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È BELLO QUASI QUANTO FABIO COCCIA
MUSIC

Casino Royale



Testo Davide Deiv Agazzi
Foto Emanuela Nuvoli

Milano, 2011, un giorno d’Aprile.

Arriviamo nel capoluogo lombardo belli carichi. La primavera è già in full bloom, Milano sembra resa ancora più frenetica dalla campagna elettorale in corso. Dopo aver inseguito Patrick per settimane, finalmente riusciamo ad incontrarci. I Casino Royale sono nuovamente on the road, il nuovo disco uscirà a giorni (nel momento in cui scrivo il pezzo è già effettivamente uscito) ed il gruppo di Crx si prepara all’imminente tour. L’appuntamento è in studio, per togliersi la ruggine di dosso e ritrovare i vecchi automatismi. Ovviamente c’è Patrick (che a breve sarà padre, congratulazioni), oltre a Pardo (chitarre), Cesarone (batteria), Geppi (basso), Gabry (percussioni e pad) e Alioscia (voce).

I Casino si ritrovano per studiare la scaletta ed i nuovi arrangiamenti dei pezzi. Pardo si gira verso di me e mi chiede “Tu la faresti Protect me?” Si, io la farei. Ma io ne farei tante. Al momento in scaletta sembrano rientrare Milano Double Standard, Royal Sound, The Future, Anno Zero. Vecchie canzoni riprendono vita, assumono nuove forme, si vestono di nuovi abiti.

Tra una prova ed un’altra c’è il tempo di fare una chiacchiera, l’argomento è scontato: ”Io e la mia ombra” il nuovo lavoro in studio per Alioscia & co.

Deiv Cominciamo parlando del disco nuovo?

Alioscia Quale?

Nel frattempo Patrick prova l’arrangiamento di “Ogni singolo giorno.”

Deiv Beh mi è girata voce che state uscendo con un disco nuovo..

Alioscia Ti dico questa. C’è un mio collega che mi dice sempre: “quand’è che fate un disco nuovo, che quello vecchio mi ha già rotto i coglioni?”

Risate in studio.

Alioscia Il disco l’abbiamo appena finito per cui per noi il mood è quello. Alla fine di ogni lavoro c’è un po’ questa crisi post parto dove, guardandoti indietro, ti sembra di aver dato il massimo, sei molto contanto ma noti anche i difetti.. è normale. Fa parte del processo creativo. Credo che abbiamo dato il massimo, anche considerando che in questo disco abbiamo lavorato in una modalità nuova. Buona parte dei Casino Royale sono sparsi per l’Italia, siamo tutti in una fase della vita con famiglia, altri lavori, bambini in arrivo, per cui abbiamo lavorato nei ritagli di tempo, concedendoci qualche week end assieme. Abbiamo avuto 15 giorni questa estate, ma per il resto, il disco è stato fatto in questo modo qua. Prima scomparivamo e ci chiudevamo in sala prove..

Pardo Per certi versi è un disco moderno, anche da questo punto di vista. I tempi ed i modi con cui viene realizzato un album sono cambiati molto. La differita, e quindi anche la tecnologia, soprattutto internet, ci è venuta incontro. Vivendo in posti differenti avevamo un folle scambio di file tra di noi.. poi quando arrivavamo ad avere un punto d’incontro cercavamo di trovarci per 3 o 4 giorni di seguito e così si quagliava.

Alioscia Abbiamo lavorato praticamente come se fossimo una community web.

Deiv Come si chiama il disco?

Alioscia: Io e la mia ombra. E’ stato il primo pezzo che è nato e sai.. coi Casino non c’è un unico modo di lavoro in cui nascono i pezzi. Spesso ci sono canzoni che son state fatte per diventare un pezzo nuovo, oppure il riarrangiamento di qualcosa che è venuto fuori durante le prove e che magari è rimasto lì a decantare per dei mesi. Questo brano per esempio nasce da un giochino di Patrick che aveva fatto questa versione molto anni 60 di un pezzo reggae-soul che si chiama “Shadow”.

Patrick Era una cosa che avevo provato durante un live..

Alioscia Quindi dal titolo del brano siamo passati al concetto dell’ombra, che per noi è un po’ la chiave di lettura della depressione diffusa che c’è adesso.

