Il report dell’Hip Hop Kemp 2016
di Redazione8 Settembre 2016
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Foto di: Karolina Janota – Trovi l’album completo qui.
Hip Hop Kemp. Tre parole che indicano il festival Hip Hop per eccellenza, il più grande festival hip hop d’Europa giunto quest’anno alla sua quindicesima edizione.
Per me invece é l’ottava edizione, e come dico sempre agli amici che vengono per la prima volta, il Kemp non lo puoi descrivere, non esiste un termine di paragone se ti sei limitato agli eventi nostrani. Il Kemp é il paese dei balocchi per chi ama l’hip hop e vuole fare festa, in questo i polacchi, che si trovano proprio vicino al confine della Repubblica Ceca e ad Hradec Kralove quindi, la città dove è situato il festivalpark, rappresentano perfettamente lo spirito del “Festival with Atmosphere”. Qui puoi trovare un mix di stili, lingue diverse, una presa bene generale che difficilmente capita di vedere in altri eventi.
Così al “Festival with atmosphere”, oltre ad una line up con decine di artisti americani di assoluto spessore (quest’anno Pete Rock & CL Smooth, Masta Ace, Anderson.Paak, Redman & EPMD tanto per fare 2 nomi) trovi gente non ancora conosciuta in tutto il mondo magari, ma che merita davvero un posto sul vostro ipod.
L’Hip Hop Kemp sono semplicemente le esperienze che vivi in quei soli 3 giorni e mezzo di festival, ma che ti lasceranno un ricordo indelebile per tutta la vita.
Per questo dico che se vieni al Kemp, almeno qualche anno devi campeggiare, che sia nel camping standard o nel vip: se non campeggi, godi solo a metà. Immaginate 20.000 e più persone accampate, provenienti da tutta Europa e non solo, i ghettoblaster, gli stili che si fondono fra loro, le auto dipinte con i pezzi delle crew. Questo è il Kemp.
Ma bando alle ciance, e partiamo con il resoconto di quest’anno, sebbene le cose da dire sarebbero moltissime, molte più di quelle che scriverò di seguito.
Arriviamo al Kemp mercoledì 17 agosto, giorno del preparty, nel pomeriggio inoltrato alla stazione di Hradek Kralove, luogo di incontro per tutti quelli che vogliono arrivare al festivalpark. Immediatamente incontriamo altri kempers italiani, e dopo le presentazioni prendiamo l’autobus apposito (gratuito) che in pochi minuti ci porta dritti dritti a destinazione.
Arrivati così alla meta, dopo aver montato le tende, siamo pronti quindi per goderci il preparty che ha come ospiti niente meno che The Underachievers. La gente stipata nell’hangar è già calda, e risponde entusiasta al gruppo di Brooklyn. Le sonorità trap, con i bassi profondi, scuotono i muri del Backspin, e i kempers aspettavano proprio questo per dare inizio alla festa!
Dopo il live, giriamo nell’area degli stand tra le prime bancarelle di vinili e streetwear già allestite, con la speranza di fare qualche acquisto interessante prima che vengano prese d’assalto nei giorni successivi.
E dopo la prima notte passata in tenda arriviamo a giovedì, il festival apre ufficialmente, tutti gli stages da ora in avanti saranno aperti, a partire ovviamente dal palco principale in cui suoneranno gli artisti più affermati.
Si parte già col botto per noi italiani, con la combo formata da Danno, Don Diegoh & Ice One, ed Alien Dee a rappresentarci, e lo fanno molto bene. Anche all’estero, più forti delle bombe.
Poco dopo è il turno dei Looptroop Rockers. Attendevo da molti anni di poter vedere i Looptroop, e devo dire che l’attesa è stata ben ripagata. Uno show ben collaudato, tre voci all’unisono, un batterista che suona live e permette di passare tra i pezzi in modo omogeneo dando quel tocco umano che ormai sempre più “on stage” é difficile vedere. Non c’è che dire, a mio avviso, uno dei live migliori del Kemp. Promoe é in forma, e le 3 voci si incastrano alla perfezione variando di tonalità, con quel tocco di reggae che sui beat ci sta alla perfezione.
