La scoperta dello spazio virtuale di Oculus Quest nell’universo Gold.
Stamattina sono stato risucchiato dentro il buco nero della VR.
Eppure sono qui al computer, negli uffici di Gold, per poterlo raccontare.
Tutto comincia nel momento in cui indosso una particolare maschera (più propriamente un visore VR) e due controller che diventano le mie mani. L’immersione all’interno della VR proposta da Oculus Quest prevede un breve tutorial che in circa cinque minuti spiega come muoversi nelle profondità virtuali.
L’utilizzo dei controller è estremamente semplice e in breve tempo posso stringere oggetti nella mia mano, schiacciare pulsanti e interagire con le cose che mi vengono poste di fronte. Dopo aver guidato un dirigibile, palleggiato con una pallina da ping pong e rifiutato un ballo offertomi da un ambiguo personaggio coi tentacoli, sono pronto a prendere in mano una pistola e sparare qualche colpo verso dei bersagli mobili totalizzando un punteggio piuttosto basso.
Se infatti i comandi sono molto semplici e il controller diventa quasi subito un prolungamento della mia mano, ci vuole un po’ più di tempo per prendere confidenza con la sensibilità del comando.
Scorrendo con la levetta nella home finisco infatti per saltare involontariamente dei video interessanti e mi ritrovo a nuotare in mezzo agli squali. Bei colori, tanti pesci intorno, ma non esattamente quello che avrei scelto. Dopo aver sfruttato la possibilità di vedere le acque costiere a 360 gradi decido di uscire ed ecco che il titolo di un filmato che promette di farmi risucchiare dentro un buco nero attira la mia attenzione.
L’esperienza, accompagnata da una voce che fornisce indicazioni riguardo le stelle e la posizione nella quale mi trovo, rende necessario però appunto tecnico riguardo la risoluzione. Lo schermo da 1600×1440 pixel per occhio fornisce immagini soddisfacenti, ma le stelle che mi circondano sono ben lontane dalla risoluzione richiesta per sembrare verosimili. Del resto il processore SOC Snapdragon 835 che è comunque un miglioramento rispetto allo Snapdragon 821 di Oculus Go, non è un top di gamma (per esempio non è confrontabile con quanto può offrire un PC moderno di fascia alta).
VR Gaming: è il momento di passare all’azione e quindi prendo in mano la racchetta tennis.
Di nuovo la sensibilità gioca brutti scherzi e mi sento un po’ scarso nel momento in cui manco le prime due palline di rovescio. Memore però del mio passato da campione non mi perdo d’animo e comincio ad ingranare. L’esercizio ripaga e riesco a portare a casa un buon risultato.
La prova finale si presenta ai miei occhi come la demo di Creed- rise to glory. Le mie mani diventano guantoni e una montagna di muscoli è l’avversario che mi aspetta sul ring. Le regole del gioco ancora una volta sono piuttosto semplici e la sensibilità alla posizione e alla velocità di manovra sono le due componenti da padroneggiare per non soccombere. L’altezza dell’avversario mi porta a tenere lo sguardo in alto, simulando bene un incontro. Le distanze e i colori sono estremamente realistici ma la dinamica del gioco porta un po’ troppo spesso a tentare colpi a caso (cosa che stranamente sembra funzionare).
Verso la fine del terzo round, ormai distrutto dai colpi dell’avversario ma finalmente padrone di quasi tutti i movimenti a me concessi, vado al tappeto. Per la prima volta da quando l’ho indossato alzo il visore dagli occhi. La comodità, la compattezza e la leggerezza del dispositivo mi ha fatto quasi scordare di averlo addosso.
Stacco il jack delle cuffie dalla sua entrata presente sul lato del visore e ripongo i vari accessori nella confezione originale dove trovano posto anche l’alimentatore da 15 w e un distanziatore realizzato per chi indossa gli occhiali.
Uscito nei giorni dell’ F8 Oculus Quest è disponibile in due versioni: una da 64 GB e 449 euro e una da 128 GB e 549 euro sul sito Oculusquest.com.