Proseguiamo il discorso della scorsa settimana.
Abbiamo visto la straordinaria retorica della “scommessa di Pascal”, adesso spostiamola sulla gelosia e vediamo come cambiano le cose:
Non posso sapere se la mia compagna mi è fedele finché non scopro che mi tradisce.
Se mi ha tradito e l’ho scoperta, non posso sapere se lo farà di nuovo o se è sinceramente pentita.
Le sue rassicurazioni non servono a niente perché se mi è infedele cercherà di non essere scoperta (infatti rassicurare un geloso peggiora soltanto le cose).
Quindi non potendo conoscere la verità oggettiva, devo scommettere.
Se scelgo di essere geloso avrò una relazione difficile perchè La gelosia esaspera il partner, spesso fino al punto di spingerlo davvero tra le braccia di un’altra persona.
Se scelgo di fidarmi potrei un giorno avere una brutta sorpresa.
A questo punto dovrebbe iniziare a essere chiaro il punto del mio discorso.
A prescindere che Dio esista o meno, come voglio vivere la mia vita nell’attesa di scoprirlo?
E come voglio vivere nell’attesa di scoprire se la mia compagna prima o poi mi tradirà?
La vita stessa ha un pessimo finale (spoiler: si muore), ma non ci pensiamo tutti i giorni.
Perché quello che conta è il presente. E’ tutto quello che abbiamo.
Questo aspetto è importante da considerare e nella mia pratica da psicoterapeuta ritrovo molto spesso: quando il passato o il futuro diventano oppressivi è segno che manca qualcosa nel presente.
Se teniamo lo sguardo fisso sul passato, magari a causa di un ricordo doloroso, vedremo solo cose che non possiamo cambiare.
Se invece guardiamo sempre al futuro guarderemo sempre più lontano, le nostre speculazioni saranno sempre più imprecise e inquietanti, fino a raggiungere il pensiero della fine. Questo per esempio è alla base di molte ansie e attacchi di panico.
Nel frattempo il tempo passa e il presente non vissuto diventa comunque passato, la vita non vissuta rimane vuota e cerca qualsiasi cosa pur di riempirsi: rancore, invidia, paura (questo lo approfondiamo in qualche articolo su Jung).
Quando la mente genera domande che non meritano una risposta, o per le quali non esiste una risposta precisa, si crea un loop, si cade in un “dubbio patologico”.
La vera domanda da farsi sarebbe “come mai ci penso continuamente?”.
Un ultimo pensiero per i gelosi: se la gelosia è il copione che si ripete in tutte le mie relazioni, la costante sono i partner? Non credo proprio.
I partner cambiano e io rimango geloso, quindi in questa equazione la costante che determina il risultato sono io.
Cordiali saluti.