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Le mura imbrattate…



Questa volta i comuni di varie città hanno deciso di prendere provvedimenti severi o originali iniziative.

Si parla di “deturpazione” degli edifici pubblici, perché oggi (come ieri) una scritta sul muro è considerata un imbrattamento. Dichiarazioni d’amore, insulti politici, opinioni personali volgarmente rese pubbliche su palazzi che possono avere un valore storico incommensurabile.

Meglio un freddo muro grigio privo di espressione.

Ma perché non guardare un po’ indietro?

Forse in certi casi un po’ di cultura non guasta…

Che dire di quella che viene chiamata “arte rupestre”?

Sì, di quel patrimonio di valore incalcolabile, di quell’arte (perché è catalogata come arte e non come “deturpazione”) che cita aneddoti della vita durante l’età paleolitica, quando ancora la scrittura non era neanche lontanamente contemplata. Quei graffi sono la testimonianza di un’espressione, di una comunicazione che oggi chiameremmo “non convenzionale” e che non potremmo mai paragonare all’art street contemporanea.

Oppure si pensi a Pompei: dopo l’eruzione vulcanica del 79 d.C. la cenere ha perfettamente conservato dei segni sulle pareti, che sono stati riconosciuti come graffiti e che hanno fornito una notevole fonte di documentazione per quanto riguarda la cultura del primo secolo dopo Cristo, che le fonti scritte non ci riportano.

Non è una cosa nuova, quindi.

Atti vandalici anche nell’antichità!

Ma non si potrebbe interpretare come “libertà d’espressione”?

In un paese in cui la libertà di parola non la si trova neanche sui quotidiani, poiché è risaputo che la censura è un dato di fatto in Italia, i cittadini in che modo possono esprimere il proprio sdegno?

Quelli che lo fanno servendosi di un muro di un’abitazione vengono subito tacciati come “vandali”.

Effettivamente lo spray, se usato come forma di comunicazione e non come espressione artistica, non si può dire che si tratti di un’opera ornamentale.

Ma esistono anche diversi modi di sfruttare una parete.

Che dire del graffito vero e proprio?

Del disegno accuratamente progettato e realizzato nella notte?

Si può chiamare “deturpazione” una realizzazione di spray artists come Blu o Banksy?

In molte città mondiali il fenomeno del writing è considerato opera d’arte, a tal punto di organizzare vere e proprie mostre che contano moltissimi visitatori ogni giorno.

Berlino Est, ad esempio, è un evidente dimostrazione di come viene considerato il graffito. Grigi palazzi trasformati in supporti per dipingere: basi per decorare la città.

In ogni caso, i comuni di Firenze, La Spezia, Pontedera, Pisa e Grosseto non sono di questo avviso.
Nessun atto vandalico, nessun edificio sfigurato.

A Firenze palazzi storici o monumenti che si trovano all’aperto, come in Piazza della Signoria, sono sorvegliati a vista da pattuglie della polizia o telecamere 24 ore al giorno.

La Spezia ha escogitato un sistema di task force, che si occupa di rimuovere le scritte entro le 48 successive alla comparsa e che viene finanziato per il 30% dai proprietari dei palazzi, mentre il rimanente 70% è a carico del comune.

Pontedera ha deciso di organizzare per il periodo estivo, una manifestazione che vede coinvolti writers di tutta Italia per lasciare libero sfogo alla loro “spray-art” in alcuni luoghi della città predefiniti: i lavori compiuti non verranno rimossi.

Pisa attuerà dei provvedimenti ancora non ben definiti.

Grosseto qualche mese fa ha visto coinvolto il sindaco in prima persona, che attrezzato di pennello e vernice ha deciso di risolvere personalmente l’antiestetica dei palazzi.

Ma nessuno ha mai pensato ad un’unione tra vecchio e nuovo?

Possibile che giunti al secondo millennio, la società che palesa cultura, buonsenso e apertura mentale, non riesca ad uscire dal baratro di convenzionalità in cui si ritrova, senza porre nuove opportunità di sviluppo creativo?

La risposta a tutte queste domande io non riesco a trovarla, benché scorga elementi di dissenso e illegalità per permettere di esprimere sé stessi, ponendosi contro a ciò che una giusta moralità propone.

Voi l’avete trovata?

Per rimanere sempre in tema consigliamo la visione del documentario “Graffitaly“, girato da Mandy Rosen, prontamente intervistata dalla nostra Morgatta.

Foto di Giuseppe D’Ambrosio.