Alle 22.00 è il turno di Anderson.Paak che si dimostra un fuoriclasse, tiene il palco come pochi, suona la batteria magistralmente e nel frattempo canta, una carica e un carisma davvero unici. Sul palco con lui la band che lo accompagna, The Free Nationals, bassista, chitarrista, e Paak come detto alla batteria, che ripercorrono i brani di Malibù, disco che ho letteralmente consumato nella prima metà del 2016. Anderson é un artista giovane ma maturo, che sono sicuro avrà molto da dare ancora alla musica.
Venerdì. Iniziamo con un live di una ottima Chelsea Reject, rapper americana, davvero forte, con cui scambierò quattro parole subito dopo il live, e che vedrò esibirsi sul Main Stage il giorno dopo per il tributo a Sean Price.
Neanche il tempo di riposare e sempre sul palco principale c’è Asher Roth, nome di cui ho sentito spesso parlare e che comunque ho apprezzato e che sicuramente approfondirò prossimamente.
Il Kemp negli anni è utile anche perchè ti permette di scoprire artisti e vederli performare, che è sempre il modo migliore per conoscere nuovi talenti. Proprio come mi successe nel 2005 con dei giovani Foreign Beggars ancora semi sconosciuti. Qui potete vedere uno spezzone di quell’anno in cui spaccarono letteralmente tutto.
Ma torniamo a noi. Neanche il tempo di finire di vedere il live di Roth, che subito è il turno dei Dag Savage, Exile & Johaz supportati da Choosey, in uno degli hangar del festivalpark. Exile (beatmaker che ha collaborato tra gli altri con Blu, Talib Kweli, Pharoahe Monch) ricompone live con l’Akai Mpc 2000Xl (un campionatore, per i non addetti ai lavori) tutti i suoi beats, con una precisione e potenza inaudita. Sono ancora sotto al palco a prendere appunti. Uno degli show che più mi ha impressionato. Incredibili.
Mangiamo un panino ed è subito il turno di Masta Ace, direttamente da Brownswille, e porta tutta l’esperienza e tutta la classe di un 25ennio di musica. Avevo già avuto modo di vederlo esibirsi nel 2005 proprio qui all’Hip Hop Kemp con Inspectah Deck e devo dire che gli anni sembrano davvero non passare per Masta.
Poco dopo nel BackSpin Hangar si esibiscono i francesi A State of Mind che avevo conosciuto sempre nel 2005, una sezione di fiati ad accompagnarli ed un beatmaker con un campionatore a suonare le batterie dei pezzi. Decisamente diverso dal live asettico, a cui purtroppo capita di assistere in altri contesti. Originali, ci stanno.
Ma andiamo avanti, qui siamo al Kemp e come sempre i live non finiscono mai, infatti è il turno di Machine Gun Kelly. Avevo ascoltato il suo album, in preparazione proprio per il Kemp, e devo dire che non rientra molto nei miei gusti in termini hip hop, ma dal vivo mi ha convinto, grande presenza scenica, show studiato e potente, ma la stanchezza ha prevalso e mi accontento di vederlo da lontano, non guadagnando la consueta prima fila.
L’ultimo giorno è arrivato e di conseguenza anche gli artisti che più attendevamo, ma al pomeriggio decidiamo di andare al laghetto vicino all’area festival e a rilassarci (un’idea che altre centinaia di persone hanno già avuto). Dopo poco che siam lì, notiamo un paio di ragazzi seduti su una sedia in mezzo al lago, ah ah!. Guardando meglio, sono su un surf con al centro una sedia da campeggio che navigano sull’acqua. I migliori. Questo è lo spirito del Kemp tanto per fare un esempio, gente pazza e presa bene, bei live, relax e tanta voglia di far festa.
Prima di sera, passiamo allo Chapeau Rouge Freestyle Corner, lo spazio più underground del festival, dove é possibile tra le altre cose anche scratchare (ovviamente dopo aver verificato di averne le capacità), e improvvisiamo una jam session con gli altri 3 dj presenti. Un’altra cosa bella del Kemp è per l’appunto la facilità di creare connessioni, e se hai un po’ di skillz e sei sveglio, magari riesci a fare una collabo oltre confine, che non fa mai male eh eh.
