Sacco o Vanzetti
Torniamo a parlare della scena nostrana con una bella uscita per l’attivissima Relief Records (potete trovare online anche i post su Photographie di Tayone e sul recentissimo Metropolis Stepson di Night Skinny). E’ uscito lo scorso ottobre, ma colpevolmente lo recensiamo solo adesso, il primo disco solista di Kento, già visto in azione con Gli Inquilini (Roma) e con l’altro suo progetto Kalafro Sound Power (Reggio Calabria).
Il disco, intitolato “Sacco o Vanzetti” (no, non è un errore: è proprio “o” e non “e”), racconta una storia di 90 anni fa, eppure le tematiche risultano essere tristemente attuali. I diritti dei migranti, le ingiustizie sociali, il modo con cui affrontare queste stesse ingiustizie, la pena di morte, l’ndrangheta.
Faccio rap da quando ero alle medie. Solo più tardi ho cominciato a prenderlo sul serio, verso i 18 anni quando mi sono trasferito a Roma. Era un’altra scena rispetto a Reggio Calabria. Questo sarebbe il mio sesto disco (contando i 4 con Gli Inquilini e quello coi Kalafro Sound Power) ma mi piace dire che è il mio primo. Da solista ovviamente.
Cosa rappresentano per te i personaggi di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti? Il tema dell’immigrazione, quello dell’ingiustizia, quello del razzismo?
Ovviamente è molto forte il tema della giustizia negata e quelli della lotta al capitalismo e dell’abuso di potere a me sempre molto cari. L’ispirazione ovviamente mi viene dal bel film del 1971 di Giuliano Montaldo, con le splendide interpretazioni di Riccardo Cucciolla e Gian Maria Volontè che restituiscono così bene lo spessore dei personaggi.
Sacco e Vanzetti (Kento li impersona entrambi nel pezzo che da il titolo al disco) hanno due modi molto diversi di reagire alla giustizia. Cosa ne pensi?
Si è un modo sicuramente diverso. Ma nessuno è più giusto o più eroico dell’altro. Sentivo i personaggi molto vicini per via della mia militanza politica. Sacco era decisamente più concreto e non così astratto come a volte viene descritto mentre Vanzetti era più un oratore. Posso dirti che ho avuto anche l’opportunità di conoscere la nipote di Sacco e questo mi ha permesso di avvicinarmi molto ai veri valori che questi personaggi rappresentavano e rappresentano.
Mi pare di aver capito che ti sei avvicinato all’hip hop tramite il lato più politico del rap.
Sai quando ero piccolo non è che da queste parti ci fosse molta scelta. Io mi sono avvicinato all’hip hop tramite i gruppi degli anni ’80 come i Beastie Boys, i Run-DMC e, ovviamente, i Public Enemy. Poi questa cosa si è trasfusa nel rap italiano degli anni ’90 col fenomeno delle Posse.
A questo proposito, quindici anni dopo, cosa ne pensi della stagione delle Posse?
Alcuni personaggi le hanno poi in qualche modo rinnegate e questo probabilmente significa che non sono mai stati sinceri. Ma ci sono anche altre storie, come quella degli Assalti Frontali che stimo moltissimo. Sono stati fondamentali per me.
Tornando ad oggi invece, cosa pensi della scena italiana che ha ritrovato i suoi livelli di mainstream?
Se il rap va su Mtv o su major io sono contento. Non mi pongo questo problema. La mia non è una scelta mainstream, io rimango antagonista ed indipendente. Mi interessa la musica per la musica, non la musica per il marketing.
Immagino tu sia in tour in questo momento, impegnato nella promozione del disco.
Si, sono sempre in tour. Ho iniziato volutamente da Reggio Calabria e da lì finirò. Al momento la data più vicino a Firenze è quella di Bologna il prossimo 20 marzo.
Devo dirti che, per come va il mercato italiano in questo momento, il tuo è un disco decisamente coraggioso.
Ero nell’impossibilità di farlo altrimenti. Il disco praticamente si è scritto da solo, con naturalità. Avevo una tale urgenza di comunicare che questa non poteva essere limata per piacere di più a qualcuno. Pensa che alcune rime ormai hanno più di due anni eppure sono sempre attuali. E’ preoccupante vedere che le cose non cambiano mai. Pensa a Rosarno, quello è stato un monito terribile, io credo negli immigrati, nella loro propulsione dinamica per la nostra società. Mi auguro che si possano integrare senza diventare i nuovi caporali.
Per concludere: cosa ci puoi raccontare della scena di Reggio Calabria? E di quella romana?
Oltre ai miei Kalafro Sound Power, mi piace parlare della RC Massive, una banda di ragazzi giovanissimi che stiamo cercando di indirizzare sulla strada giusta. Assieme a loro, recentemente, abbiamo collaborato col movimento “No Ponte”. Per quanto riguarda Roma, la scena è grande, non ci sono solo i romani ma anche gli immigrati, come me. Questo rende stimolante il confronto e non posso dirne che bene.
Grazie per il tuo tempo.
Grazie a voi.
Il disco di Kento “Sacco o Vanzetti” è veramente un chicca, in grado di far riscattare l’amore nei confronti dell’hip hop italiano in quelle persone che, come me, negli ultimi anni lo avevano perso. Un raro esempio di mc in grado di coniugare metrica e messaggio.
[audio:https://goldworld.it/wp-content/uploads/2010/02/stalingrado.mp3|artists=Kento|titles=Stalingrado]Se siete interessati a Kento potete fare ulteriori ricerche qui:
www.ilrapdikento.com – sito ufficiale
www.myspace.com/kentofromcalabria – myspace
www.reliefrecords.eu – sito dell’etichetta
Infine, cercando su youtube, potete trovare i due video realizzati fin’ora per la promozione del disco. Quello della title track e l’ultimo, in ordine di tempo, di “Stalingrado” che vede la partecipazione di Francesco Montanari alias il mitico “Libbano” del telefilm “Romanzo Criminale”.
In puro stile Local Heroes anche il buon Kento ci ha indicato la sua top 5. Ovviamente, in nessun ordine di preferenza..
1. Immortal Technique – Revolutionary vol 2
2. Genius/GZA – Liquid Swords
3. Public Enemy – It takes a nation of millions to hold us back
4. Bob Marley – Exodus
5. Assalti Frontali – Terra di nessuno
ps. Vi è piaciuto Kento? Volete vederlo dal vivo a Firenze?? Fatecelo sapere!!!