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Jahcoozi (Bpitch Control) live



Testi impegnati alternati a flussi di coscienza, bassi profondi che lasciano spazio a pop tunes da videogioco jappo. La Germania e lo Sri Lanka, Londra e Nairobi. C’è di tutto di più nel meltin’ pot stilistico del trio artistico Jahcoozi: l’estro istintivo di Sasha Perera, i ritmi teutonici di Robot Koch,
i freak-beat di Oren Gerlitz.
L’etichetta dategliela voi, se ne avete il coraggio.
Dubstep? Si, e tanto altro. Quello è solo il punto di partenza.
Il punto di arrivo invece, dopo i successi di critica incassati un po’ da chiunque (per informazioni chiedere a: Ellen Allien, Peaches e tale John Peel) è il progetto Berlino-Nairobi (BRLNRB) che vede coinvolto questo improbabile trio con musicisti locali. Musica che ha il peso dei kilometri, roba che in Kenya più che specialità olimpica è l’abc di chiunque.
Un progetto che non conosce confini.
Come la loro musica.

Buona lettura.

Come dove e quando vi siete incontrati?

Ci siamo incontrati grazie ad un amico comune. Ci siamo trasferiti tutti a Berlino attorno al 2000, abbiamo cominciato a frequentarci e a fare musica, in amicizia prima, professionalmente poi.

Cosa c’è nel vostro passato musicale? Suonavate in altre band o avevate altri progetti?

Sasha: Suonavo il pianoforte da bambina.. anche il violino indiano ed un poco di chitarra. Sfortunatamente non mi trovavo benissimo nell’ambiente della formazione musicale, troppo rigoroso e convenzionale nell’approccio rispetto ai miei gusti. Questo si traduceva in miei continui abbandoni, riprendevo e poi abbandonavo di nuovo. Non riuscivo davvero ad idintificarmi con quello che mi facevano fare. Jahcoozi è la prima band nella quale ho cantato e devo dire che per me ha avuto l’effetto di un incubatore, all’interno del quale ho potuto crescere e svilupparmi. Suono ancora la tromba (anche su un paio di tracce con Jahcoozi) che ho iniziato a suonare da teenager, anche se solo adesso ho cominciato ad aprirmi veramente verso questo strumento e a fare jam con amici e musicisti. La verità è che sono una londinese drogata di musica elettronica che si è trasferita a Berlino e ha cominciato a fare musica con amici “like minded” perchè improvvisamente ha trovato la palle per farlo.

Robot: Sono cresciuto ascoltando soul e Motown perchè è quello che ascoltava mia mamma. Queste sono quindi le mie prime influenze musicali. Poi ho scoperto il metal, il jazz e più tardi l’hip hop. Ho suonato in band metal da adolescente, da lì ho cominciato a fare il dj e mi sono dato alle produzioni elettroniche.

Ci sono differenze nei modus operandi delle varie etichette per le quali lavorate? Com’è stato l’incontro con Ellen Allien? E quello con Peaches?

Sasha: Conosciamo Ellen da anni. Prima aveva un contratto con la WMF e con la Kitty Yo, due etichette che erano sulla cresta dell’onda qualche tempo fa. Ci conoscevamo tutti e quindi ci incontravamo tutti. Ellen ci ha visto suonare un paio di volte, scrissi il pezzo “Silikon” che stava sul primo disco di Modeselektor, un’altra nostra traccia, “BLN”, stava su una compilation di Bpitch eccetera eccetera, quindi le nostre strade si sono incrociate diverse volte. Nell’estate del 2009 Ellen era ad una nostra gig al Bar 25 e ci scrisse, dopo averci visto, per farci sapere quanto le piacessimo. Ci disse di mandarle la nostra nuova traccia, noi lo facemmo.. ed il resto è storia.
Per quanto riguarda Peaches è semplicemente capitato che rilasciassimo il nostro album sulla stessa etichetta sulla quale lei aveva rilasciato il suo, la Kitty Yo. Abbiamo suonato agli stessi festival e ci siam salutati qualche volta. Tutto qua.

Ho letto in giro che avete fatto un disco solo per il mercato nipponico, confermate? Non ho trovato molte altre info però, potete dirci qualcosa di più?