Arriviamo alla sera, ed il primo live a cui assistiamo è quello degli Artifacts. Poco prima, in uno stand vicino all’hangar dove suoneranno, El Da Sensei, Tame One e Dj Kaos si fermano per firmare autografi, fare foto e e vendere il merchandising. Purtroppo il tutto non sembra riscuotere troppo entusiasmo da parte dei kempers, infatti Tame e El Da sono seduti con aria di attesa, e forse neanche loro capiscono il motivo di tanto disinteresse. Ma il Kemp é un turbinio di live, e capita anche questo, che artisti storici si aggirano per il festivalpark indisturbati. Comunque, appena inizia lo show, i nostri beniamini sono carichissimi come sempre, e con l’aiuto del pubblico introducono Come On Wit The Get Down ed è subito il delirio. Le hit si susseguono, inframmezzati dai loro pezzi solisti, un live serissimo, impeccabili, ancora una volta insegnano stile a tutti.
Sul Main Stage va in scena poi il tributo a Sean Price con Smif n Wessun, Rock, Top Dog, di nuovo Chelsea The Reject come detto, e Raz Fresco. Duckdown nella casa! Wrekonize, Bucktown, i classici scorrono uno dopo l’altro mentre questi matti se ne vanno in giro con una bici per il palco. Lo stile fatto live.
Vorremmo andare avanti ore con loro, ma Pete Rock & Cl Smooth ci attendono (lo so è un duro lavoro ma ci tocca ahahah). Due artisti che non necessitano di presentazioni, Mecca and the Soul Brother, The Main Ingredient, bombe su bombe.
Cl Smooth solido davvero, nonostante avessi alcuni dubbi, dovuto al fatto che non mi risulti suoni tantissimo a giro, invece notevole, tiene il palco molto bene e tutto fila veloce e liscio fino a quando è il turno niente meno che di Redman & EPMD.
Sì, proprio così. Redman, EPMD, la storia dell’hip hop, semplice, classici su classici, Da Joint, Rockwilder e tanti altri, se non li avete mai visti live è il momento di farsi un regalo.
Manco il tempo di fiatare ed eccoci sotto al palco con A-F-R-O. Il giovane mostro, l’enorme stazza e l’enorme talento. Sedicesimi come se piovessero, mille cambi di flow, la gente é in visibilio per lui, tanto che al termine del live si intrattiene con tutti, facendo foto, firmando autografi per una buona mezz’ora, e solo gli inviti insistenti del suo manager lo portano nel backstage. Il ragazzo gioca proprio bene, continua così.
E’ il turno di Planet Asia, 50% dei Cali Agents. Non una pausa per recuperare fiato, decine di pezzi, facendosi gli svuoti da solo, spostando il dj che lo supportava, senza nessuna doppia voce. Ad un certo punto si butta sul pubblico e prosegue il live in mezzo alla folla. Peccato che al termine dello stesso, chi pensava di poter avere una foto o un autografo come ricordo sia rimasto deluso, perchè Planet scompare rapidamente nel backstage a godersi il meritato riposo.
In contemporanea, se preferivi scialartela invece di stare accalcato tra la folla negli hangar, potevi andare nel Vip Lounge, spazio adibito ai dj set, dove trovavi i nostri super veterani Soul Boy & Ice One, supportati al mic sempre da Don Diegoh e Alien Dee (che poco prima ha fatto anche il suo show completo di beatbox molto potente nell’hangar) mentre Danno a sto giro, tra un vinile e l’altro, si dilettava anche lui alle ruote d’acciaio. Anche quest’anno possiamo dire che gli italiani ce l’hanno fatta a portarla a casa bene. Daje.
A finire in bellezza ci sarebbe stato anche il live degli Onyx alle 3.00 di notte! Ma l’hangar stipatissimo, e il sopravvenire di un po’ di stanchezza da parte nostra ci ha fatto desistere da tentare l’impresa. Peccato, perchè ad assistere allo show di Sticky & Fredro trovavi niente meno che Boot Camp Clik, Redman, EPMD, Planet Asia e Raz Fresco!
Per noi dopo poche ore, è giunta così l’ora di smontare le tende, e continuare la nostra permanenza sempre in Repubblica Ceca a Praga.
L’Hip Hop Kemp è terminato, ci vediamo il prossimo anno, anche quest’edizione è trascorsa come se fosse un unico giorno di 72 ore. Di storie, incontri, ce ne sarebbe da scriverne un libro come detto, a partire dallo stage per i bboy che vede dal pomeriggio fino a mezzanotte un susseguirsi di contest, show di popping, locking, footwork, poi lo stage reggae, il wrestling femminile nel cioccolato, il torneo di streetball, e mille altre attrazioni, ma il miglior consiglio è di fare come me, e l’anno prossimo essere al Kemp, il “Festival with Atmosphere”. Capito?