Videomind, il risultato dell’incontro tra il dj Tayone ed i due mc Paura e Clementino, è sicuramente il progetto più chiacchierato dell’anno. Il frutto di questo incontro è “Afetrparty” disco di debutto per questo trio tutto campano, uscito da circa un mese e preceduto da entusiastiche anteprime su molti magazine patinati nazionali.
Nel corso dell’intervista saltan fuori tanti argomenti, dall’old school al rap nel 2010, dal temibile Iena White ai numerosi video che ancora verranno prodotti ma, soprattutto, di come un vecchio panno consunto possa fare la differenza tra un buon scratch ed un grande scratch…
All’alba del tour di presentazione del disco, l’allegro trio ci presenta passato presente e futuro del progetto Videomind, come sempre sotto il segno del presobenismo.
E’ già cominciato il tour?
Il tour in realtà è iniziato sabato a Vicenza. Speriamo che ci porti bene.
Cosa farete sul palco? E’ un qualcosa di simile a quello che abbiamo visto qui a Firenze, al Viper, qualche mese fa?
No, lo spettacolo è diverso, rifaremo il disco live, mentre a Firenze fu solo uno showcase di qualche pezzo con anche roba vecchia dei nostri progetti personali. Poi sì, ci sarà anche qualcosa di Clemente e qualcosa di Paura ma tutto il resto sarà basato esclusivamente sull’album.
Ok, parliamo dell’album allora, visto che è uscito e che tutti ne parlano. Siete soddisfatti? E’ venuto come ve lo aspettavate?
Noi siamo molto contenti, però vorremmo che tutti lo comprassero invece di parlarne. (Risate.) Però, già che ci sia interesse attorno è una bella cosa. In realtà stiamo anche vendendo abbastanza bene, a parte gli scherzi, quindi siamo contenti.
Beh, io ne ho sentito parlare parecchio, in un perdiodo come questo, non è poco.
Sì, c’è una bella attenzione mediatica in generale, anche perchè è un prodotto diverso da quello che esce solitamente in italia. Speriamo di aver centrato il nostro obiettivo che era comunque quello di realizzare un prodotto che avesse un tiro molto più europeo, che si discostasse dall’attuale produzione hip hop americana per avvicinarsi a sonorità old school, andandosi inoltre a contaminare con quelle che sono le tendenze europee del momento. Figlio della black music quindi, però in un’ottica totalmente europea.
Parliamo allora dei numerosi, ed eccellenti, ospiti che sono presenti sul vostro disco. Le collaborazioni come sono nate?
Sono tutte collaborazioni che sono abbiamo fatto al volo perchè, per esempio, Davide Beatino, che è il bassista di Bersani, ha avuto modo di sentire le cose di Videomind perchè io ero in studio a registrare con Bersani ed avevo dietro la mia scheda audio… per cui io gli mandavo le tracce, lui faceva 3 o 4 take col basso e poi io mi andavo ad editare tutto. Con Roy Paci uguale, mi ha chiamato per registrare cose sul suo disco, gli ho fatto sentire un po’ di cose di Videomind e si è preso benissimo, così ha registrato qualcosa ed io sono andato ad editare. Poggipollini (Federico, chitarrista di Ligabue) è un amico, da un po’ di tempo gli ho fatto sentire cose… cioè alla fine tutti si sono presi bene e l’hanno fatto. Uguale Manna (Alessio, bassista dei Casino Royale), con Patrick (tastiere, Casino Royale) avevamo già lavorato assieme… e così via. Tutto però è stato poi super post prodotto, editato, arrangiato, perchè comunque queste erano take freestyle di musicisti, tagliate e trattate a mo’ di campionamento.
Nel senso che comunque il nostro gusto, il suo gusto, perchè poi comunque il produttore è Tay e noi gli abbiamo dato una mano, è stato appunto nello scegliere le parti che ci piacevano. Noi ci abbiamo messo del nostro andando a scegliere quello che più rientrava nelle nostre corde.