Deiv Quindi l’ombra come specchio?

Alioscia Come specchio ma soprattutto come l’altro io, quello scuro, quello che uno si porta dietro o che sceglie di richiudere in cantina. Una summa delle varie ansie, diciamo.

Pardo Secondo me c’è anche una chiave positiva, perchè l’ombra rappresenta la tua proiezione, quindi qualcosa che vorresti essere o che vorresti raggiungere.

Alioscia O anche la presa di coscienza che non ci sono solo cause esterne, magari sei tu che ti nascondi dalla luce e ti ripari sotto l’ombra. Poi sai, i testi, a parte quelli super espliciti, tu li scrivi e la gente se li sente addosso. Noi siamo cresciuti ascoltando roba inglese o americana spesso non capendo neanche cosa dicessero i testi ma poi quelle canzoni sono diventate degli inni. Per cui c’è anche questo giochino qua. E’ stato il primo pezzo a nascere e ci sembrava che fosse evocativo rispetto agli altri temi del disco: si parla molto delle relazioni tra individui e dei rapporti con gli altri, nella società ma anche nella coppia o con gli amici. Non mancano chiaramente le parentesi urbane su Milano dove descrivo la situazione della città, la decadenza urbana, il degrado, però alla fine c’è anche un po’ una chiave positiva di lettura di questo disco. Questa cosa della luce che viene sempre fuori, che non è una visione mistica, ma è solo il voler prender coscienza del fatto che tutto sommato viviamo in una condizione, se vogliamo, privilegiata e quindi vale la pena di cercare una chiave positiva anche nel quotidiano, senza chiudere gli occhi.

Deiv Il disco come suona?

Pardo L’ho fatto sentire ad un amico e lui mi ha detto “come al solito mi avete spiazzato. Non so dirti quale sia il mio preferito ma, comunque, mi avete spiazzato.” Questo credo sia una costante nostra ma non è una cosa studiata a tavolino, è sempre venuto in modo molto naturale contraddirci. E alcune volte è stato anche controproducente eh.. però vedere che lo zoccolo duro dei nostri ascoltatori ci ha sempre seguito con entusiasmo.. anche considerando l’evoluzione tecnologica che ad oggi ti permette di ascoltare di tutto rendendo gli ascoltatori sempre più smaliziati ed abituati a cose nuove. I “bordi” fra i vari generi musicali si assottigliano sempre di più.

Alioscia Sai se dovessimo ripetere le cose che ci siamo già detti.. siamo partiti con Dainamaita, tralasciando le cose più ska e quelle più big band, poi Sempre più vicini, CRX, poi siamo passati da Royalize, Royal Rockers e tutto il resto. L’altro disco, quello con Howie B (Reale) è un disco che lui ha realizzato per farci tornare a suonare assieme, dopo anni che non lo facevamo, per ricompattarci. Quindi quello era il risultato di una rock band che va in studio mixando con un’impronta abbastanza reggae per ottenere un lavoro abbastanza “classico” che fra dieci anni avrà la sua dignità. Quindi dalle nostre eterne discussioni su come fare il disco, ci siamo detti: “ricordiamoci che abbiamo fatto Crx e ci hanno guardato come dei marziani.” Adesso quello viene considerato un disco pop, così come pop sono considerati un gruppo come i Prodigy. La riflessione quindi ci ha spinto a voler stabilire un link con una generazione che non è legata ai Casino Royale; conta che siamo stati fermi nove anni, non siamo gli Afterhours. Una maniera per stabilire un contatto è quella dell’energia del suono, la “pacca” insomma. Direi che il disco è un po’ come se tu venissi a mangiare al nostro ristorante e ci trovi un piatto nuovo: lo stile della cucina però rimane quello.

Deiv Chi è il produttore di questo disco?

Pardo Ce li hai davanti.

Deiv Voi spesso avete lavorato con gli inglesi, ricordo che dietro ai CRX c’era Tim Holmes dei Death in Vegas.

Pardo Tim Holmes mixò quel disco ed era anche un gran tecnico di studio, però molta era farina del nostro sacco. Ma già prima avevamo lavorato con Ben Young che ci aveva letteralmente rivoltati come calzini, e lo dico in modo positivo, insegnandoci molto su come si lavora in studio.

