Si raccontano leggende di un luogo lontano lontano, ma nemmeno così tanto, regno di un’improbabile creatura verde; un posto magico dall’in solito potere di rigenerare ed aprire la mente di chiunque abbia il coraggio di raggiungerlo. Eh sì, perchè di corgaggio (e pazienza) ce ne vuole parecchio, tante sono le prove ed i trabocchetti (tracobbetti?) che si devono superare per raggiungerlo.
Così un bel giorno, armata di pazienza, coraggio e curiosità, la giovane Morgatta decise di andare alla ricerca del famigerato Nano Verde.
“Appena lo trovo lo strizzo”, fu il suo primo, innocente pensiero…”Ma secondo me non esiste quel nano malefico”…
Fu così che si incamminò e si rese conto che per raggiungere quel luogo sperduto bisognava fare tantissima strada, attraversando un sacco di ostacoli.
La temibile e fotografatissima Variante Aurelia, con i suoi flash assassini pronti a spararti ad un minimo accenno di velocità superiore alla media consentita; la sventata fanciulla, a bordo della yellowbananasupercar, ignara del pericolo, fu sparaflesciata un trilione di volte (attende tutt’ora il ritiro della patente).
Attraversò lo sterrato più sterrato dell’universo, con più buche di quante se ne trovano in via dei Cerretani a Firenze (vuol dire che ce ne erano davvero tante). Si trovò a fronteggiare il parcheggiatore mimetico, omino poco noto che si nasconde tra gli alberi ed è pronto a fare multe se per caso fai lo gnorri e non gli lasci un obolo per la sua disponibilità a farti parcheggiare nel suo territorio.
Lasciato il superveicolo, fu costretta a procedere a piedi attraverso il ponte sospeso sul temibile fiume acido (se ti ci cade un’infradito si smaterializza nel giro di 10 secondi) e poi la lunga camminata tra sabbie alte, animaletti striscianti che tagliano la strada ogni tre passi…per non parlare poi delle inquietanti specie di volatili pronte a planare allegramente sulla testa degli avventurieri.
Dopo ore di lungo cammino, ecco che apparve all’orizzonte la tana del famigerato nanetto: niente più di una baracca in legno, circondata da alberi e con una pineta di fronte…Le amache del nano, i cuscini del nano, i tavoli del nano… gli amici del nano???
Eh sì, di Nano Verde nemmeno l’ombra, ma di strani personaggi che popolano la capanna ce n’erano diversi. Tutti discretamente bassi (forse il nano si seleziona amici alla sua “altezza” per non incorrere in complessi di inferiorità), però dai musetti simpatici, sorridenti e gentili; omini e donnine intenti a lavorare preparando cibi colorati e bevande profumate.
Talmente tranquilli e rilassati nonostante il lavoro che immediatamente trasmettono la loro pace interiore (“chissà che sostanze utilizzano”, pensò Morgatta).
Passando oltre la pineta, si ritrovò su una lunga lunghissima spiaggia di sabbia bianca, con una distesa di mare davanti. Niente di straordinario, ma il solo chiudere gli occhi e respirare quell’aria contribuì ad aumentare il senso di pace e di relax. E’ una strana sensazione da spiegare, ma la leggenda racconta che, chiunque raggiunge la terra del Nano Verde, lascia che le proprie ansie ed i propri problemi vengano catturati dalle orecchie a punta del Nano stesso, lasciando le persone libere e leggere, come dopo una settimana di vacanza. Quella cosa Morgatta la sperimentò sulla sua pelle.
Il solo sdraiarsi su quella sabbia, immergersi nell’acqua, camminare lungo la spiaggia, incontrare altre facce sorridenti e godersi un sano sonnellino all’ora del tramonto, fu rigenerante. Anche il solo incontrare gli sguardi di chi, come lei, si era inoltrato in quell’avventura, rendeva un po’ complici un po’ amici.
C’erano uomini e donne, secchi e lunghi, bassi e spessi, bellissime signorine con corpi seminudi al sole e anche qualche simpatico bambino (che di solito i bambini al mare rompono sempre un po’ le p…palme!).
Morgatta, rientrando nella pineta di fronte alla capanna del Nano, potè assistere ad un rito anomalo: tutti i presenti erano seduti sorseggiando una strana bevanda (poi conosciuta come Tonico del Nano); intorno ad un gruppo di strani omini che producevano…musica!!!
Dopo poco tempo, tutti stavano ballando al ritmo di quei suoni, tutti sorridevano, tutti erano amici… tutti erano insolitamente felici ed in pace con il mondo! Sticazzi! Come una bambina curiosa, si fece trascinare dagli eventi: assaggiò quel liquido trasparente e si lanciò nelle danze, in uno stato di beatitudine e serenità.
Ebbene sì, c’era arrivata anche lei. Aveva superato le prove. Aveva sperimentato che leggenda era realtà.
E giura anche che, in un momento, durante le danze, ha visto il simpatico Nanetto spuntare da dietro ad un albero che le strizzava l’occhio e le lanciava un bacino…
Place of the Morgatta’s Summer 2008… Esiste davvero e ne vale la pena!