Ci è capitato anche di registrare musicisti che poi non abbiamo tenuto. Poi vabbè c’è anche Daniele Franzese che è quello meno famoso ma che sta in tutto l’album! (risate) Che infatti il lavoro più sporco era quello di intonare le varie voci.
Ci ha dato una mano su tutto il concetto, come se fosse il quarto del team. I l ringraziamento principale va a lui
Quali sono le vostre aspettative per questo disco?
(Lungo silenzio.)
Noi speriamo di fare sempre di più io, e parlo personalmente, trovo che le cose stiano andando già meglio di quello che mi potessi aspettare, nel senso che c’è stato un discorso che a me ha colpito molto, ovvero il fatto che anche coloro che fanno il cosiddetto underground hip hop ci hanno riempito di complimenti. Anche i più hardcore che puoi conoscere a Napoli sono stati i primi a dirci “uagliò voi avete spaccate proprio il culo perchè avete fatto prima di tutto una cosa originale e mai sentita.”
I complimenti belli, fra l’altro, ci sono arrivati dagli addetti ai lavori per come suona la roba perchè penso che abbiamo centrato il nostro obiettivo di avere un sound totalmente originale.
Senza scendere a compromessi, perchè noi abbiamo scritto quello che abbiamo sempre pensato, non è che abbiamo detto “dobbiamo scrivere la cose per la sedicenne cuore amore
Questo discorso del linguaggio magari lo affrontiamo dopo. Il fatto della musica… prendere questa direzione è stato un po’ un azzardo perchè magari il nostro pubblico precedente era abituato ad altre robe. E tu sai che i cambiamenti possono tanto essere apprezzati quanto essere criticati. E invece fortunatamente tutti gli addetti ai lavori si stanno complimentando per la formula che abbiamo trovato. Perchè, ripeto, è un sound che svicola da qualsiasi altra cosa fatta prima, sopratutto in Italia, quindi siamo contenti.
Si però l’idea in pratica, sostanzialmente, che abbiamo voluto dare al nostro disco, anche nei pezzi più lenti, è fondamentalmente quella del “party”, nel senso che noi, in prima persona, amando l’hip hop in una maniera sconsiderata, ci siamo vissuti situazioni da coglioni trifolati… in padella proprio capisci? Quindi noi siamo i primi che vogliamo andare alla serate divertirci, bere, vedere la gente che si diverte, che salta, che fa bordello, che poga, hai capito? Le cose da “mosciaria”… non ce la facciamo più. In generale è questo che vogliamo dare noi dal vivo: portare un concerto che sia, come concept, “alla Beastie Boys”.
Con la gente che dopo il primo pezzo continua a divertirsi. Perchè va bene parlare dei problemi, che sicuramente ci sono, se tutti i gruppi hip hop italiani dovessero solo parlare di queste cose, sarebbe come se i registi italiani girassero solo film drammatici e tu non ti fai mai una risata.
Io focalizzerei il discorso sulla questione del linguaggio. Cioè, noi abbiamo cercato di usare un linguaggio universale, che possa arrivare a chiunque. Che possa essere apprezzato sia da mia mamma, sia da mio nipote che ha tre anni. Non perchè sia semplicistico, ma perchè pensiamo che comunque la forza del rap, la forza dell’hip hop, quello che lo ha fatto esplodere agli inizi degli anni ’80, fosse il fatto di riuscire ad arrivare a chiunque. Oggi purtroppo, soprattutto tra determinati rapper, il rap si è riempito di sovrastrutture, di cose inutili, di ego trip, di discorsi fini a sé stessi, di autopompaggio, che poi va a finire che questa gente non parla più con nessuno! (risate) Sono cose che fanno parte dell’hip hop quelle dell’autoesaltazione, dello sfoggio, è sicuramente una cosa tipica del rap. Però è tipica del rap della seconda ora, all’inizio penso che quello che ha fatto esplodere veramente l’hip hop, e a cui noi vogliamo ritornare, è un linguaggio immediato, alla portata di chiunque, con concetti anche profondi ma che possano essere capiti da chiunque.
