Tutti noi oggi abbiamo una password che ci permette di accedere ad una posta, o ad un profilo che utilizziamo per comunicare in maniera apparentemente intima; tutti noi navighiamo su Internet indisturbati, illusi dalla libertà di raggiungere, in completa solitudine, infinite informazioni, credendo che il PC sia uno strumento sicuro: “Basta saperlo usare!”, continuiamo a dirci fra noi e noi.
Guardando Mr. Robot si comprende che, in realtà, quasi nessuno delle persone che conosciamo riesca ad utilizzare neanche lontanamente la rete, la grande rivoluzione della fine del secolo scorso che ha condizionato il modo di rapportarci reciprocamente, in maniera totale; Mr. Robot aiuta a comprendere che le competenze che la maggior parte della gente possiede nell’utilizzo del computer siano simili a quelle che un’essere umano medio ha nell’utilizzare il proprio cervello, anzi, probabilmente meno, e non di poco.
Ma niente paura! Capisco che certi argomenti complicati tendano a spaventare anche gli appassionati incalliti di serie tv, nel guardare una saga che naviga nel cyberspazio anziché nel mondo reale o fantastico che sia, ma Mr. Robot è una di quelle produzioni meritevoli d’esser viste a prescindere dai gusti di genere: una storia che progressivamente sprofonda verso un ambiente ostile e che mischia tensione ed eccitazione con sfumature parallelamente reali, ma intangibili. E’ messo in scena un mondo super-attuale e complesso che muove un’esplicita critica alla società del potere e dei miti economici. Il tracciato temporale e psicologico della storia, riesce ad equilibrare e assecondare la giustificata ignoranza su un tema così specifico come l’informatica – costellato da incomprensibili codici che appaiono per magia su schermi che la maggior parte della popolazione utilizza ormai per cazzeggiare, giocare o, sempre più, sfogarsi – con intrecci drammatici introspettivi e argomentazioni che si legano spontaneamente alla sua parte thriller/claustrofobica.
Mr. Robot parla di un haker, uno di quelli bravi, uno fra i migliori in tutta la faccia della terra; Elliot ha un talento innato e il cyberspazio è il suo universo, ma è anche una persona insicura, sociofobica, introversa e con diversi problemi mentali che l’anno portato ad avere gravi problemi di droga. E’ dipendente dalla morfina, parla con un proprio alter-ego che, nella serie, funge da voce narrante, e hakera chiunque incontri sulla propria strada: lo fa con tutti, tanto per lui è una passeggiata, come per noi (tanto per capirci) cercare l’indirizzo di una pizzeria presente su Google. Purtroppo anche questo l’ha portato ad una dipendenza che, però, ha allenato il suo “magico potere”.
Ma tutto l’equilibrio che Elliot si è costruito negli anni rischia di sgretolarsi – fortunatamente per lui – grazie ad una serie di attività terroristico/rivoluzionarie di un gruppo di hacker che ha deciso di entrare e distruggere il sistema informatico della Evil Corp, la corporazione industriale più grande e potente del mondo. Il suo spirito, dedito all’odio verso le ingiustizie, e una storia familiare controversa, lo porteranno a domandarsi quale siano le decisioni giuste da prendere, che pongono da un lato una tranquilla e deprimente vita da impiegato/tossico con problemi sociali e dall’altra l’imponente rottura fra il mondo e il sistema che tutti conosciamo, un sistema pieno di corruzione e in cui il denaro profuma, eccome.
La musica profonda caratterizzata da suoni elettronici sperimentali che si avvicinano alle note delle pellicole Soderberghiane firmate da Cliff Martinez, ma con un tocco molto meno puro, è chirurgicamente inserita tra le scene, riuscendo a creare un’atmosfera tanto tesa quanto irreale. Al tempo stesso, la vita vera, l’attualità più pura che si possa ritrovare in una produzione seriale/cinematografica, s’intreccia con l’irrealtà raccontata dall’autore, rendendo la serie piacevole per tutti quelli che storcono il naso davanti a robe da smanettoni come queste. Insomma la commistione thriller/terroristico/rivoluzionario/tecnologico creata dello sceneggiatore Sam Esmail, rende la serie una delle più interessanti di questo 2015, in quanto provoca, seduce facendo riflettere sul contesto in cui viviamo.
Mr. Robot è un V per Vendetta dell’era cibernetica, che racconta un mondo caotico e il tentativo di semplificarlo, un mondo ingiusto, in mano a conglomerati antropomorfi e avidi che – progressivamente – dovranno preoccuparsi di un terrorismo silenzioso, mirato senza ordigni o omicidi programmati ma che spaventa solo chi ha tanto da perdere; un Robin Hood onirico e tecnologico, caratterizzato da una complessità d’argomenti, narrati però da una semplicità espositiva sorprendente, una serie di eventi che puntata dopo puntata tendono a schiarirsi in un modo così inaspettato da lasciare di stucco anche lo spettatore più scettico.