Ci risiamo, prendiamolo come un nuovo inizio.
Psaiko alla tastiera, Rap? Un ci s’ha on air.
È un po’ che non ci si sente, colpa della pandemia, degli impegni personali, insomma, colpa mia. Cala il sipario di colpo e poi, così come si sono spente le luci, il bagliore dei riflettori torna ad illuminare la scena quando meno ce lo aspettiamo. Nel mio caso, in un periodo in cui scrivere era l’ultimo dei miei pensieri, un messaggio di Zatarra ha innescato un meccanismo nella mia anima Hip Hop, risvegliando quell’energia comunemente conosciuta come “fotta”. Grazie Zat!
Dalle 6 alle 7:30 di Giovedì primo Aprile ho contattato mezza Toscana, coinvolgendo numerosi artisti in questo viaggio che, per chi non lo ricordasse, ha il doppio scopo di fare conoscere i nostri emcees; e di fare rodere un po’ il culo a chi diceva che noi il rap un ci s’ha.
Il primo a rispondere all’appello è stato il mio primo contatto con l’Hip Hop Toscano, quando nel 1997 intravidi i suoi dread sul palco dell’Arezzo Wave in onda su TMC2.
Se siete pronti partiamo alla scoperta della musica di Jamax!
Iniziamo con le presentazioni: chi sei, da dove vieni e cosa fai nella vita?
<< Ancora non ho ben capito chi sono, ma mi piace stupirmi!! Apparte le crisi esistenziali sono Fabio, nel mondo della musica alcuni mi conoscono come Jamax e vengo da Prato; e sono di Prato e vivo a Prato. Lavoro in una gioielleria, gestisco un campo da golf e lavoro in studio di registrazione. Alla mia età può bastare!!>> *ride*
Quando è scoccato l’amore per l’Hip Hop e quando hai cominciato a fare rap?
<< Avevo 14 anni più o meno, era il 1994/95; mi innamorai del potere delle parole in rima con la musica.>>
Ci racconti il tuo percorso artistico dagli inizi fino ad oggi?
<<Beh… la storia è lunga. Inizia nel ’95 in un garage con Dj Stacco a fare i primi mixtape, nel ’96 con la Georgia si formò il gruppo Parole del Profeta; e con la nostra demo vincemmo all’Arezzo Wave, fummo il primo gruppo Hip Hop a vincere quel festival. Nel frattempo si aggiunsero al gruppo Keaton e Willie DBZ (rip) e uscì, per RTI Music, il disco “Fra l’altro e il che dell’ironia”.
Nel 1998 si formò il gruppo Toscani Classici, il cui obbiettivo era quello di fare emergere la scena Hip Hop Toscana, con il quale uscirono 2 dischi.
Mentre, nel 2001 il gruppo si trasformò in un gruppo Hip Hop ironico demenziale, insieme a Maurizio Pagano, unico nel suo genere.
Credo sia stato il primo gruppo Hip Hop demenziale in genere, con il quale arrivammo alla finale nazionale di SanScemo.
Nel 2005 abbandonai la musica per circa 12 anni, per vari motivi, sopratutto lavorativi. Poi nel 2017 mi ritrovai con Keaton, (ex Parole del Profeta) e decidemmo di rimetterci a fare musica insieme; e nel giro di un anno uscì “Sono come i DaftPunk”.
Questo brano piacque al vecchio amico e maestro Diego Calvetti che decise di produrci.
Poco dopo si unì al gruppo Evry e con la formazione The JEK ( il sogno di JEK), firmammo la colonna sonora del film di Alessandro Paci, “Non ci resta che ridere”; e subito dopo il singolo con Cristiano Malgioglio “Notte perfetta”.
Ad oggi ho concluso le registrazione del disco con Blebla, nello studio che ho aperto al vecchio amico Stefano Simmaco: Broken Toys Studio.
Il disco verrà prodotto da una etichetta indipendente ed uscirà fra Aprile e Maggio, anche qui ci saranno grandi sorprese, anche al cinema…>>
Nei ’90, con i Parole del Profeta, siete stati fra i pochi toscani a emergere nella scena nazionale, riuscendo a realizzare numerose collaborazioni.
Te ne ricordi qualcuna in particolare? Cosa ti è rimasto di quel periodo?
<<Sicuramente la collaborazione più emozionante fu quella con Tormento, dopo essere stati in studio si fermò a dormire a casa mia; il giorno dopo era ospite in televisione e mi ricordo che aveva dimenticato il deodorante, ma non voleva quegli profumati, voleva quelli neutri.
Di quegli anni mi è rimasto la voglia di scoprire… le invidie stupide delle gente e la voglia di fare musica per raccontare qualcosa… vorrei tanto poter rivivere quei momenti con la testa di oggi… ma… ogni età racchiude i suoi momenti di sbando, e lo sbaglio è anticiparli!!!>>
Qual è il brano che useresti come biglietto da visita, quello che faresti sentire per far capire cos’è il rap?
<<Ad oggi non saprei, per me i migliori artisti Hip Hop di sempre resteranno 2pac e Redman.>>
Qual è il motivo che ti ha spinto a fare rap?
È lo stesso che ti spinge a farlo ancora oggi?
<<Il motivo più grande è il sogno di raccontare, l’amore di riuscire a regalare, se mai ci riuscissi, anche solo una piccola emozione a chiunque ascolta la mia musica.>>
Torniamo all’inizio della tua storia d’amore col rap: C’era un luogo d’incontro per chi, come te, aveva questa passione?
<<Erano vari. Io venivo dallo skate e il nostro ritrovo era Piazza San Marco alle poste vecchie; ma quando iniziai a fare musica sul serio, inevitabilmente, passavo tutto il tempo in studio, in quel garage.>>
Nella tua zona l’Hip Hop aveva già un seguito quando hai iniziato?
<<Se ben ricordo a Prato c’era solo un buon Spaceone e Crazy pop, entrambi breakers; probabilmente se non sono stato fra i primi, eravamo comunque molto molto pochi.>>
Quali sono i primi emcees toscani di cui hai sentito parlare e quelli con cui sei entrato in contatto?
<<Se devo essere sincero non me lo ricordo, i primi amici nel rap sono stati i D.A.P., di Prato anche loro.>>
Domanda di rito: perché secondo te per il rap toscano non è così facile emergere a livello nazionale?
<<Se devo essere sincero, non ne ho la più pallida idea.
Probabilmente, ai tempi, metà/fine anni ’90, eravamo un po’ troppo chiusi di mentalità.>>
Secondo te in Toscana c’è qualche elemento nella scena rap che invece manca a livello nazionale?
<<Ad oggi sento molti artisti che fanno trap, è un genere che non mi piace per niente. Il mio modo di vedere la vita mi ha portato a non limitare il mondo musicale ad una scena, è un grande limite. Oggi io non vedo una scena, vedo la musica e basta, punto.>>
Se ti dicessero che il rap in Toscana non esiste, cosa risponderesti?
<<Risponderei che io faccio musica, se esiste la musica esiste il rap. Sicuramente cercherei di distinguere molto bene la trap dal rap; ma in generale credo che oggi prima di fare qualsiasi genere devi amare la musica. Una volta un rapper era un mc, oggi un rapper deve essere un musicista.>>
Rap? Un ci s’ha
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