Alioscia Volevamo anche provare a fare le cose da soli, perchè sai, a volte il produttore deve fare un po’ da arbitro per mettere d’accordo le idee di tutti. A questo giro ci siamo detti: abbiamo 40 anni proviamo a farlo da soli. Ci siamo parlati prima fra di noi, chiaramente non è stato facile, ma ci siamo riusciti. E’ un po’ quello che dicevo in Dainamaita “testa contro testa, il suono graffia al cuore”.

Patrick Quello spirito lì è sopravvissuto.

Alioscia Devo dire che i Casino Royale si rivolgono ad un pubblico molto eterogeneo. Il nostro pubblico va dall’amante dell’underground che a 15 anni è rimasto folgorato dai Casino, al programmatore di radio che si ricorda di “Anno Zero.” Per dire, non riusciamo a capire se “Anno Zero” è una canzone di merda e non si può più sentire o se, semplicemente, è la hit super hit dei Casino.

Deiv Tu veramente non sai darti una risposta!?!

Alioscia No. Mi do tutte e due le risposte. A volte penso sia un pezzo grandioso, a volte mi dico “che palle”. Però immagino che anche i Rolling Stones quando vanno a suonare “Satisfaction” magari hanno i coglioni sfracellati. E’ per questo anche che cambiamo gli arrangiamenti.

Deiv C’è qualcosa che non rifareste o che pensate di aver sbagliato, in carriera?

Alioscia Sai, anche le cose sbagliate, se le leggi bene, servono a capir qualcosa. Non saprei che altro rispondere.

Deiv Non so, non avete mai pensato di esser troppo avanti, per l’Italia?

Alioscia No, quello no. C’ questa cosa che viene fuori nella musica italiana, quando quelli underground, con un piede nel mainstream, se ne escono con cose tipo “cazzo meritiamo di più” , ti faccio l’esempio del mondo Afterhours, il Paese Reale e palle varie. Quando tu vai a suonare al Tunnel o alla Flog, e sei uno che non vende milioni di copie, non riempie i palazzetti e sei lì a berti una birra ed hai un mondo di persone che ti stima ed una di queste persone ti si avvicina e ti dice “Manuel Agnelli sei troppo un figo, quando sono depresso ti ascolto sempre”. Ecco, a te piace quella cosa lì! Per cui è anche una questione di scelte. Tu vuoi piacere alla gente che ti sembra cool, figa o di riferimento, che in Italia NON è la maggior parte della gente, altrimenti questo sarbbe un paese diverso, e in questo modo hai fatto una scelta. Non è che qualcuno ti obbliga a fare hip hop o ad esser underground.

Pardo E’ anche vero che il paese è male, in questo momento è molto male, rispetto a qualsiasi altro paese in Europa. Per dire, la coprtina del disco ce la sta facendo Tom Hingston (autore di grafiche per Massive Attack, Gnarls Barkley e Grace Jones), il numero uno inglese, uno serio che, prima di mettersi a lavoro vuol sentire il disco, e la prima frase che ci ha detto è stata: “ragazzi, avete sbagliato paese”.

Alioscia E’ anche vero che se fossimo in Inghilterra saremmo un gruppo in mezzo agli altri, qua invece siamo considerati uno dei gruppi seminali.

Pardo Qui non ci sono differenziazioni, c’è il pop di Mariah Carey e poi tutto il resto..

Patrick Il resto tutto insieme, in un gruppo indefinito.

Pardo Stanno chiudendo tutti posti, tipo il Tunnel di cui parlavamo prima..

Patrick Anche il Rolling..

Alioscia Diciamo che in Italia non c’è l’urgenza della musica, la gente se la vive in generale in maniera passiva.

Pardo Si, la Cultura in generale direi.

Alioscia O ti sbatti a creare la tua scena..sono scelte. Se vuoi fare il figo vendi meno copie. Sennò fai le cover e allora avrai maggior esposizione, ma anche lì ci saranno le persone che ti dicono “che palle questo che fa le cover.” Per cui io credo che Casino Royale sia un gruppo di successo, chiaro non di successo economico si parla, però se non siam contenti noi, con tutta la gente che ci vuol bene, col fatto che abbiamo tracciato una strada e tutto il resto, noi siamo ancora qua. Siamo qui dall’87, possiamo ancora stupire e, forse, se imbrocchiamo un singolo, possiamo anche vendere. Anche perchè non vedo altri gruppi che abbiano sostituito i Casino. Qualcuno dice i Subsonica ma direi che facciamo cose diverse.

