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Non un sequel, ma una rivendicazione: “Supreme Clientele 2” – Ghostface Killah



Immagina Ghostface, alias Tony Starks, che emerge dall’ombra con un album che sembrava più leggenda che realtà. Il 22 agosto 2025 Supreme Clientele 2 ha finalmente visto la luce — la sua tredicesima fatica in studio, pubblicata da Mass Appeal Records.

C’è chi lo attendeva come il Messia del rap classico e chi, più cinico, l’ha già bollato come un sequel con troppa “eredità pesante” sulle spalle. Ma andiamo con ordine, e facciamo il confronto tra le cose positive e quelle meno riuscite di un disco che incide con forza e determinazione il suo marchio a forma di W sul 2025.

Ghostface KillahSupreme Clientele 2

I pro: quando il Wu batte ancora forte

• L’energia del veterano non tradisce: Ghostface dimostra di avere ancora la voce graffiante e l’intensità di sempre. Su pezzi come “Iron Man” e “Curtis May”, il suo flow è affilato, violento, cinematografico—una roba che ti fa dimenticare che esistano i cosiddetti “mumble rappers”.   

• Un colpo di maestria formale: Gli intermezzi—i famigerati skit—come “Pause” e “Sale of the century” non sono lì solo per riempire spazio, ma aggiungono un pizzico di teatro popolare, anche con battute sulla “no-homo culture” che, ve ne accorgerete, ha evidentemente stufato il nostro Iron Man.

• Il clan risponde presente: Volevi i Wu-Tang? Eccoli: Raekwon, GZA, Method Man insieme a Ghost in “The Trial” portano aria di reunion autentica. Poi nascono momenti d’oro con Nas su “Love Me Anymore”, M.O.P. su “Sample 420”, Styles P e Conway The Machine che rivoltano “Curtis May” con un feeling tutto new-school ma senza tradire le radici.

I contro: tra filler e frammentazione

• Sequela di skit e discontinuità: L’album, a volte, sembra più una collezione di tracce che un’opera compiuta. Tra 22 pezzi e skit che qualcuno definirebbe “skippabili”, la coesione evapora un po’. 

• Produzioni altalenanti: 

Certi beat fanno il loro dovere, ma altri—tipo “Beat Box”—suonano impastati, statici o poco ispirati. Come dire: la penna c’è, ma non sempre l’ossatura sonora regge il colpo

• Il fantasma del capolavoro incombe: Giudicarlo come sequel di Supreme Clientele è una mossa piuttosto azzardata, un po’ come salire sul cornicione per scappare da un marito geloso. Purtroppo, nella musica come nel cinema, i sequel spesso e volentieri non sono all’altezza dei prodotti originatori. Questo non significa che non siano godibili, che non possano darci emozioni, ma i confronti meglio evitarli.

Come suona? Cosa dicono i giornali?

Stanisland Magazine lo descrive come “un uragano” pieno di energia e riferimenti al passato: “Windows” taglia e affonda con liriche viscerali, “Sample 420” (feat. M.O.P.) spacca, e “Love Me Anymore” (feat. Nas) colpisce duro.

The Source invece è più poetico: non insegue nostalgie, ma “vive il momento, si diverte  mentre lo fa. Rap autentico, niente trucchi. Proprio Ghost, come lo vogliono i fan”.

Radio 88.8 ha lanciato una recensione energica: il sound è nitido, le barre taglienti, gli skit — Dave Chappelle da game-show host, Lenny Green che introduce “The Zoom”… Ghostface non si è risparmiato.

Sincerely, Ghostface

Il rollout di Supreme Clientele è stato massiccio, e Tony Starks non si è risparmiato e ha concesso un bel po’ di interviste, a giornali e podcast. Ma leggiamo direttamente le sue parole sui punti chiave che lo hanno portato a droppare questo album.

I fan – la spinta creativa

In un’intervista podcast con The Breakfast Club, racconta “solo i fan mi hanno spinto a farla, continuavano a chiedermelo… ho salvato pezzi per anni, quelli che sentivo “Supreme”…

Studio e feeling

“Ci ho messo un po’ per trovare il tema, la vibe… Quando ci arrivi, lo senti fino in fondo, e allora sai che è fatto bene”.

Old school che resiste

“Non ascolto molto rap radiofonico… preferisco beat che mi diano lo stesso feeling “old style”. Cerco produttori nuovi con quel fuoco lì, perché i brand-name cercano troppo di acchiappare trend” 

Ghostface forever?

A Billboard invece ha dichiarato che la sua passione per il rap e la narrazione rimane forte anche con l’avanzare dell’età, e continuerà a raccontare storie fino a 80 anni, perché il rap non è uno sport fisico ma un’arte basata sul sentire personale. Ha ironizzato sull’idea di poter raccontare episodi della vita in una casa di riposo, dimostrando così la sua consapevolezza del presente e la volontà di mantenere un tocco di umorismo e profondità nel suo stile.

Ma sul serio, a che punto siamo rispetto al precedente Supreme Clientele?

La versione 2 è un omaggio al passato, ma senza voler ricopiare quel feeling unico. Ghost l’ha detto chiaro: “non si può mai duplicare quell’era, ma si può riafferrarne lo spirito”.

Aggiunge un tocco di “deep thinker” mentre resta fedele a quel linguaggio trasceso e trascendente del primo capitolo, miscelando nostalgia e freschezza contemporanea.

In conclusione

Se ti aspetti un rifacimento del mitico album di Ghostface, meglio cambiare disco. Ma se accetti di provare una scossa nostalgica con lampi di genio che riaffiorano tra skit, feature da sogno e liriche ancora taglienti, questo Supreme Clientele 2 è una chicca da gustare con calma.