Noyz Narcos, confessioni del Monster del rap.
di Davide Deiv Agazzi30 Maggio 2013
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noyz narcosQuando si parla di Noyz Narcos si tende spesso a dimenticare due cose:
1)che come rapper spacca e
2)che è forse l’unico caso italiano di artista della doppia h arrivato al “successo” (per quanto possa significare oggi questa parola) senza snaturare sè stesso.
Non esattamente dettagli, quindi.
Inutile dire quanto “Monster”, il suo quarto album, fosse atteso da critica, pubblico e hater vari. Soprattutto dopo lo straordinario successo di “Guilty”, lavoro che gli ha permesso di fare il giro dello stivale in lungo ed in largo per numerose volte.
Riuscirà a ripeterne il successo? Noyz è finito? Queste le cose che sentivo più spesso. Molte volte in forma di affermazione.
No, Noyz non è finito e Monster è lì a dimostrarlo. Pur essendo snobbato da Mtv e dalla quasi totalità delle radio, il disco è comparso immediatamente nelle posizioni più alte di Itunes, facendo a gomitate con i vari prodotti dei talent show.
Mica male.
L’uscita di Monster coincide, inoltre, col decennale del progetto Truceklan: è tempo di bilanci.
Dopo una marcatura a uomo degna del peggior difensore di terza categoria, sono riuscito ad ottenere un’intervista telefonica con Noyz. Quel che segue è il risultato della nostra chiacchierata.
Buona lettura.
Ciao Noyz, il disco ormai è fuori da un paio di mesi. Che feedback hai avuto?
Devo dire che i feedback sono stati, nell’insieme, positivi. C’è stato anche un circuito un po’ nuovo dove è girato il disco, questa uscita è stata più sotto gli occhi di tutti. Io ho sempre fatto musica di nicchia, per me era difficile arrivare in radio: questa volta ho fatto parecchie cose che non avevo fatto prima e devo dire che i concerti stanno andando benissimo, abbiamo affinato lo show con tutti i pezzi nuovi di “Monster” , abbiamo già fatto quasi dieci date, il cd ha avuto commenti positivi, le vendite stanno andando bene, su Itunes bene, per cui non mi posso lamentare.
Qual è il commento che hai ricevuto più spesso, sul disco, fino ad adesso?
E’ un commento che ho ricevuto spesso nella vita, in realtà: mi dicono “Noyz non sei più quello di una volta”. La gente non capisce che le persone crescono, come se io fossi Topolino, che rimane Topolino, sempre uguale. Uno cresce, si adegua: io ho continuato a fare la mia musica, per cui non so bene a cosa si riferiscano. Chiaramente uno non si deve perdere nel singolo commento, che magari l’ha scritto un ragazzino di 12 anni e non è neanche troppo attendibile. Comunque, per risponderti, il commento che ricevo maggiormente è questo.
Mi parlavi di nuovi circuiti dove è girata la tua musica. Ti riferivi solo alla radio o c’è altro?
Mi riferivo più che altro al fatto che il pubblico si è allargato, dato che il disco era più facilmente reperibile. Così, anche la mia musica si è trovata sottoposta a persone che, magari, qualche anno fa non l’avrebbero raggiunta.
Per chiudere il discorso, che tipo di rapporto hai – oggi – con radio e tv?
I video nuovi che ho fatto, alcuni, sono stati passati. Non da Mtv, ma da altre emittenti. Però in linea di massima se vado in tv o è in collegamento skipe, o è un’intervista, o si parla dell’uscita del disco. Non è sicuramente uno degli ambienti dove mi trovi in rotazione. Per quanto riguarda la radio, in Italia hanno una libertà molto limitata, quindi, le maggiori emittenti sono spesso soggette a molti problemi. Dato che nella nostra musica ci sono parolacce e concetti particolari spesso non può essere proprio passata, me ne rendo conto anch’io. Per forza di cose, essendo la radio o la televisione, dei canali fruibili da tutti, quindi pubblicamente ascoltabili da chiunque, qualche persona troppo giovane potrebbe recepire male quello che diciamo. Mi rendo conto che la musica nostra non è fatta per i ragazzini di dieci anni: nel momento in cui passa in radio in heavy rotation diventa sottoposta a quel tipo di età, e questa non è proprio la nostra tazza di tè, come dicono gli inglesi, per cui andiamo su altri circuiti: la televisione e la radio non sono sicuramente il nostro.
