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“Sembrare stupidi…



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… e pensare veloci”

Questa è una delle frasi che avevamo stampato e appeso alle pareti immacolate del nostro studio appena inaugurato, nella primavera del 2002. Erano tutti motti un po’ cinici, adatti a quei tempi di grandi ambizioni e piccoli risultati, e allo spirito dei nostri co-soci di allora, Alberto Pagliaro e di Paolo Parrucci, entrambi votati all’humor nero e al pessimismo caustico.

Beatamente incoscenti dei problemi di definizione di business plan, corporate vision e mission, budget management, dotati di buonissime intenzioni e miserrimo stipendio, collezionavamo in guisa di philosophy lapidari antidoti alla sfortuna.

Ci piaceva, di conseguenza, spesso sottolineare il fondamentale motto “La vita ci umilia“. Oppure irridere le ambizioni dei conoscenti artistoidi con l’antidoto del “Ma se sei tanto bravo, com’è che non sei ancora famoso?” (Casomai aggiungendoci un secondo movimento: “…e se sei tanto intelligente, com’è che non sei ancora ricco?“).

E soprattutto, dare una giustificazione al nostro aspetto ancora non professionale con una frase del poeta americano John Giorno che recitava: “Sembrare stupidi e pensare veloci“.

Giorno era uno che effettivamente aveva idee a rischio autovelox, come quella del suo Dial a Poem del 1969, che permetteva di ascoltare cinque minuti di poesia telefonando al Modern Art Museum di New York.
Lo avevamo incontrato alla scomparsa libreria City Lights di San Frediano, e avevamo scoperto questo performer brillante e sopra le righe che amava stampare i suoi motti su tee meravigliosamente eloquenti.
Oltre a «Sembrare stupidi e pensare veloci» ci piace ricordare «Per risplendere devi bruciare» e (in perfetta sintonia con «La vita ci umilia») «Nessun cazzo è duro come la vita»…

Fast forward.

Sei anni dopo, la libreria OraPerduta di Inveruno (Milano), ci chiede un teaser per le sue vetrine in attesa dell’apertura.
Siamo appena reduci dalla lettura di Things i have learned in my life so far di Stefan Sagmeister: ci pare giunto il momento di giocare anche noi a “Essere Jenny Holzer“.

Nella gloria del technicolor da fotocamera da cellulare, questo è il risultato

Da KMzero