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JJ investigazioni



La sera era dietro l’angolo, la serranda mezza chiusa lasciava filtrare dai piccoli forellini schizzi di luce. Lo sbattere di tacchi contrastava con l’assoluto silenzio dell’asettico corridoio, regalando femminilità ad un contesto che non era evidentemente preparato a ricevere niente di simile. L’arredamento dell’edificio era molto semplice, un paio di poltrone in pelle marrone e sparute piante ad intervalli regolari. “una cosa proprio triste” aveva pensato Kalra. Otto metri di corridoio, circa venti passi, giusto il tempo che servirebbe ad un indeciso per cambiare idea, ma questo non era proprio il momento per tornare indietro e voltare le spalle a tutto. Così il momento fu esente da colpi di scena, la mano sinistra si alzò e picchiò tre volte sulla porta con vetrata, esattamente poco sotto la grossa scritta “JJ investigazioni”.

“Che nome stupido” le era scappato sottovoce.

– Avanti. – Disse una voce dall’altro lato.
– Salve signorina
– Signora. Salve a lei.
– Posso aiutarla?
– Ecco, sì, si tratta di mio marito. È sparito.
– Ehm noi in realtà non ci occupiamo di sparizioni.
– Voi?
– Sì, io ed il mio collega John. Io sono Jack.
– JJ…ora capisco. La prego, non so prorpio a chi altro rivolgermi.

Dalla porta alle spalle di Karla iniziò uno strano squittio ed un affannoso armeggiamento.

– Cazzo Jack, vuoi aiutarmi? Le tazze scottano!

L’avvenente cliente allungò il braccio e spalancò l’accesso.

– Salve signorina
– Signora
– Sì, salve signorina Signora, io sono John. È qui per il gatto?
– Ahah, signora non è un nome, quale gatto?
– Il gatto della vedova Helybar, doveva mandare la figlia.
– No, io mi chiamo Karla e odio i gatti.
– Meglio così, tanto non lo avevamo trovato.
– Ehm John, scusate se vi interrompo, posso avere il mio caffè?
– Merda Jack, non vedi che sto lavorando? A proposito, come posso aiutarla?
– Mio marito, è sparito.
– Interessante. Ha qualcosa da mostrarci?
– Solo la sua valigetta, ma non ricordo la combinazione.
– Per questo il mio collega Jack ha una soluzione. Vero Jack?
– No, beh, sì, roba da principianti.
– Allora la lascio a voi, quant’è il compenso?
– Compenso? Giusto, sì, ecco. John?
– 100 adesso e 100 per ogni giorno a seguire fino al ritrovamento.
– Perfetto, ecco a voi, qua c’è il mio numero. Chiamatemi se scoprite qualcosa. Di notte e di giorno.

Con lo stesso sorriso col quale si era presentata, la donna uscì. Dietro di se lasciò due uomini indecisi, una scia al gusto di vaniglia e un biglietto falso da cento euro. “Più facile del previsto”, aveva pensato. La valigetta conteneva una bomba e qualche pezzo di carta trovato qua e la per la casa, le era stato commissionato da un certo McCullan, padre, a quanto pare, di una figlia delusa da uno dei due coglioni chiusi nella stanza alle spalle. Odiava il proprio lavoro, ma con gli uomini, specialmente così stupidi, provava un certo gusto. Si sentiva una paladina.

– Quella sì che è una cliente Jack, ero stanco di stanare gatti dalle fogne.
– Cosa pensi di fare adesso John?
– Aprire la valigia, per iniziare
– Come John?
– Hai un coltello?
– Sì, ecco, potrei tagliare qua.
– …
– …
– …
– …
– Cosa vedi?
– Sembra un orologio, forse da parete, è grandissimo.
– Un orologio?
– Sì, e dei documenti, tanti documenti…e questo…
MIX’DUP venerdì 11 settembre al Saschall. Credo sia una festa.
– Una festa? Quindi se la sta spassando il maritino?
– Forse, o forse no. Dovremo andare a vedere.
– Chiamiamo Karla?
– Non ancora, lo faremo appena verrà fuori qualcosa.
– E l’orologio?
– Dallo alla vedova Helybar, come risarcimento per il gatto…