Anche perchè facendo ascoltare, come dicava Francesco (Paura), una cosa così accessibile a tutti in molti ti possono apprezzare… facendo un pezzo di rap tutto di metrica bam-bam-bam! ti può apprezzare giusto il rapper, cioè il 2,5% della gente che puoi trovare in Italia, se non pure di meno. Una persona come mio zio può dire “si ok, come sei veloce a fare queste metriche ma fondamentalmente il contenuto dove sta?” Allora abbiamo preferito fare altre cose tanto è vero che mia sorella, che ha 16 anni, ci ha lodati. Magari se gli facevo sentire un pezzo hardcore, questo può essere apprezzato nella jam che si fa a Roma, a Napoli, ma esclusivamente lì e basta. I nvece è bello che ti fanno i complimenti tante persone, di tanti settori diversi, quindi il discotecaro, il rocckettaro, il rapper.
Che poi, fondamentalmente, la vera evoluzione, sta proprio nel non ghettizare una cosa, perchè nel momento in cui la ghettizzi, la cosa non si evolve più. Per evolversi deve avere un “non genere”. E comunque io questa cosa l’ho sempre sostenuta, anche nell’hip hop è assurdo pensare al classico, non significa niente, non vuol dire niente. Perchè se il classico nel rap è dj Premiere, allora io dico che Premiere ha una produzione originalissima, ma chi si rifà a lui è solo un clone di dj Premiere. No so se mi sono spiegato. Magari i Run DMC, che sono i più old di tutti e che rappavano con gli Aerosmith a 112 bpm capito? Che poi anche il discorso coi bpm vuol dire il giusto, perchè puoi fare un pezzo a 80 bpm che spacca il culo ed uno a 140 con cassa dritta che non ha funk neanche se lo paghi.
Avrei voluto chiedervi cosa ne pensate del rap nel 2010 ma bene o male avete già risposto a questa cosa…voi vi definite un gruppo rap?
Si.
Noi usiamo il rap però non riesco ad identificare il nostro prodotto dandogli un’etichetta. L’unica etichetta che si avvicina davvero al prodotto nostro è “funk”. Il disco nostro è un disco che appunto parte dalla matrice comune che è quella del funk.
Io personalmente ho avuto la fortuna di ascoltare dai primi De La Soul ai vari Run DMC: io sono il dj, non rappo, ma non mi vergogno assolutamente di avere un gruppo rap come il nostro. Noi comunque siamo un un gruppo rap con produzioni che possono variare parecchio…
E’ come se domandi ai Beastie Boys se fanno rap o meno, capito? E’ normale che loro fano rap, e anche noi non siamo un gruppo soul.
(risate)
Forse però la semplice definizione rap, ad un progetto come il nostro, sta stretta. Non siamo solo rap.
Ma per il concetto di rap che hanno tutti… se penso al concetto di rap che ho io mi sta pure bene se ci chiamano rap…se penso al rap penso a M F Doom che rappa sui Gorillaz…
Però se tu prendi a paragone tanti rapper che ci stanno in Italia in classifica allora ti dico di no. Non per essere snob, ma proprio perchè non ci somigliamo per un cazzo.
E’ un po’ come Guru quando è andato a fare il progetto Jazzmatazz, nel senso che parte da un background hip hop, fa musica hip hop, fa rap, però poi va ad incontrare altri sound, altre contaminazioni così come nel disco nostro. Nel nostro disco ci sono altri generi, come l’elettronica, che noi abbiamo interpretato con la nostra sensibilità.