Tornando a quello che dicevamo prima, perché credi che in Italia, e non mi riferisco soltanto alla musica rap, sia così difficile comprendere il concetto di evoluzione?
Semplicemente perché è sempre stata indietro di almeno dieci anni rispetto all’America, rispetto all’Inghilterra, rispetto a tanti altri paesi. Quindi, quando a noi arriva la moda di, ad esempio, quel tipo di cappellino là, in America è già passato di moda. Il tutto si riflette nei film, nella musica, in tutto il resto. L’Italia ha una censura intesa come selezione di tutte le cose che possono essere sottoposte al pubblico italiano, per quanto riguarda i grandi media, quindi emittenti, radio e riviste. Viene sempre filtrato un po’ il materiale in base alla cultura ed in base ai tempi che corrono quindi, spesso, tante cose arrivano troppo tardi e se non hai l’amico che viaggia tanto o simili, col tutto che questi sono tempi moderni, tante cose arrivano comunque in ritardo in Italia. Anche per questo motivo credo che soffriamo di questa arretratezza mentale rispetto al resto del mondo.
Tornando invece al commento sul “non sei più quello di una volta”, il 2013 segna il traguardo di dieci anni di Truceklan. Che bilancio fai..
No, comunque, su quel commento, voglio dire, è una cosa normale e chi non lo comprende ha dei problemi a capirlo. Io posso dire, per la mia parte, quella che era la mia musica all’inizio è rimasta tale. Così come quello che era il mio approccio alla distribuzione, sono sempre indipendente ed autoprodotto. Le cifre che ho toccato io con concerti, playlist ed anche Itunes, per un artista underground sono grosse. Per cui, dal canto mio, per me è rimasta sempre la stessa storia: sono la stessa persona che ero prima, sono ovviamente cambiato perché sono passati dieci anni, ma la mia musica ed il mio approccio alla musica non sono cambiati tanto. Chi scrive queste cose non ha cognizione di causa, non ha nemmeno diritto ad una risposta sensata, perché comunque è una domanda stupida.
Quindi, che bilancio fai di questi primi dieci anni di Truceklan?
E che bilancio faccio? Niente è stato scontato. Diciamo positivo, dal mio punto di vista. Dal punto di vista del gruppo abbiamo avuto parecchi problemi legati a diverse.. componenti. Se comunque è rimasta una realtà forte è grazie a chi l’ha portata avanti in questi dieci anni. E comunque credo positivo dai, rispetto a come poteva andare.. soprattutto rispetto ad un paio di anni fa quando abbiamo avuto davvero parecchi problemi, niente era scontato, tutto era da confermare e da guadagnare. Ad oggi sono contento di come stanno andando le cose.
A proposito di conferme, il tuo disco precedente, “Guilty” è stato sicuramente uno dei dischi più importanti del rap italiano degli ultimi dieci anni.
Grazie.
Con che spirito ti sei avvicinato alla creazione del nuovo lavoro? Hai sentito la pressione di dover replicare il successo del disco precedente?
Se penso ai dischi americani, possiamo dire che il primo album è l’esplosione, il secondo è la conferma di quello che hai fatto. Il terzo deve essere un rinnovamento, il quarto è spesso un flop. Ti posso fare tanti esempi. Il quarto disco è una tappa difficile: forse, anche per questo motivo, mi sono preso anche un po’ più di tempo per riflettere sui testi, sulle produzioni e tutto quanto. L’ho preso con un approccio “coi piedi avanti” dato che avevo molto da perdere e tutto da riconfermare. Poi, io, sono uno di quelli a cui non gliene lasciano passare tante di cose.. non che faccia le cose per qualcuno, faccio sempre le cose prima per me e queste devono soddisfare prima me degli altri. Comunque sia, mi sono preso la mia responsabilità rendendomi conto di quanto la gente attendesse questo lavoro. Avevamo professato che il disco sarebbe stato una bomba.. spero nel tempo che questo sia avvenuto. Io quello che dovevo mettere ce l’ho messo.
Beh, il disco c’è. E’ molto buono. Quando è uscito, su Itunes, che effetto ti ha fatto vederlo ai primi posti?
