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11 Settembre 2001



11-09-01 “Il giorno più buio”:

L’undici settembre 2001 due Boeing 747, carichi di passeggeri, vengono dirottati da terroristi islamici, e fatti schiantare contro le torri gemelle del complesso del World Trade Center di New York nel sud dell’isola di Manhattan.

Un terzo aereo viene lanciato contro l’edificio del Pentagono e un quarto cade in Pennsylvania.

Per anni nei comic’s, ma anche nei romanzi e nei film’s, sono stati raccontati attacchi terroristi perpetrati contro gli USA da personaggi di provenienza più o meno esotica, spesso allo scopo di saldare vecchi conti o di vendicare affronti.

Tuttavia nessun avvenimento, immaginario o reale, è paragonabile a quanto è accaduto l’11–09, sia per l’enormità dell’atto terroristico, sia per la crudeltà; ma soprattutto per la freddezza e l’organizzazione con cui è stato portato a termine con un’azione studiata ed efficace, sfuggita a tutti i sistemi di sicurezza degli aeroporti e delle linee aeree civili nordamericane.

Nessuno poteva ipotizzare un attacco al cuore degli USA con aerei di linea carichi di passeggeri.

Se la realtà ha superato tutte le previsioni, altri elementi hanno trasformato l’11-09 in un evento storico, con tutte le caratteristiche di una grande tragedia: la sorpresa, la spettacolarità, l’imprevista caduta delle torri, e soprattutto la visione in tempo reale degli eventi.

Questi elementi hanno portato alla percezione del male fino a limiti difficilmente oltrepassabili.

Il fatto che questo sia stato il primo vero attacco contro il territorio continentale degli Stati Uniti d’America, dalla loro fondazione, ha dato inizio ad una campagna di patriottismo dalle incalcolabili ripercussioni, che si è concretizzata nell’affermazione che, da quel giorno, il mondo è cambiato e la storia è ricominciata.

Di fronte alla tragedia, coscienti dell’impatto che la loro presa di posizione avrebbe potuto avere sulla società americana, le case editrici di comic’s hanno reagito subito pubblicando ogni genere di albi speciali a scopo umanitario.

La Marvel è stata la prima a mobilitarsi.

L’editor-in-chief, Joe Quesada, è riuscito in pochissimi giorni a contattare alcuni tra i più grandi nomi dei comic’s, mettendo in stampa a tempo di record un magazine di 64 pagine intitolato “HEROES”; una collezione di magnifiche illustrazioni di artisti del calibro di: Bill Senkiewicz, Frank Miller, Alex Ross e le famiglie Romita e Kubert, imperniata non solo sugli eroi ma anche sulle vittime dell’11-09.

Un secondo progetto, intitolato “A moment of silence”, impreziosito da una prefazione dell’ex Sindaco di New York Rudolph Giuliani, raccoglie quattro storie scritte e disegnate da team’s creativi diversi.

Qui le storie si sviluppano intorno a persone reali scampate alla catastrofe (come il pompiere, e proprietario di un negozio di fumetti Jhon Dudas).

Anche la DC comic’s, eterna antagonista della casa delle idee, e tantissimi case editrici e autori indipendenti hanno messo in cantiere numerose iniziative.

Fra le più importanti troviamo: “9-11 vol, 1”, che pur uscendo sotto marchio DC, è il frutto dell’impegno congiunto di case editrici indipendenti come la Chaos comic s, Dark Hourse , Image e molte altre, e “9-11 vol.2”.

In questo volume troviamo storie e disegni di Kurt Busiek, in cui uomini e superuomini collaborano nel dolore collettivo.

Lunga, comunque ,sarebbe la lista dei progetti presi dalle case editrici, che, inutile dirlo, hanno devoluto tutto alle famiglie delle vittime.

Tornando alla MARVEL, l’albo più importante di tutti è l’“amazing Spider-man” n.36, albo che racchiude una chiara presa di posizione e una dichiarazione di principi.

Una lunghissima serie di avventure ha fatto sì che i supereroi Marvel fossero percepiti dai lettori come difensori dei deboli e combattenti per la libertà.

Eroi che vivono e convivono nel mondo che conosciamo.

Infatti, come già detto, i supereroi della casa delle idee, a differenza dei loro colleghi, sia DC che di altre case editrici, vivono in città americane reali, prima fra tutte New York, e non città immaginarie come la gotica Gotham City di Batman o la tecnologica Metropolis di Superman.

Uomo Ragno e soci, sono da sempre testimoni di ciò che accade nella grande mela, dalle rivolte studentesche, al dilagare della droga, ai problemi di integrazione raziale, al Viet-nam e via dicendo.

Da sempre la loro presenza, sulla carta stampata, è servita a dare un senso di tranquillità per quel che succedeva nel mondo reale.
Fedele alla sua tradizione, la Marvel ha voluto affrontare questa tragedia rendendola un elemento delle sue storie.

L’ Uomo Ragno, che meglio rappresenta il simbolo della città, è stato trasformato nel testimone del dolore, della frustrazione e della rabbia che l’11-09 ha prodotto negli americani.

Inizialmente, per quest’albo, lo sceneggiatore abituale della serie, Jim Straczinsky, declinò l’offerta di scrivere questa storia: “[…] è qualcosa di troppo grande – affermò – non può essere sminuita nei fumetti; la gente non li considera letteratura”.

