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Le armi della condivisione



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In questo periodo ci stiamo dedicando all’immagine e all’organizzazione del festival di graphic design e screen music Arsenale al Festival della Creatività. Sul contenuto del festival torneremo in un altro post: volevamo qui cogliere solo l’occasione di scrivere due righe sulla modalità, suggerita da Jonathan Calugi di Happylovers con la quale stiamo lavorando al progetto grafico.
Jonathan, illustratore e font-designer dotato di un grande talento oltreché di uno stile tanto accattivante quanto contemporaneo, ci ha suggerito di lavorare ad un progetto collaborativo all’insegna della share philosophy. Il sistema dei segni del progetto grafico, dai due font alle clip art, nasce da un lavoro a più mani e gli elementi saranno distribuiti con una licenza creative commons.

Il primo font, Arsenale Blu, nasce da una giocosa revisitazione dell’idea del font militare a stencil: le forme piene e morbide sono state definite in un ping pong di email di Jonathan con Andrea Mi di Vixual e Francesco Canovaro di Kmzero, che si è poi occupato del laborioso compito di completare e rendere il font perfetto per la pubblicazione sul sito e su Dafont.
Il secondo font, Arsenale Bianco, è invece uno script font a mano realizzato da Jonathan, omaggio a una calligrafia handmade e naif.
Per realizzare manifesti, catologo, banner e sito sono state disegnate delle clip art dai grafici collaboratori e partecipanti al festival che verranno poi raccolti in un file liberamente scaricabile dal sito della manifestazione.

Tutto questo vuole essere per noi non solo un esperimento creativo, ma anche il primo necessario passo nel cercare di comprendere e affrontare un nuovo modello di creatività e di commercio che nasce dal confronto non conflittuale con la cultura della condivisione e persino della pirateria.

A descrivere le modalità di questo confronto è Matt Mason nel suo libro The Pirate’s Dilemma, dedicato proprio ai meccanismi che portano le idee appartenenti al mondo della sottocultura giovanile all’attenzione di un pubblico globale. Il sito dedicato al libro è particolarmente ben fatto, con un blog ricco di notizie che fanno pensare. Ci piace soprattutto il fatto che Mason non si limiti a predicare bene, ma applichi le sue idee alla promozione del suo libro: non solo mette a disposizione con licenza creative commons il marchio creato da Ji Lee, ma rende possibile scaricare gratuitamente il testo completo del libro!

Sembrerebbe un controsenso, visto che un link accanto punta alla pagina di Amazon dove lo si può acquistare in forma cartacea a 16.50 dollari… la spiegazione di Matt, però, merita di essere letta:

Ci sono milioni di libri su amazon.com, e di media ognuno venderà circa 500 copie all’anno. L’americano medio legge un libro all’anno, e questa media è in diminuizione. Tim O’Reilly direbbe che il problema non è la pirateria: è la mancanza di diffusione. Gli autori dovrebbero considerarsi fortunati ad essere in un mercato nel quale le copie elettroniche non possono (almeno per ora) considerarsi sostituti di quelle fisiche. Trattando la versione elettronica del libro come informazione piuttosto che una proprietà intellettuale, e facendola circolare il pi possibile, autori come Paulo Coelho e Cory Doctorow finiscono per vendere più copie del libro stampato.
Per quanto mi riguarda, le copie pirata del mio libro sono comunque già online, e non hanno intaccato le vendite. Anzi, credo che le aiutino. A dirla tutta, mi fa persino piacere che qualcuno abbia piratato il libro…