Sasha: Beh, questa è una foto della copertina che, personalmente, trovo fantastica! E’ stata fatta da un mio buon amico, Hugo Scheider aka Hugologie. L’album giapponese è uscito su Hydra Records e si intitola BLN 4 JPN (Berlino per il Giappone). E, sì, è stato rilasciato solo nel Sol Levante. Includeva alcune tracce dal nostro secondo album “Blitz & Ass” così come 4 o 5 pezzi esclusivi. E’ uscito nel gennaio del 2010, qualche mese prima che uscisse “Barefoot Wanderer” su Bpitch Control. Quello che è interessante è la differenza nel sound di questi due dischi. BLN 4 JPN è molto energetico, abbastanza pop, danzereccio e ultra comunicativo. Diretto, in termini di liriche. Barefoot Wanderer è molto più profondo, più astratto, più simile ad una colonna sonora, uno sciroppo liquido di emozioni e pensieri. Il sound è completamente differente. Questa uscita giapponese fu realizzata in un momento in cui stavamo cercando di capire che direzione prendere per il nostro terzo album. Decidemmo di rallentare il nostro suono, quindi uscire con un disco dal tono pop energetico fu una scelta che avevamo completamente senso. Certo non avrebbe avuto senso lasciar ammuffire quelle tracce nei nostri hard disk. Alla fine dovevamo solo trovare il giusto contesto nel quale rilasciare questa musica ed il Giappone si è rivelato essere quello giusto.

A proposito dei testi: cosa ti ispira?

Sasha: teoricamente tutto mi ispira. Ci sono giorni in cui niente mi ispira mentre in altri sono ispirata da tante cose, immagino abbia a che fare con le emozioni di quel particolare giorno. Il lusso dello scrivere le proprie canzoni significa che puoi inserire le tue esperienze o le tue immagini in ogni modo nel pezzo che stai scrivendo. Libri, film, sentimenti, persone, foto, incidenti,tutto. A volte scrivo con un programma in mente. C’è qualcosa di molto chiaro che sto cercando di dire o un’immagine molto chiara che sto cercando di dare. Per esempio, “Black Barbie”, “Taking your streets”, “Read the books”, sono tutte canzoni con un messaggio preciso.
Ci sono altre tracce, come “Fish”, “Lost in the bass” o “Zoom in fantasize” che son più astratte, dove inizio a scrivere e semplicemente cerco di seguire il flusso. Questo significa che ogni strofa mi porta alla successiva senza uno schema preciso e questo a volte ti porta in territori che non avresti neanche immaginato, oppure è la musica stessa che suggerisce certe liriche.
Non ho quindi un approccio fisso alla scrittura, e devo dire che probabilmente ho sentito in vita musica strumentale come nessu’altra cantante al mondo. In qualche modo non mi identifico nemmeno con le altre cantanti. Strano, probabilmente è perchè ho sentito troppi bleeps, troppi droni e troppi beat in vita mia.

Questo progetto che coinvolge Nairobi sembra molto interessante, puoi dirci qualcosa di più? Qual è stata la scintilla che ha messo in moto questa connessione?

Sasha: Gebrueder Teichmann, ovvero i Teichmann Brothers (la cui etichetta si chiama Festplatten) ci chiese se volevamo andare in Kenya a fare musica con una banda di kenioti. Ovviamente accettammo subito. Voglio dire, suonare nei club di tutto il mondo è meraviglioso, ed è un onore, ma una cosa come il progetto in Kenya è semplicemente mentale ed indimenticabile. Il Goethe Institut di Nairobi e Gebrueder Teichmann se ne uscirono con l’idea nel 2009 e da allora ci siamo stati 3 volte, due volte per suonare ed una per rinchiuderci dentro la “Madhouse” (che da il nome all’intero progetto) per fare tunes con i musicisti di Nairobi. Dai un’occhiata al video:

WELCOME TO THE MADHOUSE! from NRBLN_BLNRB on Vimeo.

Com’è un vostro show? Cosa dobbiamo aspettarci?

Robot: E’ carico di energia, suoniamo versioni differenti e remixate delle nostre tracce. Ci sono inoltre alcuni pezzi che non abbiamo mai inciso e che facciamo solo dal vivo.

Cosa c’è nel vostro prossimo futuro? Atre uscite musicali? Chi sono i producer/remixer coi quali state lavorando in questi giorni?

Robot: Stiamo lavorando al nuovo album. Abbiamo fatto alcune tracce con Barbara Panther e Guillermo Brown.
Sasha: Esatto, anno nuovo, roba nuova. E’ un bel momento per noi per rinchiuderci in studio, e i freddi inverni berlinesi sono assolutamente perfetti allo scopo.