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STYLE

Rodarte: Un uragano creativo, una fiaba tutta americana…



Tutto tranne che alla moda… È questo quello che ti viene da pensare vedendo le due fondatrici di Rodarte, all’anagrafe Kate e Laura Mulleavy, rispettivamente 31 e 30 anni, nate a Pasadena, città californiana che conta poco meno di 140.000 abitanti. Eppure queste due ragazze rotonde, se non cicciotelle, sono diventate nel giro di pochissimi anni le stiliste americane più quotate nel mondo.


Kate e Laura Mulleavy, fondatrici di Rodarte, di fronte a una loro creazione presentata a Pitti W 8

La loro prima collezione, datata 2005, ha forse dell’incredibile, senza dubbio dell’inusuale, se si prende in considerazione il fatto che loro, invece di produrre dei veri campioni e un lookbook, hanno creato delle piccole bambole con delle riproduzioni cartacee in scala dei sette abiti iniziali.

Quelle bamboline le hanno inviate a Cameron Silver, proprietario di un vintage store di Los Angeles, che colpito dalla creatività dal progetto ha contattato compratori e redattori a New York, dando la possibilità a Kate e Laura di approdare nella Grande Mela, e di vedere nel febbraio dello stesso anno quei loro primissimi design pubblicati sulla copertina di WWD, il periodico più seguito fra i professionisti della moda USA.

Ancora più inusuale, rispetto alle consuetudini del fashion business, è come esse siano riuscite a ricavare i fondi per quella prima capsule collection. Niente patrimoni familiari o finanziamenti da parte di privati, bensì un’intera collezione di vinili venduta – quella di Kate per la precisione – e un viaggio di laurea in Italia annullato. Così hanno ricavato i 16.000 dollari necessari a partire, mentre Laura ha continuato a foraggiare Rodarte lavorando come cameriera per un periodo.


Alcuni degli abiti presentati nel corso della mostra “Quicktake: Rodarte”, organizzata dallo Smithsonian Cooper-Hewitt National Design Museum di New York (Gennaio-Febbraio 2010).

Gli americani riassumerebbero il tutto in due semplici parole, Self Made, ed e’ una storia che assomiglia a una delle migliori favole, di quelle che ultimamente si fa fatica anche solo ad immaginare. Se si guarda poi al seguito, l’excursus di Rodarte è un continuo di successi, nomine, awards, inviti ad esporre in musei prestigiosi, fino all’ultima apparizione di carattere internazionale, avvenuta proprio quest’estate a Firenze.

Kate e Laura sono state invitate come special guest in occasione dell’ottantesima edizione di Pitti Uomo, creando un’installazione di dieci abiti all’interno del vecchio negozio e magazzino del marchio Bartolini, storica bottega del capoluogo toscano dietro a piazza del Duomo. Per il loro esordio italiano (ed europeo) è stato scelto un luogo molto dimesso, labirintico, umile, con luci di neon che si alternavano creando chiaro-scuri,una citazione perfetta delle semplici ma solide origini di Rodarte.


Un’inquadratura dell’installazione di Rodarte in occasione di Pitti W 8 (giugno 2011).

L’atmosfera che si respirava era molto rilassata, con gli abiti che creavano un effetto di sospensione e leggerezza, comunicando bene quella magia che è solita delle due sorelle. Entrambe erano abbigliate come in una qualsiasi altra giornata, accompagnate dell’amica Kirsten Dunst, anche lei in un atteggiamento più che casual, seduta sulle scalette della corte interna, mentre beveva un prosecco indossando un abito Rodarte di colore giallo. Peccato non ci fosse anche Natalie Portman, l’altra “famosa” amica di Kate e Laura, vincitrice dell’Oscar come miglior attrice protagonista per il film Black Swan (Il Cigno Nero), per cui Rodarte ha creato il tutù di scena.

L’oro è stato invece il colore più particolare dell’esposizione, usato per le cinture a raggiera e per le applicazioni sugli abiti, creati con chiffon, organza, tulle, taffettà e satin. In questo caso le Mulleavy dicono di essersi ispirate al Beato Angelico e al Bernini, con chiaro riferimento alla luce divina e alla simbologia religiosa cristiana della storia dell’arte italiana. I dieci abiti esposti mostravano un altissimo grado di lavorazione ed elaborazione, quasi fossero opere d’arte o dei paramenti sacri da indossare.

Niente a che vedere però con l’unicità della sperimentazione, avvenuta lo scorso anno, in occasione dello presentazione della collezione primavera 2010, quando per creare nuovi effetti stilistici sono arrivate a bruciare vari tipi di tessuti. Aggiungendo tagli, strappi, parti consumate o rovinate, le Mulleavy hanno così dato vita ad una sfilata semi-apocalittica, con la passerella cosparsa da granelli di sabbia nera sintetica, contornata da fumate gialle, tutti elementi che conferivano ancora più originalità al complesso del loro lavoro.

SOPRA – Quattro immagini della mostra “Rodarte: States of Matter”, organizzata dal Museum of Contemporary Art (MOCA) di Los Angeles (Marzo-Giugno 2011). SOTTO A SINISTRA – Il primo ad di Rodarte, un marchio che in realtà spende pochissimo nel marketing tradizionale, visto che può contare su testimonial gratuiti di molte star innamorate dei suoi vestiti. SOTTO A DESTRA – La pubblicità delle collezione a basso costo realizzata da Rodarte per Target, una catena di grandi magazzini USA che invita periodicamente grandi firme dell’alta moda a disegnare linee per il mercato di massa. Queste collezioni, offerte con un sistema di “flash sale”, vanno in genere a ruba in pochi minuti. Rodarte non ha fatto eccezione…

Anche se non tutti l’apprezzano, il grande pregio di Rodarte è proprio questo: riuscire a fondere nella giusta misura arte ed abiti, estro e concretezza, sperimentazione e tecnica, creando quello che la moda dovrebbe – almeno a volte – essere per definizione, e cioè “il giusto mezzo”, senza scadere né nella banalità, né tanto meno nell’eccesso impossibile da indossare.

Loro stesse hanno dichiarato di preferire i sogni, rispetto al grande business e alle capitali della moda, rimanendo molto attaccate alla California e alla loro città natale. Sicuramente Kate e Laura sono due personaggi al di fuori dei canoni dell’estetica personale che oggi dominano il settore del fashion. Eppure appaiono felici di quello che fanno e di come sono, e forse basta pensare che nemmeno Anna Wintour, la potentissima editor in chief di Vogue America, è riuscita a metterle a dieta (anche se ci ha provato) per capire quanto sia forte la personalità che le guida nel loro lavoro e nella loro vita privata.

Abiti e dettagli di lavorazione, dall’installazione creata da Rodarte in occasione di Pitti W 8