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Netflix, la miniserie dei Da Quagga



Netflix. So cos’è, ma non ce l’ho. Ho poco tempo per la TV.

Non so neanche cosa sia un Quagga, guardo pochi documentari (si scrive pochi si legge nessuno).

Premetto che non sono un grandissimo fan della serie TV più famose, quindi se mi parlate di Stranger Things piuttosto che di Breaking Bad sappiate che mi limiterò ad annuire per darvi l’impressione di sapere di cosa state parlando.

No, sono più legato alle serie di una volta, quelle che guardavo daggiovane, tipo Supercar/A-team/Riptide, oltre ai sempre ottimi gialli di J.B. Fletcher e del Dr. Sloane. Ma anche serie nostrane, come Distretto di Polizia (tranne le stagioni 7 e 11, non si possono vedè), o Linda e il Brigadiere. Il Maresciallo Rocca lo rivedo circa tre volte l’anno, mia figlia conosce a memoria anche alcune battute. Di Friends ho tutti i DVD. Ho anche tante puntate di The District, adoro le scarpe di Mannion, che poi ha la stessa voce di Seeley Booth in Bones. La voce di Fox Mulder di X-Files ha fatto da narratore a Peppa Pig, invece, prima di fare Californication, che mi piaceva poco, preferivo Nip/Tuck. Law & Order lo guardo per rispetto di Ice-T. Mia moglie ama Le sorelle McLeod, lo guardava anche in gravidanza, mia figlia è nata con la passione per i cavalli. The Closer e Major Crimes, yeah. Ma non mi appassionano le serie TV. Un mese fa, una domenica mattina ci siamo svegliati per caso alle 7 ed abbiamo acceso, per caso, la TV. Per caso abbiamo visto la prima puntata di Chuck. E la seconda. E tutta la prima stagione. Di fila. Fino alle 19. Da quel giorno la mia percezione della realtà è falsata. Credo sia colpa dell’intercept.

Dicevo, per chi come me è estraneo da questo mondo, voglio segnalare questa sorta di denuncia sociale portata avanti dai DA QUAGGA, gruppo veronese che mischia sonorità Hip Hop e Funk come il Quagga mischia il cavallo con la zebra (ora lo so!). Fuori con il loro primo album, Istinto, il gruppo ha voluto portare sul tubo una serie di tre episodi ispirata alla piattaforma Netflix dove le rime di Fama raccontano il dramma vissuto da un ragazzo che, dopo aver ottenuto la password da un amico, abbandona la vita reale per gettarsi nel mondo delle series. Alla chitarra Tommaso Martellini appare serissimo, ma non temete (ATTENZIONE: SPOILER) prima del finale ci fa la linguaccia.

Ottima musica, tema ironico e clima goliardico, in pratica una presabbene.

Hazzard. Mi ero dimenticato di Bo e Luke…