Un uomo, un mondo intero. Ecco lo scenario che apre The Last Man on Earth, la nuova comedy americana prodotta da Fox. In un futuro post apocalittico ambientato nel 2020, successivamente alla devastazione della vita sulla terra a causa di una pandemia, Phil Miller crede di essere l’ultimo uomo sulla terra e cerca in tutti i modi di non morire di noia.
Dopo aver girovagato per gli Stati Uniti in cerca di vita, torna nella sua città natale in Arizona, in cui si diletta a fare le cose più stupide del mondo in completa solitudine: entra dappertutto sparando alle vetrate, fa bagni di superalcolici, vive in uno stato di completo degrado e parla con una decina di palle a cui ha disegnato una faccia. Rischia d’impazzire, ma soprattutto quello che gli manca di più è una donna, una dolce metà con cui ripopolare la terra… come biasimarlo. Tuttavia, dopo svariati tentativi di sopravvivere alla solitudine, decide di farla finita, condannando probabilmente l’umanità all’estinzione totale, ma poco prima di uccidersi vede del fumo che non può che esser prodotto da un’essere intelligente; in quel momento le sue speranze diventano realtà, soprattutto quando nota che l’essere umano è di sesso femminile. Una volta incontrata Carol, “l’ultima donna sulla terra”, la sua euforia si trasforma in delusione, quando capisce che colei con cui potrebbe esser destinato a passare la sua esistenza non è proprio come se l’aspettava: il problema non sta tanto nella poca attraenza della donna, quello in casi estremi è superabile, ma soprattutto nel carattere assillante e completamente fuori dal mondo (del 2020 post-apocalittico). Carol pretende da Phil ancora quella civiltà e rispetto delle regole che i mesi di solitudine trascorsi dall’uomo hanno cancellato: contesta il mancato rispetto del codice stradale, i parcheggi e il suo nuovo stile di vita, portandolo all’esasperazione. Ma si sa, quel che la filmografia apocalittica ci ha insegnato negli anni è un uomo e una donna, rimasti gli unici esseri umani della terra, hanno il dovere, per natura, di evitare l’estinzione umana, per cui il destino dei due, volente o nolente, è segnato!
A metà fra Walking Dead e Leftovers la serie ci catapulta in un mondo vuoto, sterile e noioso, dove la solitudine rischia di uccidere la speranza di una vita degna di essere vissuta. Inizialmente (la serie in italiano è arrivata appena alla quarta puntata) la comicità che progressivamente emerge, era sommersa da un’immensa depressione, tristezza e nostalgia dei tempi migliori: faceva male vedere quest’uomo che un tempo trascorreva una vita normale, consumarsi fra alcol, masturbazioni fisiche e mentali, e atti di completa e comprensibile inciviltà. Sia Phil che Carol, in modo decisamente opposto, ci fanno però capire la stessa cosa, ovvero quanto tutte le nostre abitudini quotidiane abbiano un senso solo se condivise con altre persone. Il lato ironico della situazione, fino ad ora, è stato inizialmente vedere cosa un’uomo completamente solo potrebbe fare con tutte le risorse esistenti, ovvero giocare a bowling usando un pick up come palla e degli acquari come birilli, trasformare una lussuosa piscina in un cesso a cielo aperto, rubare cibarie di ogni tipo e ingozzarsi fino ad addormentarsi ecc. Ma successivamente, ciò che fa ridere, è il fatto che Phil, in principio il folle esaurito della situazione, se rapportato a Carol, buonista speranzosa outsider di un mondo senza regole, risulta essere il personaggio più normale e sensato. Tutti ci saremmo comportati (in parte, ovviamente) come lui: chi non vorrebbe distruggere tutto sapendo che niente servirà più a nessuno? Chi non trasformerebbe la casa, o la città intera in un parco giochi? Chi non berrebbe fino allo sfinimento in vista di un non-futuro sempre più certo? Nessuno.
Dopo Walking Dead e The Leftovers, la tv ha finalmente un post-apocalittico divertente, una tragicommedia che racconta il lato ironico della fine di tutto. The Last Man on Earth è una serie tv strana, anti-convenzionale e sorprendente, un esperimento intelligente in un periodo in cui il degrado e lo sgretolamento sociale è diventata un’abitudine. E’ cominciata bene, vedremo dove andrà a parare, anche perché un argomento del genere, o appassiona o annoia a morte.