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NON HO PAURA DELLA MORTE, HO PAURA DEL TEMPO
VR

Qualcosa di virtuale sta per accadere



In questi giorni, grazie all’arrivo sul mercato statunitense del Vision Pro della Apple, si è tornati a parlare molto di visori (ci tengo a sottolineare che io non ho mai smesso) e conseguentemente di realtà virtuale, ovviamente a cazzo di cane, as usual.

Mentre da un lato c’è chi è preoccupato di scenari distopici perché inizia a vedere persone a giro con visori (ovviamente solo su internet), dall’altro c’è Zuckerberg che continua a perseguire la strada (per me) senza senso del metaverso e pubblica su Instagram un video piuttosto patetico in cui denigra il Vision Pro esaltando a contrasto il Meta Questa 3 (che è un ottimo visore), ma non cogliendo minimamente il punto.


Qualche giorno fa scrissi su Facebook:

Da un paio di giorni è arrivato negli Apple Store statunitense il Vision Pro, il visore che alla modica cifra di 3.500$ vi permetterà di fare tutto ciò che potenzialmente un Meta Quest 3 vi potrebbe far fare, se Zuckerberg volesse, con poco più di 500€.

In solo due giorni però si sono iniziate a vedere persone in strada con indosso un visore, cosa mai successa in quasi dieci anni di Oculus e vari competitor, a dimostrazione del fatto che Apple è riuscita a comunicare bene ed in modo efficace il potenziale di una tecnologia che era già sul mercato, esattamente come fece con i lettori mp3 e gli smartphone.

Brava Apple.

Ecco, il punto secondo me sta tutto nella differenza di strategia di comunicazione, come avevo detto sin dall’annuncio del Vision Pro.

Toglierei subito dal campo gli scenari dispotici ohsignoriamiadoveandremoafinire, perché comunque ciò che vediamo non è altro che marketing appunto (i tizi a giro sono tutti influencer molto probabilmente ingaggiati da Apple). Ad ogni modo, questo nuovo approccio di fruizione costante di ciò che avviene in un ambiente virtuale come i social o, allargando un pelo di più lo sguardo, come tutto ciò che è internet in generale, è sicuramente uno stile di approccio migliore di quello dell’utilizzo costante dello smartphone, che ha clonato il termine “smombie” ovvero gli zombie del cellulare (categoria di cui faccio ovviamente parte).

Quello che intendo è che, mentre da un lato Meta continua a proporre un modello (quello del metaverso, ovvero un ambiente totalmente virtuale dove dovremmo e potremmo fare un sacco di cose in più oltre a tutto ciò che già facciamo nel mondo reale) che molto probabilmente prima o poi arriverà ma che non fa in nessun modo parte del nostro vissuto quotidiano, Apple propone uno sviluppo migliorativo di qualcosa che fa già parte, che ci piaccia o no, del nostro quotidiano.

Ribadisco il concetto che ho espresso su Facebook, il mio posto preferito dove lamentarmi di Meta (la metalamentela): sicuramente il modo di comunicare di Apple ha riportato l’attenzione sul visore, che poi magari un giorno farà anche ciò che vuole Zuckerberg (anche se credo che sarà sempre e solo una fruizione limitata a poche ore al giorno), ma per arrivarci si deve passare per forza di cosa da un primo avvicinamento e una diffusione di questo tipo di hardware e l’unico modo è renderlo “amichevole”, ovvero che non vada a sostituire la realtà che conosciamo (VR), ma vada ad aumentare virtuosamente ciò che facciamo già (XR).