Quella è stata una grande meraviglia perché non me l’aspettavo proprio. Pensavo di andar bene, come al solito, nei nostri circuiti, ma vedermi comparato ad artisti di Xfactor o ad artisti storici italiani mi ha fatto un effetto strano. Mi ha fatto rendere conto di quanto si sia allargata questa cosa rispetto ad un paio di anni fa. Mi ha fatto molto piacere. Anche gli instore che abbiamo fatto, che erano i primi della mia vita, sono andati bene, i proprietari dei negozi sono rimasti colpiti. Negozi sempre pieni, tante copie vendute, è andato tutto oltre le aspettative, quindi bene.
Senti, c’è qualcosa che la gente ancora non ha capito di Noyz Narcos?
C’è molto che la gente non ha capito di Noyz Narcos, non qualcosa! (ride) Ho sempre avuto un’ ottima risposta da parte di chi questa musica se la sente molto propria e spesso, sai, tante volte mi arrivavano messaggi che ormai qualcuno fa quasi cascare nel dimenticatoio. Persone che scrivono “grazie a te e alla tua musica, ho avuto dei momenti in cui sono stato meglio” è roba che, a farci mente locale, da un sacco di soddisfazione. Il fatto che la gente ti segua così appassionatamente, segua ogni parola che dici, se ne prenda carico quasi.. ho visto veramente delle cose fuori dal comune fatte dai fan. Sono contento, devo dire tante volte vanno oltre la privacy delle persone e quindi non si rendono conto che uno vuole fare musica ma non è che allo stesso tempo vuole fare la soubrette che quando esce vuole essere sommerso dai flash, dalle richieste di autografi e cose così. Spesso non capiscono che uno è un artista che fa musica ma poi di fa il bello nelle foto con te non gliene frega un cazzo. Tante volte la gente se la prende se tu non accetti di fare una foto, pensano che te la tiri: io semplicemente non ho cominciato a fare musica per essere una bella figa che si fa fotografare. Capito che ti voglio dire? Io faccio musica per un altro motivo. E’ difficile, per un artista, stare al passo coi fan ed accontentarli sempre: chiaramente ognuno ha i propri giramenti di culo e si sveglia come si sveglia. Ci può stare che ci facciamo la foto, ci scappa la battuta e ci stringiamo la mano così come ci può stare la volta che uno invece si sente più schivo. Non è che se conosci ogni mia rima allora questo significa che conosci me e che ti puoi permettere di darmi una pacca sulla spalla in mezzo alla strada e attaccarmi la pippa. Grazie che segui la musica mia, non te l’ho chiesto io, non è che ti puoi permettere di strillare in mezzo alla strada il mio nome e farmi fare una figura di merda, capito? Potresti venire educatamente, in silenzio, tranquillamente, senza comportarti come se fossi mio fratello, perché non lo sei. La gente invece ti sente così suo, si sente così tanto la mia musica che, per qualcuno, è come se fosse tuo fratello minore, e quindi quando ti vede impazzisce. Non si rende conto che sei una persona che fa musica, che non sei una persona che sta lì per farsi le foto con tutti.
Chiarissimo. Senti, com’è nata la collaborazione con Tormento in “My love song”, che – a mio avviso – è uno dei pezzi migliori di “Monster”?
Bella domanda. E’ una collaborazione che volevo fare da un sacco di tempo, essendo io, ed anche tutti i Truceboys, un grande fan dei vecchi Sottotono. Cosa che stupisce sempre, questa, quando la rivelo (ride)
In effetti sì! Non l’avrei detto.
Mi son sempre piaciuti e mi ci son sempre divertito molto. Quindi, comunque, è un artista che stimo, che conosco da un sacco di tempo, una persona simpaticissima con cui volevo collaborare. Tra l’altro è stato molto in gamba lui perché io gli avevo chiesto esplicitamente quelle barre sue del periodo di “Sotto effetto stono”, proprio quelle rime, perché volevo fare un ritorno al classico, lui ha capito perfettamente la cosa e ne è uscito uno dei pezzi più forti dell’album.
Ti ho sentito anche su “Midnite” il disco di Salmo, in “Rob Zombie”. L’hai visto “Le streghe di Salem”?
Si, non mi è paciuto.
Ecco, volevo sapere cosa ne pensavi.
