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Ritmi brasiliani a Tokyo: Silvio Lucio Anastacio



A chi di voi ha già avuto la fortuna di visitare il Brasile, soprattutto la zona di San Paolo, sarà capitato di imbattersi in visi dai tratti orientali. In Brasile infatti vive circa il 62% dei giapponesi naturalizzati all’estero, il che equivale a circa un milione e mezzo di cittadini di origine giapponese.

Si tratta dei discendenti dei cosiddetti dekasegi che, in seguito ad accordi stretti tra i due paesi, da un lato per il problema di sovraffollamento nelle campagne e dall’altro per la mancanza di sufficiente manodopera nelle piantagioni di caffè, lasciarono il Sol Levante nei primi decenni del Novecento e si trasferirono in Brasile.

La migrazione inversa, occorsa soprattutto negli anni Ottanta, diede vita in Giappone a comunità concentrate soprattutto nella zona vicino a Hamamatsu. Oggi in Giappone si contano circa 270.000 individui brasiliani di origine giapponese.

In Giappone, l’evento brasiliano sicuramente più noto è l’Asakusa Samba Carnival che si tiene ogni anno a Tokyo l’ultima domenica di agosto. Iniziato nel 1981, vede la competizione tra oltre quindici scuole di samba e la partecipazione del gruppo vincitore del Carnevale di Rio.

Nell’ambito musicale spicca il ruolo di Lisa Ono, cantante di bossa nova e principale ambasciatrice della musica brasiliana in Giappone.
Da Saci Perere, un bar-ristorante di musica live brasiliana a Tokyo aperto proprio dal padre della cantante, vi potrete inoltre imbattere in Silvio Lucio Anastacio, cantautore e compositore brasiliano, noto in particolare per aver contribuito a “Passion The Game of Life”, lanciata ai Mondiali di calcio del Giappone del 2002 e tuttora trasmessa in occasione di eventi legati alla nazionale di calcio giapponese, e per aver adattato e cantato in versione bossa nova con Simon Le Bon nel 2001 la canzone dei Duran Duran “Save a Prayer”, entrambe prodotte da Nick Wood, con cui Silvio vanta una lunga collaborazione.

Siamo andati a intervistarlo per comprendere meglio il fenomeno della musica brasiliana in Giappone e per capire cosa c’è dietro le sue musiche lievi e nostalgiche.

“Save a prayer”, duetto con Simon Le Bon.

Ciao, Silvio. Nell’assistere ad alcuni tuoi interventi musicali, ho avuto spesso l’impressione di trovarmi davanti a una persona che è nata per fare il musicista e che non riuscirebbe a fare altro nella vita. È così? Come nasce il tuo rapporto con la musica?
Beh, in effetti non penso che riuscirei a fare altro. Posso dire che la musica ha sempre fatto parte di me. Sono cresciuto in una famiglia di musicisti: mio padre, pur avendo un mestiere che gli dava uno stipendio stabile, il fine settimana si trasformava in musicista. Era clarinettista e sassofonista e fu lui a indirizzarmi alla musica, insegnandomi a suonare il clarinetto fin da piccolo.
Una volta adolescente cominciai a interessarmi alla chitarra e al canto ed entrai al conservatorio per studiare tecnica vocale. Volevo diventare cantautore e una volta finito il conservatorio, cominciai a girare per tutto il Brasile, in particolare nel nord, partecipando a festival, suonando in club, componendo musica per serie tv, pubblicità ecc.

Che cosa ti ha portato in Giappone?
Nel 1994, un amico mi invitò a partecipare a un’audizione con in palio un tour in Giappone. Vinsi e senza pensarci due volte preparai la valigia e mi trasferii a Tokyo.

Come fu l’impatto e secondo te quali sono le maggiori difficoltà cui va incontro un musicista straniero in Giappone?
I giapponesi sono ben disposti alla musica e, in particolare, a quella brasiliana e l’accoglienza fu buona.

Ho collaborato e duettato con Lisa Ono, Tetsuya Komuro, fondato la band Minaswing nel 2001 e nel 2014 dopo sei anni di lavoro è uscito il mio primo album come solista: Last forever.

Penso che una delle difficoltà maggiori cui vada incontro un artista in Giappone sia costituita dal problema della lingua, ma nel caso della musica è forse più semplice, visto che comunque essa rimane un formidabile mezzo di comunicazione.

Come definisci la tua musica?
World music: una musica internazionale che accoglie vari suoni e li riproduce per abbracciare il mondo. Non desidero creare una musica definita, ma piuttosto una sorta di sintesi originata da quello che ho dentro, dai miei sentimenti.

La musica è la mia vita ed è anche il risultato delle molteplici melodie che mi circondano: il vento, le voci della natura, le stesse voci umane, le risate dei bambini, la speranza nel futuro, l’oscurità come la luminosità e il senso di mistero dell’universo…

Benché tu definisca il tuo genere world music, è innegabile l’influenza della bossa nova nel tuo stile. Secondo te qual è il futuro della bossa nova in Giappone?
A mio modesto parere penso che il picco della bossa nova, come del samba e dell’MPB (musica popolare brasiliana), sia stato superato anche se ha continui ritorni di fiamma. In passato, in Giappone venivano molti artisti per tournée di vari giorni. Oggi si assiste a un drastico calo e di certo non per mancanza di talenti.

Quali sono i tuoi maestri o modelli di riferimento? 
Mio padre Domingos Anastacio che mi ha avviato alla musica, mia madre Marta che mi ha iniziato al canto e mia sorella Lourdinha cui rubavo la chitarra per strimpellarla!

Tra i grandi nomi brasiliani, Milton Nascimento, Caetano Veloso, Djavan, Roberto Carlos e Gilberto Gil.

“Pode ser” (nell’album Last forever è presente la versione in duetto con Bebel Gilberto, figlia di João Gilberto)

Si dice che i giapponesi in generale abbiano un orecchio fine e apprezzino la buona musica e che quest’energia di contro venga avvertita dal musicista. Cosa ne pensi?
È vero. I giapponesi, oltre a essere molto interessati alla musica in generale, sono aperti a conoscere e ad avvicinarsi a qualsiasi tipo di musica. Non è un caso che le maggiori case discografiche al mondo siano giapponesi: Sony, Victor, Toshiba, Avex, solo per fare qualche esempio.

Quali sono i tuoi progetti futuri?
Il lancio di un disco con Jun Abe, artista e produttore giapponese altresì noto per essere produttore del gruppo AKB48, una raccolta di musiche registrate durante i concerti live della mia band Minaswing, un album di canzoni da me composte e lanciate da artisti di fama internazionale, una raccolta di canzoni solo mie e un singolo per i giochi olimpici che si terranno quest’anno a Rio. Si tratta di un adattamento in versione portoghese della canzone “Rio” dei Duran Duran.

“Meu Mundo Amor” per l’anime e manga Jormungand.

Silvio è nato tra le montagne di Minas Gerais. La prima volta che vide il mare aveva 4 anni. Il padre raccolse moglie e cinque figli e li portò a Rio de Janeiro a vedere il Cristo Redentore.
Il mare lasciò in Silvio un’immagine forte, ricca di sentimento che tuttora lo accompagna nelle sue canzoni.

Album: Rio (Pass the Baton)

Per saperne di più:

  • Il sito di Silvio QUI
  • Silvio su iTunes QUI

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