Fino a qualche giorno fa io Silvia Romano manco sapevo chi fosse, ma tutto questo baccano mi fa riflettere.
Mia figlia è nata libera e farò di tutto perché cresca libera. Libera di vivere come meglio crede, libera di essere ciò che vuole, libera di sentirsi bene. E anche libera di decidere di seguire il resto del gregge o scegliere di percorrere altre strade, inseguendo un ideale diverso da quello dei più, mettendosi in gioco. Rischiando di cadere di faccia ma con la possibilità di trovare mete migliori.
Quando sarà il momento mia figlia volerà da sola, seguendo il vento che riterrà più adatto alla sua anima. Non sempre sarà il vento che io e sua madre sceglieremmo per lei, ma non fa niente. Se quel vento si dovesse placare saremo lì a soffiare per sostenere il suo volo ed aiutarla ad arrivare alla sua meta.
Il vento di Silvia l’ha portata in Africa, in Kenya, semplicemente per fare del bene. È un vento diverso dal mio, che alla sua età cercavo di avviare un’attività per costruirmi un futuro, ma non meno nobile, anzi. Lei lavora per costruire il futuro anche di altre persone mettendo a rischio il proprio.
Silvia viene rapita il 20 Novembre 2018. Posso solo immaginare l’incubo nel quale piomba la sua famiglia, mentre la vita dell’italiano medio non viene scalfita da questo evento. In TV si parla solo di porti chiusi e confini blindati.
Il 9 Maggio scorso Silvia viene liberata in Somalia e fa il suo rientro in Italia l’11. Il sorriso della ragazza che scende dall’aereo è un’immagine che scalda il cuore, in un periodo dove ogni espressione è nascosta da una mascherina.
Silvia è tornata a casa grazie al lavoro di persone che si sono mosse dietro le quinte, in silenzio. Un lavoro iniziato quando in Italia si parlava di decreti sicurezza e terminato oggi che i decreti servono a contenere il contagio da Covid-19.
Hanno pagato un riscatto? Ok. Una vita vale molto di più di tutto l’oro del mondo.
Questa vicenda mi lascia perplesso. Da una parte mi rassicura vivere in uno stato che, nonostante le difficoltà, le crisi e le pandemie, è riuscito a garantire il rientro a casa di una sua cittadina; e porre fine all’incubo suo e della sua famiglia. Dall’altra mi spaventa la rabbia di chi si sente derubato dal pagamento di un riscatto che, per quanto alto possa essere, diviso fra tutta la popolazione sarà costato quanto un caffè a testa. Da asporto, si intende.
Il vento che ha spinto Silvia fino in Africa ci ha riportato Aisha, che altri non è che Silvia convertita all’Islam. Invece di scrivere cazzate su Facebook riflettete: non è meglio accogliere il sorriso di Aisha piuttosto che veder tornare una Silvia vittima di abusi o torture? Personalmente, che ripeto fino a pochi giorni fa non ne avevo mai sentito parlare, sono più contento di averla vista tornare in piedi avvolta nel velo islamico che distesa e coperta da un tricolore.
Ogni frase preceduta da # diventa uno slogan figo, più facile da scrivere che da mettere in pratica. #iorestoacasa e poi porto il cane a pisciare dodici volte al giorno per fare un giro. #andràtuttobene finché non cerchi di passarmi avanti in fila al supermercato, se ci provi muori male. #primagliitaliani si ma quelli che dico io e che la pensano come me, e soprattutto se è gratis.
Riflettete prima di scrivere. Perché Silvia Aisha Romano è figlia di qualcuno. E quel qualcuno potremmo essere tutti.
Foto in copertina – Silvia ritratta da Piskv a Canosa (Fonte)