Deiv Decisamente.

Alioscia Così come non è arrivato un gruppo di 20enni pieni di attitudine che ci ha dato una scarpata in faccia e ci ha mandato a casa. Che nel processo creativo ci sta, ma ancora ci difendiamo bene. Tornando alla tua domanda direi che, forse, i rapporti personali avremmo potuto gestirli meglio.

Pardo Sai cosa ci è mancato? Una cosa che è manca a tutti, ovvero tutto quell’intorno professionale che c’è negli altri mondi. Il manager per esempio. Se tu sei in Francia, hai un buon gruppo, trovi sempre qualcuno a fine concerto che viene a dirti: “ciao, io sono un manager, avrei queste idee per voi.” Questa figura in Italia manca assolutamente. Manca tutto l’indotto di figure professionali che girano attorno alla musica.

Deiv Il disco vostro uscirà su Universal giusto?

Alioscia Qualcuno ci diceva di fare un leasing in banca per fare il disco per conto nostro e non dare nulla alla Universal..

Pardo Ma visto che i debiti in banca li avevamo già..

Risate.

Alioscia In Italia, il mondo major, pur essendo in piena crisi, ha ancora un buon ascendente sui media da un punto di vista politico. Ma nulla di più. Noi siamo il classico gruppo “da major” che però deve esser gestito in modo indipendente. Abbiamo sempre scelto praticamente tutto noi. Non che sia mai arrivato qualcuno a dirci come vestirci o cosa fare. Non siamo Giusy Ferreri che, un giorno è cassiera, quello dopo è Amy Winehouse, quello dopo è Cher..

Pardo Solo Cecchetto in Italia sa fare questa roba, prendendo i ragazzini e trasformandoli. Ha creato un mondo..

Alioscia ..di mostri.

Risate.

Deiv La casa discografica che ha detto? C’erano pressioni di qualche tipo?

Pardo Abbiam fatto degli ascolti intermedi che comunque sono stati apprezzati, per cui non c’è stato neanche modo di entrare in conflitto con loro.

Alioscia Ora come ora, nei media, e te lo dico io che lavoro in uno di questi (Deejay TV), si fa fatica ad accender la luce su qualcosa che è già stato raccontato. Si preferisce il gruppo da one-hit-wonder, tipo il “pop porno” della situazione. I giornali hanno voglia di parlar di cose nuove, per cui la notiziabilità è una cosa che conta molto. Nel nostro caso, col fatto che siamo a giro dall’87, qualche giornalista dice “wow! sentiamo cosa hanno fatto!” mentre qualcun altro inevitabilmente dice “minchia, ancora?!”

Pardo I media lavorano con una mentalità antica. Aspettano sempre l’uscita dell’album. L’uscita dell’album!?!? Ma siam nel 2011!! C’è internet, è assurdo. Adesso siamo in un momento x in cui le case discografiche ed i media ancora lavorano in questo modo mentre i ventenni non hanno mezzi per promuoversi ed emergere. Poi ogni tanto capita “il caso” del tizio che fa milioni di visualizzazioni su youtube e poi però, magari, non ha un album.

Alioscia Poi ci sono le eccezioni, gente come Moddy o Kaos che, non gliene frega niente di andare in tv e che ovunque va fanno il loro show con duemila persone davanti. Quindi, tornando al discorso di prima, non è solo che i media non ti cagano, è che tu per primo devi farti cagare dalla tua gente, dalla tua scena.

Deiv Ok quindi, di fondo, che aspettative avete da questo disco?

Attimo di silenzio, pausa di riflessione.

Alioscia Io vorrei aver delle conferme.

Pardo Le aspettative di quando sei ragazzino, agli inizi, chiaramente non le hai. C’è l’aspirazione a guadagnare sempre un po’ di più, non in termini di soldi ma anche. Nel senso che tutto diventi più facile.

Patrick Poter lavorare meglio, avere più tecnici sul palco, cose così.

