Stalk me not (2019)
di e con Margherita Landi
La pelle è un sottile foglio di tessuto che avvolge il corpo. Fisiologicamente essa è un organo piuttosto semplice; dal punto di vista sociale e psicologico, invece, è un organo altamente complesso. La pelle è un confine tra il mondo esterno e quello interno, tra l’ambiente e il proprio sé. (David Le Breton)
“Stalk me not” è un mezzo per rivivere sulla pelle il dolore vissuto in un’esperienza di stalking. Non essere guardata negli occhi, ma spiata nel corpo. La sensazione di rapimento dell’anima, della vita privata, di confusione e buio. Il senso di colpa per il corpo femminile che ha attratto attenzioni sbagliate, la voglia di distruggere per liberarsene. Il tentativo di mostrare le cicatrici di una violenza psicologica che la società non riconosce, ma che forse tracciandole sulla pelle nuda è impossibile non guardarle.
Attraverso sceniche simboliche la performance si propone di ripercorrere alcune delle tappe centrali dell’esperienza vissuta. L’intento è di rendere concreta la situazione psicologica, dandole un peso fisico, psicologica che non è stata perpetrata solo dallo stalker in persona, ma anche violenza e soprattutto, da quelle persone che violenza hanno siminuito, messo in dubbio o ribaltato la dando la colpa all’ingenuità o ambiguità con cui si pensa che le donne tendano a comportarsi.
La performance si sviluppa come processo di guarigione di un femminile abusato, che smette di sentirsi colpevole e inizia a parlare le proprie ferite accogliendole con orgoglio e trasformandole in bellezza e unicità. Un messaggio per tutte le donne che hanno paura e non sono state protette, un’affermazione del potenziale di guarigione e trasformazione che ne può derivare.
Il lavoro è stato presentato come estratto in “Periferika Performing Art Place” e in “La musica in corpo” in versione estesa con la musica di Finaz e voce/testi di Giancarlo Cauteruccio, scenografie video Massimo Bevilacqua presso il Tenax Theatre.
Realizzato con il sostegno TSKRYPTON
Stalk me not (2019)
di e con Margherita Landi
La pelle è un sottile foglio di tessuto che avvolge il corpo. Fisiologicamente essa è un organo piuttosto semplice; dal punto di vista sociale e psicologico, invece, è un organo altamente complesso. La pelle è un confine tra il mondo esterno e quello interno, tra l’ambiente e il proprio sé. (David Le Breton)
“Stalk me not” è un mezzo per rivivere sulla pelle il dolore vissuto in un’esperienza di stalking. Non essere guardata negli occhi, ma spiata nel corpo. La sensazione di rapimento dell’anima, della vita privata, di confusione e buio. Il senso di colpa per il corpo femminile che ha attratto attenzioni sbagliate, la voglia di distruggere per liberarsene. Il tentativo di mostrare le cicatrici di una violenza psicologica che la società non riconosce, ma che forse tracciandole sulla pelle nuda è impossibile non guardarle.
Attraverso sceniche simboliche la performance si propone di ripercorrere alcune delle tappe centrali dell’esperienza vissuta. L’intento è di rendere concreta la situazione psicologica, dandole un peso fisico, psicologica che non è stata perpetrata solo dallo stalker in persona, ma anche violenza e soprattutto, da quelle persone che violenza hanno siminuito, messo in dubbio o ribaltato la dando la colpa all’ingenuità o ambiguità con cui si pensa che le donne tendano a comportarsi.
La performance si sviluppa come processo di guarigione di un femminile abusato, che smette di sentirsi colpevole e inizia a parlare le proprie ferite accogliendole con orgoglio e trasformandole in bellezza e unicità. Un messaggio per tutte le donne che hanno paura e non sono state protette, un’affermazione del potenziale di guarigione e trasformazione che ne può derivare.
Il lavoro è stato presentato come estratto in “Periferika Performing Art Place” e in “La musica in corpo” in versione estesa con la musica di Finaz e voce/testi di Giancarlo Cauteruccio, scenografie video Massimo Bevilacqua presso il Tenax Theatre.
Realizzato con il sostegno TSKRYPTON