Guarda, io sono fan di Rob Zombie, gli altri film mi eran piaciuti tantissimo, ma questo non mi è piaciuto tanto a dirti la verità. Tu l’hai visto?
Sì e non è piaciuto neanche a me. Ed anch’io sono un fan di Rob Zombie.
Ok, un flop lo possono far tutti nella vita. Il prossimo film lo andrò a vedere lo stesso.
Tra l’altro, per tornare al discorso di prima, credo che questo sia il suo quarto film.
Eh, lo vedi che il flop è nell’aria?! (ride) Non c’è niente da fare! E’ una merda, mi aspettavo molto meglio. Non avendo letto nulla, andandolo a vedere così a scatola chiusa, ero convinto che trattasse la storia dei Mayhem, il gruppo satanico, hai presente?
Si, quelli norvegesi.
Bravo. Quindi ero convinto che raccontasse quella storia, di questi metallari che bruciavano le chiese. E invece, pensa te.
Volevo chiederti di commentare questa rima “ritornasse il ’99/ avessi Roma di quel tempo indietro/ mi prospetterei un futuro meno tetro”
E così com’è. Il ’99, non so se te lo ricordi, ma anche il ’98 ed il ’97, erano ancora tempi in cui non c’era l’Euro, erano proprio altri tempi. Si respirava un’altra aria, avevamo meno anni e quindi era tutto più bello e se non ci fossimo dati la zeppa sui piedi, come si dice qua, noi generazione che abbiamo smesso di andare a manifestare, di andare a protestare, di andare a votare, diciamo di andare a fare qualsiasi tipo di cosa che non fosse l’andarsi a divertire, probabilmente oggi non ci ritroveremmo nella situazione in cui stiamo. Oggi c’è poco da piangersi addosso, questo è il commento ad una generazione. Per come erano quei tempi, molta gente poteva guardare ad un futuro davanti ai propri occhi molto più speranzoso di quelli che può guardare oggi, secondo me, in Italia. Perché abbiamo perso parecchio, questo era un bel posto dove vivere, molto più di oggi. Quindi era quello che volevo far capire, chi non se l’è vissuta chiaramente non se lo può immaginare che cosa volevo dire, però nel ’99, avrò avuto 17/18 anni, per me era tutto da paura. E poi è andata come andata.
Ascoltando “Via con me” penso: hai mai paura che questo tuo momento possa finire? Ti sei prospettato un piano B?
Certo, finirà. Non è paura, bisogna averne consapevolezza, come la morte. Anche per questo uno batte il ferro finché è caldo. Comunque, non è sempre una passeggiata suonare tutti i venerdì ed i sabato sera, star col culo sul furgone.. poi che c’entra è bellissimo, non è che mi piango addosso, rispetto alla gente dell’età mia che va a lavorare, va a timbrare il cartellino, noi ci andiamo a divertire. Quindi c’è poco da lamentarsi. Però non è una cosa che puoi fare in eterno, è impegnativa come vita, divertente ma stancante. Quindi, fin che sarà, bene, da paura, quando finirà farò altro. Senza che questo diventi un problema, senza paranoia e soprattutto senza avere un grosso gap di età verso i miei fan, perché poi la cosa diventa anche un po’ imbarazzante. Magari potrei prendere un’altra direzione musicale però non è che posso fare il matto tutta la vita sopra al palco, non sono Ozzy Osbourne. Di certo c’è solo la morte.
Ti sei mai ritrovato a dire “no, questa cosa non la posso scrivere, questa rima non la posso fare?”
Si, numerose volte. Purtroppo ci sono dei limiti, anche perché sono una persona che si accolla e rivendica quello che dice. Spesso qualcosa suona bene, gira bene, sta perfetto in quel punto ma, purtroppo, non si può dire. Poi se tu ti accolli la responsabilità di dirlo, ne paghi le conseguenze. Tante volte bisogna saper fare un’analisi accurata e dire no. L’esempio che abbiamo fatto prima: prima facevamo tutto in leggerezza, adesso ci penso quattro volte tanto.
Ok, grazie per la disponibilità.
Grazie a te, ti ringrazio tanto.
Le foto, in esterno, a Noyz Narcos sono di Kee-Ho Casati.
La foto dell’instore da Gold è di Tommaso Ferri.