Margherita Landi

Embodying Absence (2023)

di Margherita Landi e Agnese Lanza

Si tende a pensare che l’assenza sia immateriale dimenticando che essa per essere percepita richiede l’accesso alle proprie memorie fisiche ed emotive. Di fatto non ci può mancare ciò che non conosciamo o non ricordiamo.

Embodying Absence è l’ultima fase di avvicinamento al tema dell’assenza, dopo Dealing with Absence (assenza come distanza) e Touching Absence (assenza come relazione) l’ultimo step è un processo di ricerca e accettazione dell’assenza come stato interiore.

Il progetto si propone quindi di lavorare sull’apprendimento in tempo reale di una breve partitura di movimento da visore e per poi esercitarsi a stare nei vuoti di memoria di ciò che è stato appreso.

I contenuti coreografici sono scene che evocano qualcosa che tutti noi conosciamo bene: il gioco dei bambini il movimento libero e immaginativo quando verso i 4-5 anni non sono stati ancora contaminati da pregiudizi o aspettative.

Per un danzatore la parte difficile dell’accettazione del vuoto di memoria è proprio il giudizio che questo momento si porta dietro. In questo mestiere viene infatti richiesto di non dimenticare nessun movimento in una sequenza. L’ intento è infatti riportare il danzatore a quelle memorie fisiche precedenti la costruzione di queste aspettative, per ritrovare la bellezza dello stare con semplicità in qualunque dimensione, anche in quella del vuoto.

Il visore di Realtà Virtuale (VR) diventa qui oggetto presente/assente, poiché strumento principale, esperienziale, maschera attraverso cui si apprende in tempo reale, teletrasportando il performer in un luogo dell’infanzia, fatto di gioco e di libero movimento, da cui rubare gesti e sequenze in modo estemporaneo, costruendo una partitura di movimento diversa per ognuno, pur partendo dallo stesso materiale video.

Il processo si costituirà di un “dentro” invisibile allo spettatore, ma percepibile dai movimenti del danzatore, e di un “fuori” che è poi la ricaduta performativa generata.

DENTRO (video 360) : attraverso dei laboratori per bambini sono stati sviluppati un video immersivi in cui lo user è circondato di bambini che si muovono, danzano a modo loro.

FUORI: si svilupperà un processo di accumulo di corpi in scena. Attraverso un solo visore VR uno ad uno i danzatori apprendono la coreografia. Poi si levano il visore e ripercorrono ognuno la sua partitura finché ad uno ad uno seguendo il proprio percorso interiore e i propri tempi si bloccheranno.

Stare nel vuoto di memoria produce una stasi mobile e attenta che non è statuaria ma riporta a un movimento interiore incessante, a un frugare tra i ricordi e le sensazioni per ritrovare i gesti perduti.

La fase di vuoto di memoria sarà estesa il più a lungo possibile diventando la fase preponderante del progetto, una stasi esterna, data da una danza interiore, un ripercorrere continuamente l’attimo precedente e conseguente. Un passato e un futuro scollegati da quel vuoto, lasciandosi poi andare alla presenza di quel singolo momento vuoto, che non sarà più “tra” due momenti, ma che sarà “il momento”, il presente.

Una seconda fase della performance si sviluppa attraverso proiezioni intime. Attraverso dei mini proiettori attaccati al loro corpo le artiste andranno ad appoggiare sulla pelle dei danzatori alcune delle immagini da cui i danzatori hanno estrapolato il materiale coreografico, come a far affiorare dalla pelle la memoria visiva ed emotiva che ha generato lo spettacolo, che in questa fase diventa installazione.

Alla fine del processo installativo/performativo il pubblico potrà vedere i materiali coreografici attraverso il visore di VR, localizzando dei corner dotati di visori.

Concept e Coreografia

Margherita Landi e Agnese Lanza

Direzione Artistica, Video e Virtual Reality artist, Creative Technologist

Margherita Landi

Stage, light e sound design

Massimo Bevilacqua

Produzione VR

Gold

Produzione

Fabbrica Europa, Compagnia SimonaBucci/Degli Istanti, Parc- Performance Art Research Center

Embodying Absence (2023)

di Margherita Landi e Agnese Lanza

Si tende a pensare che l’assenza sia immateriale dimenticando che essa per essere percepita richiede l’accesso alle proprie memorie fisiche ed emotive. Di fatto non ci può mancare ciò che non conosciamo o non ricordiamo.

