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Hip Hop Kemp 2008



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Dicono che le cose, per essere apprezzate, debbano prevedere una fine.

Probabilmente hanno ragione, anche se, purtroppo, non ci sono pervenute molte testimonianze che avvalorino la tesi contraria.

Escluso Crhistopher Lambert si capisce.

Il sentimento comune che generalmente colpisce le persone alla prima partecipazione ad un evento come l’ Hip Hop Kemp è lo sgomento, essere testimoni di un raduno così imponente porta la mente verso orizzonti lontani, fatti di strade buie e slang anglofoni come colonna sonora.

Ci si sente spaesati poi, quando d’un tratto, si ha a che fare con le facce presenti, che, al contrario, ricordano molto di più le terre fredde della madre Russia. Due realtà ideologicamente lontane e nel mezzo tu, fisso, immobile, ad ammirare l’Hip Hop Kemp 2008, il più grande festival europeo a tema RAP.
Welcome to Repubblica Ceca, direbbero di là dall’oceano, da questa parte.

Sin dall’inizio le premesse erano delle migliori, l’Hip Hop Kemp non tradiva, né nella fisicità della composizione, né nella scelta degli ospiti. Un palco centrale a far da fulcro del festival, sopra al quale si son consumate le performances degli artisti più importanti. Poco distante un hangar – l’ U.N.I.T.Y hangar -, alla vista poco diverso dagli altri, ma di un rosa intenso nell’essenza.

Dentro, infatti, regnava sovrana Yarah Bravo con la sua crew di “sbandate” strafamose (da Bahamadia, a Roxanne Shante, Stacy Epps, Eternia, Invincibile, Apani B…).

E poi ancora spazi dedicati al breaking, al djing e beatboxing, e per il writing una delle hall of fame più grandi che si possano incontrare in Europa (praticamente tutta la recinzione in muratura di un ex aeroporto militare).

E infine la parte bucolica del festival, chiamata DOMECZECH, zona interamente riservata all’esibizione dei gruppi nazionali.

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Orfano di due mostri sacri il festival ha saputo sopperire alle mancanze di Pharoahe Monch e degli Army of the Pharaohs (ricoverato il primo, “trattenuti” in aeroporto i secondi), potendo contare comunque su un programma di tutto rispetto. Dall’apertura con gli olandesi Pete Philly and Perquisite, che hanno mostrato una carica difficilmente equiparabile ed un’ottima presenza sul palco, per poi arrivare agli EMC ormai divenuti ospiti fissi del Kemp,, che hanno scioccato i fans con un doppio show DISCO – OLD SCHOOL e (cambio di abiti/atmosfera compreso!) Fino al gigante Guilty Simpson e combriccola Detroitiana, che ci ha scortato al passaggio nord ovest, per scivolare con una ventata d’aria del settentrione ai Looptroop Rockers, che, sempre freschi, hanno tenuto divinamente il palco con uno show che ha ripercorso tutti i loro album.

Dopo una notte di pausa, il sabato, abbiamo camminato insieme a Mr Lif & Akrobatik per tortuose strade del mondo Definitive Jux,in situazioni al limite dell’ underground , e con acrobazie metriche e capriole di flow, abbiamo raggiunto gli amici Zion I e gli ottimi Majors , che hanno montato un gran ‘live’ stile Hip Hop Classic, mcing e tecniche di turntablism veramente eccelse. Il tutto nell’ arco di un giorno , il tutto nell’arco di poche ore , dove ogni gesto sembrava dettato più dalla tempistica frenetica di una metropolitana, che da un festival park. E mentre il vagone sferragliava senza pausa, in un attimo di silenzio, come fosse una stazione, son saliti sul palco i Kontrafakt, gruppo slovacco di prima riga, e subito di seguito gli Atmosphere & Brother Ali, veri e propri animali da palcoscenico, mostri e giganti di stile che con le loro strofe hanno buttato benzina sopra un fuoco che ardeva ormai da ore senza sosta.

Nell’ultimo giorno del Kemp, dopo qualche artista inglese e qualche nome dell’Est Europa, si arriva allo show per eccellenza, al grande nome della giornata, forse a quello più atteso di tutto il Kemp: The Roots nel posto! il mix, creato dalla bravura di artisti del calibro di QuestLove , BlackThought e combriccola, l’energia creata dallo scontro tra un pubblico in fibrillazione e la loro musica (perchè di vera e propria musica si tratta), è stato un qualcosa di indescrivibile e, con una buona oretta passata tra successi, dimostrazioni musicali al limite della comprensione umana e skit con il pubblico, siamo scivolati quasi alla fine di questo sogno che da un anno attendevamo di vivere.

Per fortuna lo shock del ritorno alla realtà non è immediato e dopo aver bevuto, mangiato e sedato gli animi,gli spettatori del Kemp si sono potuti riempire il cuore con un altro po’ di buon rap con l’after party, che, come per l’open quattro sere prima , era gestito da Kaze, ottimo mc, noto alla massa per il lavoro svolto con il grande producer 9th Wonder.

Per tirare due somme il giudizio sul Kemp è sicuramente, anno dopo anno, più che positivo, dato che, dal punto di vista italiano, si sta radicando una partecipazione sia a livello di pubblico che a livello di artisti partecipanti. Anche quest’anno con gli ormai resident dj’s Walterix e D1, con la partecipazione al progetto U.N.I.T.Y. B-girl stage, di Marya e Vaitea , accompagnate da Esa, Mirko Miro e Maybez , con la presenza in vari palchi di beatboxers italiani come Dhap e Morad ,dell’ intera crew Spns attiva nella promozione di autoproduzioni, nell’ introduzione di brand e visual art factory come Gold e Sketchthisout, in qualità di partners e collaboratori ed altrettanti breakers, dj’s o writers in giro per gli spazi disponibili, fanno sì che piano piano anche la Penisola abbia lo spazio che merita.

Ovviamente sebbene il festival sia una sorta di paradiso dell’ hip hop, qualche problemino in un evento a questi livelli c’è sempre – il più grosso quest’anno è stato il coordinamento dei diversi palchi sui quali erano presenti, a volte contemporaneamente, molti (forse troppi) grandissimi nomi. Lo spettatore, messo davanti all’indecisione di una scaletta troppo fornita di big, poteva arrivare completamente distrutto a fine giornata, riuscire a vedere almeno l’80% delle cose che s’era prefissato, era quindi un impresa a dir poco eroica. Ma, per tornare all’inizio, il bello delle cose sta anche nell’amaro che lasciano in bocca, in quella anche minuscola presenza di insoddisfazione, capace di darti la forza per riuscire ad aspettare un nuovo anno.

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È così che ce ne andiamo noi con rinnovato entusiasmo, distrutti, ma desiderosi di esserci ancora l’anno che verrà.

The sun will rise for you again !!

Qui la galleria dell’Hip Hop Kemp 2008

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