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FORSE NON È PIÙ NEL KANSAS
ARTS

Spleen recensisce NO BORDERS VR



FIRST!!1!!

Dopo innumerevoli avances e favori sessuali concessi alle persone giuste del mondo del cinema (Omar) sono riuscito ad entrare in possesso del magico visore che trasmette il primo film/documentario in Virtual Reality: No Borders.

Per guardare questo film è necessario indossare un visore per la realtà virtuale che consta in uno scatolotto con delle lenti al suo interno, nel quale va alloggiato uno smartphone. L’audio è fruibile grazie a delle cuffie, ma si può sfruttare anche la cassa dello smartphone.

Va beh inizia la visione e la prima impressione è “che cazzo di figata, peccato per i poveri che non possono permettersi questo accrocchio” (tipo me).

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Il film parte con un breve cappello introduttivo di Elio Germano.


A proposito, lo sapete che la famiglia di Elio è molisana?

Beccatevi questo negazionisti e revisionisti geografici.


Un’altra curiosità: Elio è un rapper, fa parte del gruppo BestieRare, non ho mai ascoltato nulla prodotto da loro, ma scommetto che chiude più rime di Fabri Fibra.
E per gli amici dietrologi e complottisti che ci leggono sempre: Elio ha vinto 3 David di Donatello (migliore attore protagonista), uno ogni 4 anni, dal 2007.

Tutte le edizioni in cui ha vinto sono state presentate da Tullio Solenghi. Coincidenze?

coincidenze

Nel documentario si parla dei migranti che passano (passavano) presso il centro Baobab a Roma, dove un sacco di volontari si occupavano della loro accoglienza, raccogliendo cibo, cucinando e fornendo assistenza.


Un bel giorno il comune di Roma chiede a tutti di abbandonare il centro Baobab volontariamente, così da poter essere trasferiti in un’altra struttura, dato che questo verrà demolito.


Peccato che lo spazio alternativo non verrà mai assegnato.

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I migranti sono così lasciati un po’ allo sbando dalle autorità italiane e quindi provano ad andare nelle nazioni confinanti, che però ce li rimandano qui a calci nel culo.


E quando se ne tornano qui sbattono la faccia contro la polizia di frontiera che, frustrata, li manda letteralmente affanculo.
“Andate via”, ma “dove” non si sa.

La storia in sé è una di quelle che offre i consueti spunti che si sentono da che ci sono queste orde di migranti in Italia e può far nascere riflessioni, talvolta anche intelligenti, talvolta invece sfociano nel becero, ignorante “ma perché non se ne tornano nel loro paese?”.

bullshit-detector

Nel documentario, secondo me troppo corto, sfruttando la visione a 360 è possibile potersi guardare attorno semplicemente muovendo la propria testa…

È una sensazione nuova, è come avere un dolby surround video, per cui quando ad un certo punto ho sentito una sirena di un’ambulanza dietro di me mi è bastato voltarmi per vedere l’ambulanza davvero…


Sì lo so, tra qualche mese sembrerà di leggere la testimonianza di un cavernicolo che accende il fuoco, ma in questo momento della storia si tratta di un’innovazione quindi non rompete i coglioni.

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Dopo questa esperienza mi sono informato sui migliori visori VR che ci sono in commercio e tra quello che ti permette di muoverti all’interno di una scena e un altro che ti tracka il movimento della pupilla per eseguire gli spostamenti l’unica cosa che mi viene da dire è

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Infine:

so che attualmente l’unico cinema che sta sfruttando abbestia il VR è, ovviamente, quello per adulti.


Dico “ovviamente”, per via della regola 34.


Ma.

C’è un ma.


I porno in VR non sono a 360°, bensì a 180° (in b4: a 90° ihihihih) e ora vi illustro il perché di questa scelta:

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Dalla vostra inviata asiatica Trisha Takanawa è tutto. Linea allo studio