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Day 2: Mini Donutz



Oggi si fa sul serio.

Come la tipa del baracchino dei mini donuts, che ne produce a nastro (è proprio il caso di dirlo, visto il piccolo tapiroulant che sotto la sue mani esperte fa scorrere gli oleosi intingoli) sia dolci che salati. Vi assicuro che anche questi mini donutz hanno salvato delle vite.

Già alle 3 e 25 del pomeriggio c’è il primo live degno di nota, quello di John Robinson, mito assoluto dei Divieto (Asso e Doppa) che mi accompagnano nel mio girovagare in quattro quarti. Purtroppo uno dei due suddetti Divieto (ma non dirò chi!) è particolarmente meticoloso sotto la doccia e questo ci fa perdere il live di Robinson. Pazienza, sarà per il prossimo anno, vista la continuità con la quale il rapper si presenta sul palco di Hradek Kralove.

I baracchini e gli stand si sono ulteriormente moltiplicati, sembra impossibile ma è così. Allo stand della Axe (quella dei deodoranti), che più che uno stand sembra un’astronave madre, tanto è grande, è possibile farsi fare la doccia da due procaci fanciulle mentre la marca di underwear Slam69 ha organizzato la lotta femminile nel cioccolato (che ha più pubblico del live di Phat Kat ed Ehlzi, che si svolge in contemporanea). Insomma, girls make the world go round, che te lo dico a fare.

Dicevamo di Phat Kat ed Elzhi: fanno una gran bel live, praticamente un’ode a Detroit intrisa di nostalgia per la scomparsa di J Dilla. Il pubblico, ancora una volta, apprezza, controllate i radar perchè in arrivo c’è il disco del progetto Cold Steel.

Segue Large Pro e qui le cose si fanno serissime. Il nostro professore è bello pimpante, il suo live è proiettato indietro nel tempo, sembra un concerto dei Main Source dove però c’è solo lui: non mancano le straclassiche “Lookin at the Front door” e “Just a friendly game of baseball” ma nemmeno perle della sua produzione solista come “Ijustwannachill”. Chiusura di concerto con “Fakin the funk”, è il delirio.

La scaletta della giornata è stata leggermente modificata per la defezione dei francesi Beat Torrent: l’attesa è per il live di 2na a cui seguiranno quelli di Masta Ace & Edo G e quello del Boot Camp Click.

Chali 2na è, senza ombra di dubbio, il personaggio del Kemp 2010: positivo, disponibile, preso bene, passa le giornate nel backstage. Sale sul palco del Kemp accompagnato dalla funky formazione losangelina degli House of Vibes: nonostante lo scioglimento, si presenta ancora come “Chali 2na from Jurassic 5”. Dai suoi atteggiamenti, e dalle risposte all’intervista che sarà online a breve, si capisce bene che non voleva essere lui a mettere la parola fine all’esperienza del sestetto giurassico. Ed infatti parte del repertorio giurassico lo si ritrova anche nel suo bel live, come nel l’ispiratissimo medley “Freedom-Quality Control” oppure nell’accenno di “Whats Golden”. Anche in questo live c’è la sopresa: sul palco si presenta Laid Law, il fratello minore di Tuna che fa somigliare i fratelli Tonno ai gemelli DeVito-Schwarzy.

Il live di Masta Ace ed Edo G è forse quello che mi ha deluso di più: non perchè sia stato brutto, anzi, ma perchè da personaggi del genere mi aspetto sempre i fuochi d’artificio. C’è comunque del gran presobenismo nell’aria: lo stesso Edo G finirà a ballare, più tardi, nell’hangar backspin durante la “Rap History Berlin” insieme ai fan estasiati. La parte più ganza dello loro show è stato probabilmente il medley “Just the two of us” dove i nostri celebravano i migliori duetti della storia del rap (casualmente, lo noterete anche voi, tutti di New York..) come Nice & Smooth, Mobb Deep, Gangstarr e Tribe Called Quest (…ma non erano in 3?)
Menzione d’onore anche per la sempre spacchiusa “Born to roll.”

Il live dei francesi Beat Torrent è sostituito da quello dei maleducatissimi Kontrafakt, una sorta di Club Dogo polacchi che arringano la folla con uno show pirotecnico: da queste parti hanno un grandissimo seguito ma io ne farei anche a meno, tanta è la voglia di vedere il Boot Camp.

E finalmente ci siamo. I primi a salire sul palco sono Tek e Steele ovvero gli Smif n Wessun che eseguono brani dal loro grande classico d’esordio “Dah Shinin” come “Bucktown” e “Timz n hood check”. Ai due si vanno aggiungendo, sul palco, Heltah Skeltah (immancabile la celeberrima “Leflaur Leflah Eshkoshka”) e Sean Price che fra tutti è quello che ne esce peggio, probabilmente a causa di un microfono non all’altezza.

Tocca infine a lui, Buckshot, uno dei miei miti di sempre, salire sul palco del Kemp 2010: armato di zainetto in puro backpacker style, l’mc di Brooklyn non ha fatto prigionieri. Anche lui va a ripescare dal grande classico dei Black Moon, “Enta da stage” (domanda: quanti dischi esistono migliori di questo?) e quindi ecco scorrere in sequenza “Black smiff n wessun”, “I gotcha opin”, “How many emcees” ed il finale, scontato ma grandioso, con “Who got the props?” introdotta abilmente col meraviglioso sample originale (“Tidal wave” di Ronnie Laws, just to let you know..).

Giornata memorabile per questo Hip Hop Kemp 2010 (con una line up del genere di solito se ne fanno 3 di festival..) che si chiude con la già citata “Rap history Berlin” e col set della neozelandese Lady6.

Domani è l’ultimo giorno di Kemp e il magone già ci assale. Fuck!