Però mi piacerebbe dire… lo sai cosa mi piacerebbe dire? Voglio peccare di presunzione e dire “io sto in un gruppo pop”per poi trovare un rapper che viene a fare freestyle. Così dopo che si è preso le mazzate potrei dirgli: “Tu sei un rapper che prende le botte da un cantante pop?” Così è ancora più umiliante… sto scherzando ovviamente, però alla fine è così. E’ come se prendo un mega dj che screccia e tutto, poi si prende le botte da Tay e anche lì, hai un dj hip hop che si è preso le mazzate da un dj che “non è hip hop”… hai capito com è?
Io sono nato ascoltando i dj italiani, i miei preferiti erano quelli come Zappalà o Prezioso, gente che metteva l’hip hop nella techno, ecco perchè per me è relativo il genere che fai: dipende come lo fai, se è bello o brutto.
Sì, ricordo che mi parlavi di Prezioso nell’intervista che ti feci un annetto fa…
E infatti è così.
Rispetto ai vostri lavori solisti, com è cambiato il metodo di lavoro in studio col progetto Videomind?
Secondo me è cambiato proprio nella ricerca della perfezione…
Sì però parliamoci chiaro, alla fine ci siamo beccati, abbiamo cominciato a buttare giù delle basi, tante cose son state scartate, forse adesso io sono in grado di darvi un beat e voi sapete se vi piace o meno e come lavorarci sopra… quindi c’è stata un’evoluzione anche nel fare questo disco qui…
Abbiamo cercato un obiettivo, per raggiungere la formula che è quella che abbiamo attualmente, comunque ci abbiamo messo tanto, quindi diciamo che il primo periodo, il periodo di start up del progetto, è stato un periodo di ricerca. Questo è stato fatto per migliorare in tanti aspetti, nel senso che in studio oggi siamo più veloci, abbiamo una tecnica molto superiore rispetto alle cose che facevamo fino a due anni fa.
Oltre allo studio, sul testo, quindi parlo di me e Paura, c’è una certa affinità nello scrivere le cose assieme, invece che farci 4 e 4 (si riferisce alle battute a testa per ogni mc) facciamo 3 e 3 ed 1 e 1, parlando di quarti eh? Lo so che è brutto parlare di musica così, manco sono pratico io, però c’è stata questa evoluzione anche per quanto riguarda la stesura del testo, ecco.
Quindi non siete entrati in studio con già un suono in mente.
siamo contenti perchè ci siamo avvicinati il più possibile a quell’idea.
Cioè c’abbiamo messo proprio tanto tempo per arrivare a concepirla quell’idea…
italiano! (risate) Tu ridi ma è vero!
Era la conditio sine qua non.
E lo fa benissimo, tra l’altro, il rap in italiano!
Meglio di te Tay!
Oltre ai video per “Music Therapy” e “E’ normale” ne usciranno degli altri?
Hai visto come ci chiamiamo?
Allora, abbiamo avuto l’onore di girare un video all’Eden Landia, che è praticamente il parco giochi più famoso di Napoli. Chiusi all’interno del parco giochi con il tecnico che ci metteva in moto tutte le giostre e…vabbè… ne vedrete delle belle a novembre…
Sarà il video di “Peter Pan” (traccia dell’album “Afterparty”)?
Si. E poi ci sarà il video de “L’immenso” (altra traccia del disco) che sarà registrato tra pochi giorni a Cinecittà, sul set che usarono per realizzare “Gangs of New York”
Quindi quattro video estratti dal disco!?!?
E non è finita! Anche quello di Globetrotter (traccia non inclusa nel disco: è un singolo di Blatta e Inesha col feat dei Videomind) vogliamo fare.
In verità vorremmo tirarne fuori una decina, “Peter Pan” già l’abbiamo girato, a fine mese tiriamo fuori de “L’immenso” a Cinecittà, in più ad inizio novembre dovremmo girare quello di Globetrotter, comunque quanti più video possibili, spero che ci riusciamo.
Tay mi ricordo di quando parlammo degli scratch semplici ma funzionali come quello di Saturday dei De La Soul che si ritrova sul brano “Smile Enterprise….
