Piccolo Dizionario dei Termini Incompresi: lo Scrivere
di Janos Mark Szakolczai10 Dicembre 2013
Lo scrivere non è bello. E’ molto più bello vagare in un bosco, partire per un viaggio. Molti pensano che scrivere è come immaginarsi una passeggiata, immaginarsi un viaggio, ma è come pensare che sognare è meglio di vivere.
Vorrei poter non scrivere perché è molto più più bello vivere senza senza missioni e destini autoimposti. Io scrivo perché mi riesce e mi fa piacere… eppure lo trovo un obbligo, come molti altri scrittori. Nessuno mi ha detto di farlo eppure insisto. Perché?
Viviamo tutti nell’assidua ricerca di fama e del consenso soltanto perché non lo conosciamo. Tutto ciò che desideriamo è in se un desiderio sbagliato. Ciò che non abbiamo forse è destino non avere. Le cose sono come devono essere e non bisogna forzarle, piuttosto, bisogna che esse stesse ci diano forza e forma. Non divergere il fiume della vita ma lasciarlo fluire su di noi.
Come si collega ciò alla scrittura? Bisogna scrivere se ne ha il bisogno ma saper quando è l’attimo per farlo. Pubblicare se si ha la possibilità ma anche se si ha un motivo. Vendere le proprie parole solo perché se ne ha la possibilità non è sinonimo di qualità, tanto meno di valore o virtù: sono pensieri, opinioni, come i miei su questo schermo. Se un Dio o una creatura del futuro si voltasse verso di me e mi dicesse che le mie opere non valgono ne valeranno niente, smetterei di scrivere, annienterei la tua personale vocazione? No per principio, si per amore di se stessi e degli altri. La vita va vissuta nella desolata perfezione che i nostri gesti seppur non tutti giusti siano lineari e sensati, nei limiti della nostra moralità e del bene comune. Scrivere per la gloria non ha significato. Vivere coltivando la terra non ha gloria ma forse ha molto più significato. Vivere quanto basta per crescere un albero, quanto basta per costruire un muro resistente. Per la moltitudine dei nostri antenati già questo era un prezioso premio di vita.
Scrivere soltanto perché si ha una idea non significa niente. Il cinema, la musica, la letteratura e un’infinità di campi dell’arte sono persi nella mediocrità perché sono ormai alimentati solo da idee. Idee originali, idee diverse, che sono solo risvolti ed interpretazioni furbe di canoni stabiliti. Sono giochi con l’Uovo di Colombo, dove in una scommessa sull’impossibilità di far stare in piedi un uovo, Colombo diede un colpo col cucchiaio in cima all’uomo e formò una cavità così che potesse poggiarvi e rimanere in equilibrio. Lui utilizzò un mezzo a cui nessuno aveva pensato, giocando con gli elementi a disposizione per raggirare un problema. Così pare l’arte oggi. Idee originali che creano stupore, idee a cui nessuno aveva ancora pensato. Ma sono altro?
L’idea, la finzione, l’immaginazione non ha significato senza il pensiero, la realtà, la visione. Si dice che bisogna leggere prima di scrivere, ma questo è terribilmente limitativo. Leggere per scrivere è imitare l’imitato, romanzare il romanzato. Io dico che bisogna VIVERE prima di scrivere. Vivere con i sensi e comprendere con la mente, respirare il tempo e sfiorare lo spazio. Solo dall’esperienza più nascere espressione, senza esperienza non si ha voce, come il bambino che rimane in silenzio a tavola lasciando la parola ai più grandi. Prima di parlare bisogna sapere ascoltare, così prima di scrivere bisogna sapere imparare.
Scrivere non è costruire finzione. Ogni forma di scrittura, dalla fantascienza all’erotismo, deve contenere un frammento di vita. Emilio Salgari, che scrisse dell’Africa ed India non lasciò mai l’Italia. Creò mondi affascinanti, pieni di energia avventurosa ma fu per fuggire dalla sua opprimente realtà e ripagare la mole dei suoi debiti. La sua vita non fu in molti versi vita ed il suo scrivere non fu in tutti i versi realtà. I suoi romanzi furono trasposizioni onirici della fuga, che crea storie ma non non crea l’amore per lo scrivere. Sarebbe stato più felice piantando un albero, costruendo un muro?
Scrivere non è riempire pagine, non è avere ruitine e abbracciare vocaboli. Scrivere è lasciar la vita che mettiamo in pausa nella realta ricrearsi dalle nostre mani nella finzione. Come ho già scritto sopra, leggere e scrivere non sono causa ed effetto, ma sono piuttosto uno. Tutti hanno la capacità di scrivere, nello stesso modo che hanno la capacità di scrivere. Non c’è nulla di straordinario nel sapere scrivere, come è in maggior parte del mondo ovvio sapere leggere. Scrivere è perfettamente naturale. Vivere tuttavia, vivere, che sembra per conciso l’atto più naturare che possa essere, è invece l’atto più speciale. Respirare è naturale, aver un cuore che batte è naturale.
Ma vivere.
Vivere.
Vivere.
Vivere è la linea retta a cui non possiamo limare le conversazioni e strappare i fogli. Vivere è il concetto a cui non possiamo recensire negativamente il contenuto e dimenticare tra la polvere di uno scaffare.
Vivere è il concetto dietro cui esiste il tutto, e solo nella sua comprensione, solo nell’aver vissuto, abbiamo il diritto di poter dire di aver scritto. Scrivere senza aver vissuto è come aver sognato senza aver dormito. Sono connessioni di pensieri personali che paiono magici ai proprio occhi, ma non dicono nulla sul mondo, nulla sulla vita. Nulla sulla Bellezza di quello che ci circonda.
Vivere dunque… e nel vivere, vivere quello che si sogna di scrivere. Perché no? Soltanto dopo aver vissuto quello che sognamo di scrivere possiamo dire di poter scrivere quello che abbiamo sognato.