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Referendum: come cannarlo alla grande



La settimana scorsa vi ho proposto una riflessione su alcuni “difetti” della mente umana che ci tengono ben lontani da un’ideale razionalità assoluta.

Se anche la scienza moderna sta abbracciando l’idea che non ci sia un’unica verità assoluta, l’uomo farebbe bene a rassegnarsi.

Ma passiamo al peggio che vi avevo promesso: gli altri due punti cardinali dei bias cognitivi.
Eh si, perchè come vi avevo detto martedì scorso, non solo siamo sopraffatti dalle troppe informazioni, dalle quali dobbiamo estrapolare forzatamente un significato, c’è anche…

IL BISOGNO DI AGIRE VELOCEMENTE

Per poter agire dobbiamo convincerci che le nostre azioni hanno un senso, altrimenti resteremmo paralizzati nell’infinità di scelte che ci si parano davanti.
Prendere una decisione e “chiudere la pratica” nel nostro cervello, è una trappola in cui cadiamo facilmente perché è gratificante e ci alleggerisce (“e anche questa è fatta!”).
Non è un caso che riuscire ad agire seguendo un piano a lungo termine è la prerogativa delle persone di successo.

Tendiamo inoltre a favorire la decisione più semplice e chiara, che rimanda a cose che già conosciamo, piuttosto che scegliere l’opzione più complessa, a prescindere dalla sua validità Hilary era complessa, Trump era semplice.
Impresentabile, ma semplice e quindi comprensibile (è meglio il diavolo che conosco rispetto al diavolo che non conosco).

RICORDARSI LE COSE

Le informazioni generiche sono riutilizzabili e contengono meno spazio sul nostro Hard Disk C:ervello (scusate la battuta da nerd). Tendenzialmente, col tempo generalizziamo.
Se non possiamo comprimere l’informazione, scegliamo gli aspetti che spiccano e scartiamo il resto.
Uno dei lati negativi è che quando rinforziamo una memoria “compressa” (ricordate sempre l’esempio delle immagini jpg.), capita che ci infiliamo dentro elementi estranei.
Inoltre l’archiviazione dei contenuti varia a seconda di come abbiamo vissuto l’evento che vogliamo memorizzare.
Un aspetto emotivo influirà pesantemente su come ricordiamo un dato “oggettivo”.
La memoria è una gran bugiarda, lo sa bene chi tiene un diario e se lo va a rileggere anni dopo.
Alla fine, di una lunga amicizia di tanti anni fa possiamo ricordare solo che “Gianpiero è un coxxxxne”.
Così si fa prima.

Insomma, tutto questo pistolotto per chiedervi: avete deciso cosa votare in 3 secondi?
Basando la vostra scelta su cosa?
Le analogie tra schieramento politico e tifo da stadio sono fin troppe, e la razionalità va comprensibilmente a farsi benedire.
Sono diversi anni che in una dibattito politico nessuno riesce a finire un discorso.
Ma forse non ce n’è bisogno perché si chiede implicitamente all’elettore di decidere a priori dove schierarsi.
Penso sia per questo che Sgarbi continua a essere invitato. L’ho cronometrato. Ci mette una media di 4’15” per iniziare a urlare insulti.

L’aspetto pragmatico passa in secondo piano ed è pericoloso quando si vota sulla costituzione.
Una cosa giusta detta da una persona che odiamo rimane giusta. E viceversa. Punto.

Personalmente andrò a votare non so ancora cosa, ma so come: con le mani nei capelli, indeciso fino all’ultimo.
Perché non ho potuto prendere le ferie per analizzare la questione.
Mi sono dovuto affidare a fonti che ritengo autorevoli perché ho deciso arbitrariamente che lo sono.
E va bene così.
Ma non si può liquidare una questione dicendo “lo ha proposto Renzi quindi è giusto/sbagliato”.
Altrimenti il signor X è disonesto perchè è (aggiungere etnia straniera a piacere).
E’ lo stesso processo cognitivo.

Nella ricerca scientifica gli osservatori non sanno mai quale teoria si cerca di convalidare in un esperimento, rischierebbero di interpretare i dati prima ancora di osservarli. Si chiama effetto Rosenthal.
Vuol dire osservare il mondo cercando la conferma alle nostre idee precostituite.
Ed è quello che molti di noi stanno facendo adesso pensando al referendum.
E’ il motivo per il quale Trump è presidente.
E’ stata la base della campagna Brexit.

Buon mal di testa.