Sembra facile, ma mi sono fatto un culo tanto per rifarlo uguale.
Per farti capire la mania di quest’uomo…
No, no, aspetta che glielo spiego io, scusa ma adesso ti attacco una pippa…
Vai con la pippa.
Grandmixer Dxt (l’uomo che screcciava su “Rockit” di Herbie Hancock) quando venne in Italia fece questa intervista dove affermava che diversi dj come Qbert e compagnia bella continuavano a chiedergli del suo scratch fatto su quel pezzo (col sample “fresh”). Erano infatti in grado di riprodurlo tecnicamente (lo scratch è molto semplice) ma il suono non usciva mai uguale a quello registrato sul disco. Dopo una lunga conversazione arrivarono a stabilire che la differenza stava nello slipmat (il panno che separa il vinile dal piatto per attutirne l’attrito)!! In pratica quello che usavano Qbert e gli altri era “troppo fico”, funzionava troppo, e quindi non poteva riprodurre il suono originale che invece era molto più rallentato e grezzo. Quindi per farla breve, ho rifatto la stessa cosa pure io, ho messo questo pannetto…
…perchè la differenza la fanno i dettagli!”
(risate)
Comunque ho messo questo pannetto un po’ vecchio ed inoltre ho questo disco che si chiama “Scratch Library”dove ci sono una cifra di frasi dalla a alla z e quella lì di “Saturday” non si capisce esattamente che lettera sia, quindi io sono andato a screcciarmele tutte per andare a trovare quella che aveva un suono più vicino possibile all’originale.
Perchè avete chiamato il disco Afetrparty?
Te lo spiego io. Perchè il nome è di Tay, ma la motivazione l’ho inventata io! (risate copiose!) Più che altro, io ho inventato la risposta da dare a chi ci avrebbe chiesto perchè il disco si intitola Afterparty
Perfetto. Sono io.
In realtà ci piaceva come concept: il disco nostro è un disco party. E l’after alle volte è più figo del party stesso.
Esclusivo no?
Ogni concerto nostro è l’Afterparty di quello precedente.
Clemente ma Iena White (l’alter ego del rapper napoletano) che fine ha fatto? Sul disco l’ho visto poco, non è che si incazza?
C’è nel pezzo che si chiama “Youtube”.
In verità io lo snobbo parecchio, infatti anche sul disco ho preferito scrivere che c’era Clementino, che con Iena White mi prendeva un po’ male e quindi alla fine è stata più colpa mia che altro.
Iena White è l’alter ego che esce fuori in altre situazioni…
…tipo a Roma abbiamo fatto questo concerto dove lui è stato Iena White per tutto lo show.
A Firenze ci ricordiamo ancora della battle tra Clementino e Iena White…
…il ragazzo sta migliorando!
Ok, un’ultima cosa: vogliamo riassumere il concetto di Videomind in poche righe?
(Altro lungo silenzio.)
In realtà non bastano poche righe. Il concept è che fondamentalmente tutti e tre veniamo dagli anni ’80, siamo parte della video generation, quella cresciuta coi videoclip, con la testa nel video. Però noi non siamo quelli che già sono figli della multimedialità, noi ci siamo arrivati. Noi da piccoli eravamo figli di un’epoca analogica, quindi questo nostro passaggio fa sì che noi ci mostriamo come dei robot con la testa a televisore. Che è anche una nostra contestualizzazione attuale.
E’ anche un aspetto del popolo che al momento è abbastanza fottuto dalla televisione. “Televisione rules the nation” come ricordano appunto i Daft Punk…
E come ricorda il calendario Maya, e tante altre cose, se dovessi abbbreviare veramente Videomind in una sola frase ti dico “21-12-2012”, la fine del mondo. (risate) Con questa perla di umiltà me ne vado….
Ok, spero di vedervi prima del 2012 allora.
Beh magari puoi venire a trovarci quando suoniamo a Bologna.
Beh, magari, possiamo fare un’altra data a Firenze, no?
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