, le associazioni e le istituzioni in un dibattito costruttivo sui temi degli spazi, del degrado cittadino e sul fallimento delle politiche di repressione”. Che risposta avete avuto?

Marco: Il sistema ha funzionato abbastanza bene. Siamo riusciti a fare leva sulle istituzioni, a farci appoggiare dai vari enti e autorità, spiegando, insistendo, chiedendo. Li abbiamo “costretti” a prendere una posizione, a non far finta che non esistiamo, a metterci attorno ad un tavolo a discutere ed a prendere delle decisioni.

Il successo del Meeting Of Styles Italy 2009 ha posto le fondamenta perché il Parco della Bissuola a Mestre diventi un luogo dove l’agire attivo dei writers interagisca in un virtuoso rapporto fra vita e luoghi sociali. È diventata una necessità per noi intervenire per riqualificare ed attuare un percorso di “reale decoro”, li dove i vecchi moduli erano evidentemente falliti ed apparivano come contenitori incapaci di rispecchiare la dignità della vita che li attraversava. Il Meeting of Styles Italy 2009 è stato un banco di prova per rendere comune un azione cosciente, mirata e di senso di chi fa writing in città; certamente la stragrande maggioranza della popolazione cittadina ha solo compreso solo l’intervento di riqualificazione urbana, ma ci auguriamo che sia stata obbligata ad una riflessione sulla reale natura di questa forma di attivismo in qualche modo “artistico”.

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Morgatta: Ultimamente in Italia si fa un gran parlare di graffiti: il degrado dei centri urbani, il vandalismo, l’illegalità. Anche voi siete quelli che “sporcano i muri”…come vi ponete?

Marco: Crediamo che non esistano writers bravi e writers cattivi. Ogni singolo usa lo spazio urbano come meglio crede, alla faccia delle leggi e delle telecamere. Le tags che disgustano molti sono un segno di spontaneità che va capito, è ingovernabile, che piaccia o no c’è. I graffiti provengono dalle tags, non si può far finta che non sia così. Sarebbe stupido fermarsi alle sole tags, per questo crediamo che sia indispensabile più consapevolezza possibile degli spazi cittadini da parte dei writers: la città va maggiormente analizzata e capita, ancora con il colore, ma non con superficialità. I treni in Italia per esempio sono l’esempio del fallimento delle retoriche sull’ordine e la sicurezza; i writers lo sottolineano dipingendoci, rompono lo standard del treno pulito (con la merda dentro): è scrivere il proprio nome, affermare la propria identità contro l’alienazione.

Per il futuro prossimo crediamo che sia essenziale interrogarsi su come le pratiche di spontaneità possano creare rete comune e, coscienti di quelle che sono le contraddizioni interne alla città contemporanea si ritaglino un ruolo protagonista di resistenza sociale. Crediamo che la città contemporanea vada agíta, non subíta.

Morgatta: Prossimi eventi in programma?

Marco: A parte il Meeting of Styles 2010 vogliamo continuare dei percorsi già intrapresi, che forse diventeranno delle mostre o pubblicazioni o qualcos’altro. Non abbiamo delle scadenze ben precise, per il momento solo dei piccoli obiettivi e voglia di fare insieme.

Complimenti a Marco e a Urban Code per il lavoro fatto fino ad ora e un in bocca al lupo per tutti i prossimi progetti.

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