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MUSIC

Addio a Lou Reed, l’artista che narrò l’oscurità umana



Se ne va, dopo una vita piena di tormenti e soddisfazioni, il chitarrista e cantante dei Velvet Underground, che ci lascia dopo una lunga malattia.

Lewis Allan Reed nasce a Brooklyn 71 anni fa e cresce a Long Island, New York, una città da lui ampiamente cantata e recitata. Già dall’adolescenza la vita gli offre i primi momenti di sofferenza, provocata dalla stupidità e dall’ignoranza morale: un elettroshock per curare i sintomi di una bisessualità incompresa, un trauma che non distrugge tuttavia la sua vena creativa. L’elettricità che il giovane Lou riceve forzatamente da una società malata, si trasferisce nella sua chitarra, amata e maltrattata, che diventerà insieme alla sua voce profonda la sua arma e il suo strumento costante di ricerca, sia musicale che interiore. La droga, il sesso e il rock hanno scandito il susseguirsi della sua vita, il cui lato professionale si manifesta nei primi anni nelle produzioni con i Velvet Undergound: la copertina del loro primo album “The Velvet Undeground & Nico”, prodotta da Andy Warrol e raffigurante la famosissima banana senza né il nome del gruppo né quello dell’album, ma soltanto la firma dell’artista, è ancora oggi un’icona della commistione fra rock e arte. L’immagine invitava gli ascoltatori a “sbucciare per vedere”, ma in quel caso, in quel tempo, l’album non ha avuto grande fortuna: la sua produzione fu bloccata per l’alto costo della stampa, che comprendeva un adesivo della banana che ne copriva una rosa. Nonostante tutto l’album viene considerato una pietra miliare del rock, e descritto come un prodotto “per adulti” che contrapponeva la musica come cultura alla musica come divertimento.

Ma il destino di Lou non era con i Velvet e dopo soli tre album abbandona il gruppo per dedicarsi alla produzione da solista: dopo un tentativo di poco successo esce nel 1972 “Transformer”, con dentro quel “Walk on the wild side” che descrive l’armonia dell’oscurità in un periodo in cui la luce del mondo musicale era accecante. Narra il suo universo in un modo del tutto nuovo, affiancando il pop al rock e procedendo progressivamente verso i suoi anni migliori. Successivamente a questo periodo di grandi soddisfazioni, cominciano gli abusi di alcol e di anfetamina, ma anche l’inizio della sua sperimentazione con un album, “Metal machine music” che distrugge la melodia per dar spazio alle distorsioni e ad un andamento sonoro completamento differente.

Dalla morte di Andy Warrol, amico, oltre che artista unico nel suo genere, la produzione di Reed sembra essere alimentata dal dolore, sentimento che lo accompagnerà fino alla sua morte.

Lou Reed nella sua vita ha sempre cercato di narrare e sperimentare la magia prodotta dalla confusione dei sentimenti contrastanti che l’hanno travolto e, trasportandola attraverso la sua chitarra e la sua voce nella musica, l’ha donata a tutti noi. La lotta con se stesso ha accompagnato la sua creatività e ha reso quella magia immortale, come la sua anima artistica a 360°.