Shock. Excite. Amaze.
La carriera di questo artista si muove lungo queste linee guida.
The Bug infatti è solo l’ultimo nome di Kevin Martin, l’ultimo di una lunga lista: prima di questo, che nacque da un’idea comune col collega di scuderia Dj Vadim (la scuderia, in questo caso, è la Ninja Tune, etichetta imprescindibile del sound inglese che ha recentemente festeggiato i 20 anni di attività) ci sono stati anche God, Ice, Techno Animal o Curse of the golden vampire (quest’ultimo progetto in collaborazione con Alec Empire), solo per citarne alcuni. Perchè The Bug, o meglio Kevin Martin è un sopravvissuto, della vita e della musica: a distanza di due anni dall’uscita di London Zoo, e a meno di una settimana dalla sua data fiorentina, il mutaforme gallese ci presenta la sua, peculiare, visione della vita e del music biz…
Ciao Kevin cosa stai combinando in questi giorni? Stai registrando cose nuove?
Sono sempre a lavorare. Adesso sto lavorando al nuovo singolo sotto il nome The Bug che si chiamerà ” Infected EP” . Sarà un doppio singolo con tante versioni e remix pensate per ospiti diversi: il disco uscirà in occasione della celebrazione del ventesimo anniversario di attività della Ninja Tune. Tra i tanti ci saranno anche Roots M anuva, Daddy Freddy e Gonja Sufi. Il riddim che userò sarà quello di Skeng Skeng… era una cosa che avevo pensato per i Beastie Boys, poi però… sarà una sorpresa.
Mentre per il disco nuovo di The Bug quanto dovremo aspettare ancora?
Non saprei dire, non c’è ancora una data, sarà sicuramente nel 2011. Poi, sempre in questi giorni, sto lavorando su un altro mio progetto, dub e reggae, il King M idas Sound che mi sta dando grosse soddisfazioni. Poi sai, io ne faccio continuamente una nuova!
Tu hai lavorato sotto molti nomi diversi…quale credi che sia quello che ti rappresenta di più? Quale credi che sia il più vicino a Kevin Marty?
Tutti. Tutti sono Kevin Marty e nessuno lo è in senso assoluto. Sono tutti nomi che mi rappresentano, sono diverse facce della mia personalità, perché io sono una persona complessa, la musica è una cosa complessa, non si può semplificare tutto, etichettare tutto come fanno i giornalisti, o il business o le case discografiche per venderti meglio. Non è così, e non è così con me. Non voglio diventare un personaggio, una caricatura, qualcuno che risponda ad una descrizione: vaffanculo, mi odierei se facessi una cosa del genere! Nella mia vita invece ho sempre cercato di fare diversamente, unendo e collaborando con persone e stili differenti, cosa che non è difficile da ritrovare nella mia musica.
Credo che il concetto si applichi molto bene a ” London Zoo” non trovi?
Dici? Sì, probabile, ma è una cosa che ho spesso cercato di fare, non volevo ritrovarmi in un genere standard come l’hip hop o il reggae. Ho sempre voluto mischiare le carte. Facciamo hip hop? No facciamo industrial hip hop! Facciamo reggae? No, sporchiamolo, facciamo dubstep, mettiamoci degli mc, cambiamo gli schemi.
Quando il tuo disco è uscito, nel 2008, credi che rappresentasse il suono di Londra?
Beh sai, mi sentirei un po’ presuntuoso a dire che il mio disco rappresentava il suono di Londra. Diciamo che quello era il mio punto di vista, la mia visione delle cose.
Certo, ovviamente. Quindi come si è evoluto il sound di Londra in questi due anni? Il tuo prossimo disco lo rappresenterà nuovamente?
Sempre secondo il mio punto di vista… può essere. E’ difficile raccontare in un solo disco una città come questa. E’ una città meravigliosa, ma anche terribile, può essere l’inferno o il paradiso. Dipende da quello che cerchi.
Visto che abbiamo parlato dei tuoi alter ego, e di come tutti questi ti rappresentino in modo diverso, vorrei sapere da te come ti sei avvicinato alla musica e quali sono state le tue prime influenze.
ra due musicisti, il primo suonava nella banda dell’esercito, il secondo era un jazzista. Mia madre invece era un’appassionata ma aveva gusti terribili, tutto il giorno mi faceva sentire i Genesis e tutto quel prog rock di merda anni ’70. E pensa che aveva messo speaker in tutte le stanze della casa quindi era impossibile non sentire i suoi dischi! Musicalmente ho avuto una folgorazione negli anni ’80 per tutti quei gruppi che stavano cercando la loro voce, il loro modo di esprimersi, e ti parlo di cose come i Joy Division o i Public Image Limited. Ho sempre cercato di fare musica molto personale, che potesse rispecchiarmi, come ti ho già detto, ed anche per questo ho sempre cercato di cambiare nome, per non farmi etichettare, per non farmi ingabbiare.
Direi che questo definisce molto il tuo stile di vita… tra l’altro anche il cambiar sempre nome non è che sia una scelta molto felice dal punto di vista commerciale…
Commercialmente è un suicidio!
E non hai mai avuto paura di fallire? Magari di aver sbagliato progetto, o aver sbagliato etichetta…
Paura? I o ho sempre vissuto nella paura! Anche perchè, parliamoci chiaramente, io faccio musica da freak! Per me la musica è stata una terapia, uno sfogo, quindi sì, ho sempre avuto paura di sbagliare, di commettere errori, ma il contrario, l’omologarmi, il farmi “inquadrare” sarebbe stato peggio! Mi sarei fatto schifo, sarei morto dentro. Però questo è quello che mi porta avanti, non esiste il fallimento, esiste il cambiamento, io ricomincio sempre, per me è sempre una scommessa. E non faccio cose che piacciono sempre… l’altro giorno stavo suonando col sound system (King Midas) ed una ragazza è venuta a dirmi: “King Midas è grandioso e anche Techno Animal erano fichi, ma The Bug fa proprio schifo!” E io che dovrei farci? Non cerco compromessi, non devo piacerti, prima di tutto, quello che faccio, deve far star bene me. La musica deve saper far questo: scioccare, eccitare, meravigliare (shock,excite,amaze.) Come fai a fare queste cose se continui a ripeterti? Se non fosse stato per la musica, non so cosa sarebbe successo.
Quindi ti consideri un sopravvissuto?
Sicuro. Ripeto: la musica è stata la mia terapia, la mia valvola di sfogo, in grado di incanalare in modo positivo tutta la rabbia e la frustrazione che avevo dentro.
Un’altra cosa: quando lavori sotto un nuovo nome, o verso una differente direzione musicali, ti aspetti che i tuoi vecchi fan ti seguano o ti rivolgi verso nuovi ascoltatori?
Non mi aspetto proprio nulla. Esprimo i lati diversi del mio carattere, a qualcuno piacerà, a qualcuno no. Me ne frego e vado avanti, come ho sempre fatto. Questa è la cosa che mi ha tenuto in vita, non potrei cambiare adesso.
Ok, grazie per la disponibilità, è stata una bella chiacchierata.
Grazie, anche per me.
Per maggiori informazioni: www.myspace.com/thebuguk