Alioscia Sai la gente vede il servizio sul magazine o il video in tv e si immagina chissà cosa. E invece siamo tutti i giorni ad aver a che fare con menate di cazzo, sacrifici, conti che non tornano, cose così. Siamo privilegiati a fare quel che vogliamo fare, poterlo fare con un po’ più di serenità sarebbe il massimo. Non è che ci aspettiamo di suonare nei palazzetti il prossim anno. In più c’è questa cosa che noi, con ogni disco, sembra sempre che siamo al primo e che dobbiamo dimostrare qualcosa. Questo, in realtà, è anche positivo, ti da la grinta per salire su un palco e dire “adesso ti spacco il culo.” Altrimenti sarebbe noia. Rischi di diventare come Robbie Williams che fa mega successi e non sa che fare della sua vita.

Pardo Rick Rubin sostiene che dovresti registrare ogni disco come se fosse il primo, per trasmettere quell’intensità lì.

Alioscia Ad un livello come il nostro devi essere bravo a dare continuità a quello che fai. Fai questo disco, fai un tour estivo, un tour invernale, se sei sveglio fai un Royal Rockers 2, poi cambi e fai una cosa a teatro.. insomma, devi sbatterti per creare più progetti che girano intorno al tuo nome.

Deiv Per esempio.. quando ci fu la bolla della musica italiana alternativa sul finire degli anni 90 e mi riferisco a cose come Casa Sonica, Mescal, Consorzio Produttori Indipendenti.. che è successo secondo voi?

Pardo Beh noi per esempio quando abbiamo aperto Royality Records, che è stato il periodo della rottura con Giuliano.. ci siam resi conto che avevamo una dimensione millimetrica rispetto a quello che è il vero mercato musicale italiano. All’epoca avevamo pochi esempi che erano già andati male, tra l’altro.

Alioscia Quelli che vanno avanti sono quelli di nicchia però, per dire, magari sono tranquilli economicamente e possono gestirsi sperimentazioni perchè non devono necessariamente ricavar soldi da quella cosa lì. Però è anche vera un’altra cosa dello scenario italiano. Ovvero, che non è che qua ci sono gruppi di rock indipendente che hanno scritto “Karma police” e la gente non se li caga. In Inghilterra questa gente si scontra col fatto che devi far delle canzoni e devi far delle hit. Qua in Italia, per diventare i Radiohead, permettimi, ma devi scrivere comunque una “Karma Police”.

Pardo E’ una questione di maturità.

Alioscia Cioè, non pensare che ci sia tutto questo sommerso di gruppi fighissimi a cui però viene negato l’accesso ai piani superiori. Dove cazzo sono sti gruppi? Io guardo video di roba italiana dalla mattina alla sera e il 90% fa cagare. Poi quando arriva qualcosa di bello io sono super contento, ma non è che noi dei media non lo vogliamo mettere. Poi non c’è nessuno che magari apre un magazine, apre una radio, apre un sito. Le cose più interessanti possono essere cose come il Mi Ami di Carlo Pastore e del suo socio, che nasce come cosa da sfigati e adesso è un happening a prescindere dai media. Ci vanno 5-6 mila persone, al giorno, in un week end. C’è gente che c’ha lavorato. Ci fossero dieci Carlo Pastore avremmo dieci festival del genere. Ma per non essere così negativi, girando, noi ci rendiamo conto che, più che nelle città grandi, in provincia c’è, secondo me, il fermento giusto. La gente si è rotta il cazzo di dover venire a Milano, di dover andare a Roma, di dover andare di qua, di là, e comincia a farsi le cose sue. Tanti festival carini che abbiam girato sono soprattutto in provincia perchè c’è l’idea di dire “voglio far qualcosa di carino, con la mia gente, con delle micro economie, se lo facciamo ci sentiamo diversi da questa città di rotti in culo ed è quello lo spirito giusto.” A Milano la gente lo fa per mettersi in mostra o per lavorare, o per far diventare opinion leader la tua agenzia creativa. Per cui diciamo che, se vogliamo raccontare anche un aspetto positivo, secondo me dalla provincia qualche segnale c’è di voglia di fare.”

Deiv Grazie, è stato un piacere.

Casino Royale Grazie a voi.