ParkourFirenze: grazia e disciplina per le vie del Centro
di Janos Mark Szakolczai30 Ottobre 2013
Poche ore fa è uscito sul quotidiano La Nazione l’ennesimo rabbioso articolo contro questa seguitissima, e terribilmente fraintesa, disciplina che lunedì sera si è allenata per le vie del centro storico fiorentino. Un articolo spaventoso che ci fa riflettere sulla società moderna, sui suoi ideali dove in un periodo crisi, nella mancanza di speranze, invece di esser spronati a rimboccarci le maniche, a vivere al meglio con quello che abbiamo, a cercare soluzioni, il nostro unico nostro ruolo pare quello di rinchiuderci in casa, incollarci ad un computer, ad un costoso smartphone, ad uno schermo, a gadget, accessori, dove confidiamo in nostri segreti, le nostre (non) esperienze.
L’altra notte invece è successo qualcosa di diverso nel centro di Firenze, qualcosa di frainteso, ma nella realtà magnifico: circa sessanta atleti, curiosi, esperti e imbranati di tutte le età hanno messo da parte i propri cellulari, hanno spento i loro televisori, i loro computer e si sono incontrati non per bere (come pare sia ormai l’unico motivo di un incontro sociale oggi), non per creare disordine e disagio: si sono incontrati per fare attività fisica, si sono incontrati per fare sport, o meglio, per imparare una nuova disciplina.
Perché questo è il Parkour, una disciplina fatta di esercizio fisico, di eleganza e leggerezza, rispetto del proprio corpo e sopratutto della propria città. Nessuno sport rispetta l’ambiente circostante quanto il Parkour: la città non è solo il suo campo da gioco, non è un tappeto d’erba, è il proprio compagno, è il proprio partner, è la propria nemesi, fatta di trappole, appigli, brividi, ostacoli, sorrisi. La propria città è un’estensione del proprio corpo da amare e rispettare.
Il centro fiorentino infatti non è un centro commerciale. Non è una vetrina in cui passeggiare guardando e facendosi guardare. I suoi monumenti che ci invidiano in tutto il mondo, non sono delicati fiorellini a cui scattare una veloce, banale fotografia: sono opere d’arte costruite nella visione dell’architettura e come essa sono parte di una Città, della vita sociale, della civiltà. Sono nostre e noi siamo parte di loro. Quando sessanta ragazzi, e badate è un numero straordinario, decisamente lodevole, si incontrano per imparare qualcosa di nuovo, di atletico, di impegnativo ed energetico è un evento che ogni cittadino dovrebbe apprezzare, perché nessuno di noi da tanto tempo ha dimostrato rispetto per Firenze come loro quella notte, perché loro le strade fiorentine le hanno vissute, le hanno toccate, sentite, carezzate, sopratutto, le hanno amate.
“Nessun problema di ordine pubblico, assolutamente. E nessun danno materiale. Soltanto un invidiato centro storico che somiglia a una casbah, dove tutti possono fare tutto e tutto è praticabile.” dice la giornalista autrice di cui preferisco non fare direttamente il nome dell’articolo sulla Nazione. Nessuno di questi ragazzi ha nemmeno sfiorato i nostri protetti palazzi, nessuno ha attentato alla loro sicurezza, nessuno si sarebbe mai permesso (e se qualcuno si permette spesso sono invece proprio molesti turisti che “tanto ci invidiano”).
Nulla di tutto ciò è accaduto. Nessun degrado, nessun atto di vandalismo, nessuna forma di molestia, soltanto una grande ignoranza giornalistica, mancanza di rispetto e di civiltà verso tutti coloro che per una notte hanno preferito allenarsi, esercitarsi, esprimersi, migliorarsi nel centro di una delle città più belle del mondo, e Gold, che sponsorizza Parkour da anni, invita tutti loro a farlo ancora, ed ancora. A correre e godersi davvero la propria città, la città che è loro, che è nostra, nel più profondo amore e rispetto. E voi, a unirvi a loro.
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photo by Luca Hosseini