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Cinema VR

Il disastro che è “The Limit”, il film di Robert Rodriguez in VR



Che Robert Rodriguez sia un visionario è innegabile e non mi sorprende che si sia cimentato nella realizzazione di un prodotto in realtà virtuale; ma un’altra certezza della filmografia del nostro Robert è che è anche molto altalenante e questo “The Limit” rientra sicuramente tra le cose meno riuscite.

Partiamo dal presupposto che è comunque una figata che lui si sia messo a sperimentare; perché abbiamo la possibilità di vedere due star come Michelle Rodriguez e Norman Reedus confrontarsi con questa nuova tecnologia. Ed è bello vedere che ad Hollywood ci sia ancora qualcuno che abbia voglia di essere un pioniere dell’audiovisivo.

Infatti una delle cose più evidenti di questa esperienza è che ci sono stati spesi diversi soldi, non manca l’azione e non mancano le esplosioni. Sembra proprio lo stesso Robert Rodriguez del bellissimo Black Mamba, lo spot della Nike con Kobe Bryant.

Robert Rodriguez“The Limit” | Il trailer

Andando nello specifico, “The Limit” è un film VR che in venti minuti vorrebbe rendere lo spettatore protagonista di una storia ricca di azione, sparatorie ed insegnamenti, al fine di ritrovare la propria identità, grazie all’aiuto di una killer professionista interpretata da Michelle Rodriguez.

Peccato però che l’esperienza da venti minuti è impossibile da fruire senza vomitare. Quando mi trovo a parlare del problema del motion-sickness nel VR utilizzo sempre questo contenuto come esempio per spiegare cos’è e quanto fastidioso sia.

Robert Rodriguez“The Limit” | Behind the scene

Il motion sickness è quella sensazione di stordimento, disorientamento o nausea che può colpire un soggetto durante la visione di un contenuto VR attraverso un visore. È la dissonanza tra la percezione di movimento tra vari organi del nostro corpo, i quali mandano segnali contrastanti al nostro cervello che di conseguenza va in confusione.

Ecco, in “The Limit” ci sono troppi segnali contrastati e, per poter arrivare alla fine del racconto, ho dovuto interromperlo ogni dieci secondi; e nonostante tutto sono rimasto con il mal di testa per oltre un’ora. Se proprio volete conoscere la storia, andando contro ciò che dico ogni volta che si parla di VR, vi consiglio di vedere l’esperienza su YouTube.

Robert Rodriguez“The Limit” | L’esperienza completa

Cercando di essere il più obiettivo e costruttivo possibile, il problema principale di questa esperienza in VR è proprio nella comprensione del linguaggio da parte di Rodriguez. Praticamente ha girato un film in soggettiva, ma utilizzando una tecnica di ripresa per farlo fruire in VR: il risultato è tragico!

La cosa peggiore, se si visualizza, come dovremmo, con il visore, è proprio la scelta registica che non sfrutta mai il potenziale del VR; come, per esempio, la fuga in macchina in cui si alternano riprese rivolte a Michelle Rodriguez con riprese della strada. Tutte con movimenti di macchina a schiaffo, creando ancor di più un effetto straniante nello spettatore che non si sente mai nella posizione di poter scegliere cosa guardare ma si sente costretto a seguire la scelta del regista, cosa che appunto va in contrasto con il linguaggio del VR.

Insomma, per concludere è un disastro perché non tiene minimamente conto della fruizione dello spettatore, tema che a mio avviso è il punto cruciale dei video immersivi.