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Red Bull Flying Bach



 

L’hip hop, cultura multietnica, multisensoriale ed onnivora per natura, prosegue inarrestabile la sua opera di abbattimento di generi e stili. E non potrebbe essere altrimenti considerando che l’essenza stessa di questa cultura è la contaminazione.

Red Bull Flying Bach arriva a Firenze per una prima data italiana (sold out diversi giorni prima), sull’onda di un successo internazionale, con lo scopo dichiarato di avvicinare due mondi sulla carta incompatibili, quello della cultura hip hop, appunto, assieme alla musica del compositore tedesco Bach.

A ricucire le distanze ci pensano i Flying Steps, campionissimi di breakdance anch’essi di origine teutonica.

Spettacolo davvero bello e godibile, spesso esaltante, di 70 minuti cerca, quello che viene proposto al teatro La Pergola: in un turbinio di power moves e reminescenze di danza classica l’unica costante è la musica di Bach, quella del “Repertorio di Clavicembalo ben temperato”, con alcuni beat accompagnati da un fruscio che entrano ed escono, letteralmente, dalla scena.

“Quelli sul palcoscenico sono dei bboys che fanno locking e popping” mi suggerisce la-mia-amica-che-ne-sa.

Appassionati di hip hop o meno (il pubblico intervenuto ieri sera era davvero poco “rappuso” e questo è sicuramente un segnale del successo trasversale dell’operazione) è difficile non godere di uno spettacolo di rara tecnica che sfuma i tasti del pianoforte sulle strisce stradali, e trasforma una serata mondana in un happening metropolitano all’interno di una cornice di prestigio.

Finale tripudio con pioggia di power moves e gli spettatori della Pergola a fare da ipotetico ed involontario “cerchio” dove i Flying Steps hanno potuto dare fondo a tutte le loro (incredibili!) risorse rimaste.

I maligni diranno che Bach si sta rivoltando nella tomba.

Chiaro. Molto probabilmente sta provando un headspin.