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Paperman: il valore della carta.



Gli appassionati Disney forse già avranno avuto modo di godere di questa piccola perla visiva, ma vale la pena spendere alcune parole in merito. Paperman è stato prodotto con la classica CG (Computer Graphic), come del resto vengono ormai realizzati tutti i cartoni. Eppure, stavolta la raffinatezza delle tecniche d’animazione è andata oltre, cercando di superarsi fondendosi con la grazia del disegno a mano. E’stato infatti utilizzato un programma chiamato Meander, software che permette la manipolazione dell’immagine in maniera totalmente innovativa (descritta come: dipingere sulla superficie della computer graphic).

Paperman è stato nominato agli Academy Awards come migliore corto d’animazione e rappresenta un esperimento del tutto diverso rispetto alla direzione che le case di produzioni animate hanno intrapreso. Anzitutto è in bianco e nero (la storia si ambienta nella New York degli anni 40), senza dialoghi, i suoi due protagonisti sono “piatti”- non in 3D- e caratterizzati da una linea morbida e calda che fa in modo che sia evidente fin dal primo sguardo la diversità della qualità dell’immagine. Per quanto riguarda i contenuti narrativi, a voi giudicare la qualità del racconto. Per fortuna la carta ha ancora un senso.