Successivamente lo scrittore riflette sulla possibilità che la diffusione a livello popolare avrebbe potuto offrire “[… ]una porta mi si aprì nella testa ed iniziai a scrivere”, e immaginò la storia come un poema in prosa, una riflessione emotiva sul dolore causato dalla distruzione del World Trade Center,

Questo albo inizia con l’arrivo dell’Uomo Ragno a “ ground 0”, seguendo le sirene dei mezzi di soccorso, quando ancora una fittissima nube avvolge i resti delle torri gemelle.

Si è appena consumata la catastrofe e restano solo rovine fumanti, morti e feriti in uno spettacolo apocalittico.

Qui l’autore vuole incarnare nell’Uomo Ragno quella sensazione di incredulità, che tutti hanno avuto, assistendo a quelle terribili scene, come se si fosse “attraversato lo specchio “ ed entrati in un mondo dove tutte le regole sono state stravolte .

Questo comic book, dagli scarni dialoghi, possiede un valore corale che riflette il dolore della gente comune (“ordinary men, ordinary women” scrive Straczynski per mettere in luce il fattore umano).

Assistiamo alla realtà, al dramma di veri eroi in carne ed ossa quali pompieri, infermieri, poliziotti ed anche gente comune disposti a tutto pur di salvare una vita in più.

Assistiamo al dramma di un paese dilaniato, scosso nel profondo del suo essere.
Sulla rappresentazione di questa realtà, gli eroi Marvel appaiono in sovrimpressione, come delle fantasie, degl’ideali.

Sono al fianco dei soccorritori più come un incoraggiamento all’eroismo che come persone vere.

Sono come ombre che, con pudore s’insinuano fra le macerie, osservano e piangono.
Con immagini opache e contenute, e una sobria impaginazione della tavola, Romita jr. (disegnatore della serie) fonde il testo con le sue illustrazioni in un opera che ha tutte le caratteristiche della testimonianza di un documento storico, e lo stesso valore di un reportage, letterario o fotografico.

Il dolore, la frustrazione e la rabbia che potrebbero trasformarsi in odio, vengono mitigati dagli autori, che rifiutano con forza i fondamentalismi di tutto il mondo, ed avvertono: “[…]i più colpiti sono i meno colpevoli”.

Poi contrappongono la giustizia e la sapienza e, come avvertimento che in tutte le guerre ci sono vittime innocenti, segnalano chiaramente a coloro che cercano vendetta: “non facciamo come loro, o la guerra è perduta prima di cominciare”.

Amazing Spider-man n. 36 si conclude con vignette che raffigurano moltitudini silenziose, unite simbolicamente dalla bandiera americana, con la riflessione finale degli autori Marvel (o dell’Uomo Ragno, a secondo di come vogliamo leggere l’albo): “E in giorni come questo che nascono i nuovi eroi del XXI sec. ….”.

Con questa opera Straczynski e Romita jr. dimostrano che il fumetto è un mezzo di comunicazione capace di raggiungere momenti di alto livello artistico.

Questo è il modo in cui è stato interpretato dai mass media americani; e decine di quotidiani, riviste, programmi televisivi e radiofonici, hanno parlato di questo albo, avvertendo l’impatto che la storia ha avuto nella società americana.

Il post 11-09:

Naturalmente un evento di queste proporzioni ha lasciato lunghi strascichi, in tutti i campi.

Nel mondo dei comic’s si possono notare numerosi cambiamenti, non tanto dal punto di vista della grafica o della impaginazione, quanto per quel che riguarda il testo.

Purtroppo tanti buoni propositi, dimostrati immediatamente dopo la tragedia, si sono persi per strada.

Molti autori hanno iniziato a fare una campagna patriottistica inserendo costantemente, riferimenti al terrorismo, all’interno dei comic’s.
Vengono rispolverati vecchi attriti con gli ex avversari di sempre, come russi e nordcoreani.

Anche l’aggressività è maggiore; l’impatto che il super eroe ha contro l’avversario non è più mitigato, ma deciso e risolutivo.

Prima dell’11–09 era difficile vedere un eroe affrontare dei nemici con tanta freddezza, come se questo servisse a rimediare quella imbarazzata impotenza dimostrata quel giorno maledetto (in AMAZING SPIDER-MAN n. 36).

Oltre ad una accentuata aggressività, possiamo notare come gli autori attingano dal reale, per tenere sempre viva l’attenzione su l’evento che ha cambiato la vita a tutti gli americani (e non solo); così la famigerata prigione di massima sicurezza di Guantanamo diventa il ”Campo fattore X“ per terroristi mutanti oppure, la massiccia presenza, negli albi, dell’esercito e addirittura dell’Onu, come se si volesse sottolineare che oltre alla protezione illusoria che dà il super eroe, esiste una vera e concreta forza di difesa della nazione.

L’impressione che ho avuto leggendo molti fumetti “post”11 settembre è che si sia spezzata quella magia di fondo; autori e lettori sanno che nei cieli non sfrecciano divinità asgardiane o uomini in brillanti armature, sanno che la realtà purtroppo è un’altra e che comunque ci vorrà del tempo per rimarginare le ferite.

Per quel che mi riguarda, da cultore del genere, non posso far altro che essere attento testimone di questa avventura che da quasi un secolo appassiona generazioni intere.

Illustrazioni di Alex Ross