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GIÀ TRATTORIA DA PIETRO
Street art

La Lotta è Fica | L’ultimo progetto di CHEAP!



Un inno al Femminismo

In questi giorni Bologna è femminista, grazie all’ultimo progetto di CHEAP: “La Lotta è Fica”.
Abbiamo chiesto a Sara Manfredi, una delle fondatrici, di raccontarci qualcosa in più.

Cos’è CHEAP?

CHEAP è un progetto, un collettivo, uno sguardo non obiettivo, un’associazione.

Il materiale che abbiamo scelto di indagare è la carta, lavoriamo sul formato del poster ma facciamo paste-up. Immaginiamo che i nostri interventi possano essere intesi come street art, anche se sentiamo una tensione verso l’arte pubblica.

Indaghiamo prevalentemente il paesaggio urbano, ma con delle significative eccezioni. Ci occupiamo di linguaggi contemporanei ma è evidentemente anche un posizionamento politico. Inoltre curiamo e progettiamo interventi con altr* artist*, sebbene alcuni dei nostri solo project siano di per sé interventi di public art.

Preferiamo pensare che CHEAP abbia la capacità di eccedere le etichette, le categorie stringenti.

Cheap - Foto Michele Lapini
ph. Michele Lapini

“LA LOTTA E’ FICA”, il vostro ultimo progetto, fa luce sul femminismo in maniera forte e spudorata. Da dove nasce la scelta di affrontare determinate tematiche?

Questa pandemia ha funzionato in vari ambiti come un acceleratore, che ci ha imposto un terribile reality check: all’interno di questa crisi, i divari di genere preesistenti si sono dilatati.

Si è chiesto di restare in casa anche a donne che nelle proprie case non sono sicure perché convivono che uomini violenti. Il problema della violenza di genere è stato completamente ignorato all’interno del discorso pubblico istituzionale.

Sono state chiuse le scuole e non sono mai state riaperte, configurando uno scenario piuttosto scontato. Se, già in un periodo di normalità (e per normalità ci riferiamo all’assenza della peste), la divisione del lavoro sulla base dei ruoli di genere comporta per le donne una maggior responsabilità in termini di lavoro di cura domestica; è piuttosto evidente che la chiusura delle scuole, insieme alla malattia dei familiari, hanno fatto aumentare questa richiesta esponenzialmente; causando con ogni probabilità l’abbandono da parte delle donne del lavoro salariato, specialmente per quelle che non possono attuare lo smartworking.

Cheap - Foto Michele Lapini
ph. Michele Lapini

La crisi sanitaria legata alla pandemia ha effetto anche sullo spostamento di risorse economiche dai servizi di salute sessuale, riproduttiva e materna. In un paese dove i consultori erano insufficienti prima dell’arrivo del virus, è legittimo temere che alle donne non verrà garantito il diritto di accedere a servizi sanitari fondamentali.

In uno scenario del genere ripartire dal femminismo ci sembra solo un atto di buon senso.

CHEAP non è nuova alla realizzazione di progetti di arte pubblica attraversati da energie femministe: nel 2017 ha portato in Italia le Guerrilla Girls per la loro prima affissione di poster nello spazio pubblico; ha lavorato ad un wall con MP5, in collaborazione con Non Una Di Meno;

Nel 2018 ha ideato e curato un’intervento per la Casa delle Donne di Bologna in occasione del Festival della Violenza Illustrata, coinvolgendo l’artista canadese MissMe. Più recentemente, ha portato a Bologna la campagna internazionale di School of Feminism “Ringrazia una femminista”.

Cheap - Foto Michele Lapini
ph. Michele Lapini

Ci sono dei riferimenti femminili del passato o del presente a cui vi siete ispirate per selezionare le opere da esporre sui muri Bolognesi ?

I nostri riferimenti non sono femminili, sono femministi.

L’ipertesto di riferimento di CHEAP spazia dalle perfoming arts ai fumetti. Se oggi dovessimo dire chi è un punto di riferimento ed hanno influito sulla nostra pratica e sulle energie che attraversano il nostro progetto, penso che i nomi sarebbero tre.

Le Guerrilla Girls, di cui abbiamo curato, nel 2017, il primo intervento nello spazio pubblico in Italia. È evidente che abbiano fatto scuola per approccio e metodo, oltre che aprire la strada ad una critica puntuale sulla questione del gender gap all’interno del sistema dell’arte.

Tania Bruguera, ospite nel 2019 a Bologna, della biennale Atlas of Transitions; dove ha realizzato un intervento tra arte pubblica ed arte partecipata, che sviscerava i temi della migrazione e dei confini. Insieme a lei, nelle strade di Bologna, abbiamo posto una domanda da cui non c’è scampo: “I confini uccidono: dovremmo abolirli?

Adesso guardiamo a Kara Walker perché porta avanti un percorso straordinario sulla blackness. Un percorso che lavora su altre pesantissime eredità coloniali e sui residui del suprematismo bianco.