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Cosa fare per cambiare (2 di 3)



Proseguiamo il nostro discorso sul cambiamento.

Dopo aver deciso qual è il nostro obbiettivo, come dicevamo nello scorso articolo, possiamo procedere al secondo step che consiste nell’individuare quali sono gli elementi di resistenza che impediscono il cambiamento.

Ma attenzione: non si tratta di andare a trovare eventuali colpevoli, che non serve a niente (anzi è un’ottima scusa per scaricare le responsabilità e rimandare).
Ci interessa invece comprendere come funziona il problema.
Un problema ha la struttura di un cerchio, di un loop.
Capire quali sono gli elementi che mantengono questo loop renderà possibile scegliere il tipo di cambiamento e la strategia più efficace.

E arriviamo al punto centrale, all’aspetto chiave del cambiamento strategico.
Trovare quali sono le soluzioni che ho messo in atto finora e che non hanno funzionato.

Se la soluzione che ho provato non funziona, ostinarsi a ripeterla diventa un nuovo problema.
La complicazione è che l’essere umano tende a riutilizzare strategie che in passato hanno avuto successo, e spesso si fatica ad abbandonarle, applicando in casi estremi un solo modello a tutte le questioni della nostra vita.

Il mulo abituato a fare sempre la stessa strada un giorno si trova davanti a un masso franato. Può cambiare strada e aggirarlo oppure ostinarsi a voler percorrere lo stesso tragitto, battendo la testa sul masso fino a rompersela.
Sperare che invece sia il masso a rompersi significa essere fin troppo ottimisti o sopravvalutare il proprio cranio.

Questo vale per tutti i livelli: personale, interpersonale, istituzionale.
Una persona adulta che risolve problemi utilizzando comportamenti che funzionavano al liceo (“sei infantile!”)
Una coppia che si ostina a ricercare le emozioni provate nei primi tempi (“sei cambiato/a!”).
Un’azienda che non segue i cambiamenti del mercato ostinandosi a reiterare un modello antiquato.
Qualcuno forse si ricorda cos’era Blockbuster 15 anni fa e cosa è oggi (niente, è fallito).
Il mercato si è spostato sul digitale, in modo relativamente lento, eppure i padroni incontrastati del video-noleggio sono stati colti di sorpresa. Ora comanda Netflix, che ha iniziato consegnando pizze e DVD a domicilio.

Una volta compreso quale sia il nostro protocollo di riferimento, la costante che ci identifica quando andiamo ad affrontare una sfida, possiamo interrogarci sul fatto che funzioni o meno per questo caso specifico, o se invece alimenta il problema.

La settimana scorsa vi ho chiesto di individuare nel dettaglio COSA volete cambiare.
Il compitino di questa settimana è porsi questa domanda, e porsela con sincerità:
Qual è l’elemento comune a tutti i miei problemi?
Qual è la costante che posso ritrovare in ogni decisione che prendo?
Tendo a delegare? Evitare? Rimandare? Faccio SEMPRE finta di niente, entro SEMPRE in allarme rosso? E via dicendo.

A volte quella che crediamo sia la nostra più grande risorsa è anche il nostro più grande limite. Non esiste una strategia che sia valida in ogni situazione.

Col prossimo articolo concluderemo questa serie dedicata al cambiamento andando a vedere alcune tecniche specifiche di problem solving.

Alla prossima settimana per la puntata finale sul cambiamento!