Ci sono writer che scrivono le lettere e ci sono writer che disegnano. Nonostante i primi si sentano nettamente superiori ai secondi (parlo soprattutto per esperienza personale) ce ne sono alcuni che hanno un approccio sulla città che non può far altro che ammutolirli (come fece il Bati al Camp Nou). È il caso di Bue (o Booe) che da anni ha dimostrato una tecnica invidiabile nell’uso degli spray e che gradualmente ha iniziato ad evolvere il suo lavoro sulla strada.
Ecco qualche domanda per conoscere meglio il suo lavoro:
Ciao Bue… Quando hai cominciato a dipingere?
Circa 20 anni fa. Ho iniziato dopo aver annusato un odore che non conoscevo. Quando ho scoperto essere quello dei colori a olio … il resto è venuto da solo.
Quali sono gli artisti o i personaggi che ti hanno influenzato o ispirato di più?
“La cummari Lina” e tutte le persone che ho conosciuto. Gli artisti che amo sono troppi e farne una lista ne sminuirebbe il valore.
Cosa ne pensi dei graffiti ora che ti sei spostato su un piano diverso?
Non mi sono spostato. L’evoluzione verso altre forme espressive è necessario e inevitabile. I graffiti fanno parte del mio percorso e continuano a essere parte di me.
Cosa ne pensi della street art in Italia?
Ogni nazione ha il suo modo per raccontarsi in strada. In Italia non potrebbe essere come in altri posti e viceversa. Esistono artisti validissimi che fanno fatica a emergere. Questo è un problema nell’arte come in altre attività e costringe le persone a spostarsi altrove. Ma non dico niente che non si sappia già. Quello che auspico è che non ci si arrenda mai. Io sono ancora qui. E non sono l’unico.
Come reagisce la gente a questa forma d’arte?
Dipende. Spesso con diffidenza. A volte con interesse. A me piacciono i curiosi.
Nella street art, dove è il confine tra arte e vandalismo?
Il confine sta nei motivi per cui fai un attacco d’arte e soprattutto gli strumenti che usi. I materiali. Il mio esempio personale lo vedi con yellow faces.
Vale il discorso iniziato nella domanda precedente. Per un anno ho smesso di dipingere a spray e ti assicuro che è stata una privazione non indifferente! Ho iniziato una ricerca sui materiali e sui modi in cui poter comunicare senza essere eccessivamente invasivo ma comunque fortemente impattante.
Per quale motivo non vuoi far vedere la tua faccia?
Perché Bue 2530 è quello che faccio e non il mio volto. Ci tengo che il mio nome sia associato al mio lavoro. Quello è il mio valore.
Come è nata la tua collaborazione con Clet?
Tempo dopo sono passato a trovarlo in studio e mi ha proposto di fare qualcosa insieme per l’evento Diladdarte in San Niccolò. Io credo tanto nelle collaborazioni. Chiaramente ho accettato. Nei giorni di preparazione all’evento gli ho parlato della mia idea di intervenire sulla torre di San Niccolò. Dopo una settimana eravamo con le mani nella colla a 50 metri da terra.
Durante la Notte Bianca 2011 hai fatto un intervento all’Edison. Racconta…
Quella dell’Edison è stata la prima di una serie di performance che racconteranno l’evoluzione del concetto di Bue 2530…
Progetti in cantiere?
Tanti che un cantiere solo non basterà … ma come street art vuole non posso svelarteli, posso solo dire che a breve si sentirà di nuovo parlare del 2530…
Se volete saperne di più andate sul suo sito: www.bue2530.com