Embodying Absence è l’ultima fase di avvicinamento al tema dell’assenza, dopo Dealing with Absence (assenza come distanza) e Touching Absence (assenza come relazione) l’ultimo step è un processo di ricerca e accettazione dell’assenza come stato interiore.

Il progetto si propone quindi di lavorare sull’apprendimento in tempo reale di una breve partitura di movimento da visore e per poi esercitarsi a stare nei vuoti di memoria di ciò che è stato appreso.

I contenuti coreografici sono scene che evocano qualcosa che tutti noi conosciamo bene: il gioco dei bambini il movimento libero e immaginativo quando verso i 4-5 anni non sono stati ancora contaminati da pregiudizi o aspettative.

Per un danzatore la parte difficile dell’accettazione del vuoto di memoria è proprio il giudizio che questo momento si porta dietro. In questo mestiere viene infatti richiesto di non dimenticare nessun movimento in una sequenza. L’ intento è infatti riportare il danzatore a quelle memorie fisiche precedenti la costruzione di queste aspettative, per ritrovare la bellezza dello stare con semplicità in qualunque dimensione, anche in quella del vuoto.

Il visore di Realtà Virtuale (VR) diventa qui oggetto presente/assente, poiché strumento principale, esperienziale, maschera attraverso cui si apprende in tempo reale, teletrasportando il performer in un luogo dell’infanzia, fatto di gioco e di libero movimento, da cui rubare gesti e sequenze in modo estemporaneo, costruendo una partitura di movimento diversa per ognuno, pur partendo dallo stesso materiale video.

Il processo si costituirà di un “dentro” invisibile allo spettatore, ma percepibile dai movimenti del danzatore, e di un “fuori” che è poi la ricaduta performativa generata.

DENTRO (video 360) : attraverso dei laboratori per bambini sono stati sviluppati un video immersivi in cui lo user è circondato di bambini che si muovono, danzano a modo loro.

FUORI: si svilupperà un processo di accumulo di corpi in scena. Attraverso un solo visore VR uno ad uno i danzatori apprendono la coreografia. Poi si levano il visore e ripercorrono ognuno la sua partitura finché ad uno ad uno seguendo il proprio percorso interiore e i propri tempi si bloccheranno.

Stare nel vuoto di memoria produce una stasi mobile e attenta che non è statuaria ma riporta a un movimento interiore incessante, a un frugare tra i ricordi e le sensazioni per ritrovare i gesti perduti.

La fase di vuoto di memoria sarà estesa il più a lungo possibile diventando la fase preponderante del progetto, una stasi esterna, data da una danza interiore, un ripercorrere continuamente l’attimo precedente e conseguente. Un passato e un futuro scollegati da quel vuoto, lasciandosi poi andare alla presenza di quel singolo momento vuoto, che non sarà più “tra” due momenti, ma che sarà “il momento”, il presente.

Una seconda fase della performance si sviluppa attraverso proiezioni intime. Attraverso dei mini proiettori attaccati al loro corpo le artiste andranno ad appoggiare sulla pelle dei danzatori alcune delle immagini da cui i danzatori hanno estrapolato il materiale coreografico, come a far affiorare dalla pelle la memoria visiva ed emotiva che ha generato lo spettacolo, che in questa fase diventa installazione.

Alla fine del processo installativo/performativo il pubblico potrà vedere i materiali coreografici attraverso il visore di VR, localizzando dei corner dotati di visori.

Concept e Coreografia

Margherita Landi e Agnese Lanza

Direzione Artistica, Video e Virtual Reality artist, Creative Technologist

Margherita Landi

Stage, light e sound design

Massimo Bevilacqua

Produzione VR

Gold

Produzione

Fabbrica Europa, Compagnia SimonaBucci/Degli Istanti, Parc- Performance Art Research Center

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