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Tarantino Comics



 

Dopo aver visto Django Unchained mi sono chiesto se Tarantino, oltre che dallo spaghetti western e dalle sua consueta conoscenza dei meandri della produzione cinematografica, non avesse preso qualcosa anche dai fumetti. Per associazione di idee mi sono anche chiesto se vi fossero dei fumetti in cui Tarantino o qualcuno del suo circolo non fossero direttamente implicati. La risposta a gran parte delle mie domande arriva dalla pubblicazione sulla linea Vertigo della DC Comics dei primi tre numeri della miniserie in cinque episodi che si chiama come l’ultimo film di Tarantino e che consiste in un adattamento del film curato dallo stesso regista.

Nell’introduzione al numero uno Tarantino spiega che il racconto a fumetti è basato sulla prima stesura scritta del film e che, oltre a essere fedele specchio del film stesso, contiene anche tutte le scene che erano nel copione ma che poi sono state tagliate dalla versione originale cinematografica. Solo questo basterebbe a rendere la serie un must! E non c’è quindi da stupirsi se il numero 1 sia andato rapidamente sold out.

Per dare un po’ di crediti i disegni sono affidati al serbo Rajko Milosevic o -come preferisce essere chiamato – R. M. Guera: un disegnatore che ha lavorato a lungo in Yugoslavia (fra l’altro anche in serie western degli anni ’80 come Texas Riders), che risiede attualmente a Barcellona e che è noto per aver già collaborato con la Vertigo su Scalped. Nel secondo numero la sceneggiatura è affidata al grande autore afro-americano Reginald Hudlin, noto per il suo fantastico ciclo di Black Panther e che del film Django Unchained è stato uno dei produttori. Il terzo numero, uscito negli Stati Uniti il 10 aprile, è sceneggiato ancora da Hudlin ma con i disegni questa volta affidati a Denys Cowan: un disegnatore che è stato fra i fondatori della filiale “afroamericana” Milestone della DC e produttore della serie animata Static Shock.

Al della storia ad ogni modo il numero 1 del fumetto Django Unchained contiene una confessione pubblica di Tarantino riguardo ai comic books che più lo hanno ispirato. Il regista cita varie serie western dei primi anni ’70 come Tomahawk e Bat Lash della Dc e Kid Colt Outlaw e Rawhide Kid della Marvel. Soffermiamoci un attimo su queste.
 
 
TOMAHAWK Le origini di Tomahawk risalgono alla Golden Age. Prima di dar vita ad una testata indipendente nel 1950 il personaggio protagonista comparve infatti su Star Spangled Comics e su World’s Finest Comics. La serie si svolge durante la Rivoluzione americana. Narra le vicende di Tom Hawk (o Thomas Haukins, a seconda degli autori), un soldato che aveva combattuto al servizio di George Washington nella guerra fra inglesi, francesi e irochesi e che deve il suo nome all’ascia da battaglia indiana. Nei 140 numeri della collana (che chiuderà i battenti nel 1972) Tomahawk combatte dapprima durante la Rivoluzione guidando un gruppo di soldati irregolari chiamati Tomahawks Rangers, poi è coinvolto in una serie di avventure che coinvolgono sia personaggi storici reali come Davy Crockett (un errore storico della DC visto che Davy Crockett all’epoca non era ancora nato) che characters fittizi dell’universo DC (come Miss Liberty). Fra fine anni ’60 e i primi ’70 la serie viene disegnata egregiamente da Frank Thorne e negli ultimi dieci numeri narra le avventure del figlio di Tomahawk: Hawk Haukins.

 
BAT LASH Bat Lash è invece un personaggio che appare per la prima volta nel 1968 su Showcase n. 76 e che sin dalla prima tavola rende omaggio allo spaghetti western e a Clint Eastwood, anche con un pizzico d’ironia che non guasta affatto. Voluta dallo stato maggiore della DC dell’epoca (Carmine Infantino e Joe Orlando) la serie regolare di Bat Lash durò per sette numeri fra il ’68 e il ’69 con il contributo di Sheldon Mayer, Sergio Aragones e Danny O’Neil. Per due anni consecutivi vinse l’Alley Awards come migliore serie western. Dopo la chiusura della testata il personaggio apparve sporadicamente in varie altre testate DC (Weird Western Tales, Dc Special Series … ) e, nel 2008, fu protagonista di una miniserie di sei numeri scritta da Aragones, disegnata da John Severin e con copertine di Walt Simonson. Nel 2012, quindi, proprio Simonson utilizzò Bat Lash per la sua graphic novel The Judas Coin .

 
KID COLT OUTLAW E RAWHIDE KID

Kid Colt Outlaw e Rawhide Kid sono due serie storiche della Marvel ambientate in un periodo non precisato del vecchio west. Storiche perché negli anni ’70 entrambe erano già in circolazione da più di vent’anni. Kid Colt veniva pubblicato dal 1948 quando la Marvel si chiamava Timely (e del resto continuò ad uscire con la propria numerazione fino al n. 225 del 1979); il primo numero di Rawhide Kid uscì invece nel 1950 quando la Marvel si chiamava Atlas (Rawhide Kid 135, ultimo numero della prima serie fu pubblicato, fra alterne fortune, per la Marvel nel ’79). Per altro Kid Colt  fu fra le primissime cose della (futura) Marvel ad essere tradotte e pubblicate in Italia, precisamente nel 1959 dalla casa editrice Itala di Milano che ne pubblicò 22 numeri. Alcune di quelle storie furono scritte da Stan Lee in persona. Nei primi ’70 la serie di Kid Colt procedette più che altro per gloria acquisita fra nuovi episodi e ristampe. Scritto per nove anni di seguito da Larry Lieber, Rawhide Kid trovò invece una sua dimensione fino al ’73 quando la testata cominciò a pubblicare solo ristampe. Entrambi, Kid Colt e Rawhide Kid, li ritroviamo nel 2000 in Blaze of Glory di John Ostrander tradotta in italiano nel volume Lampi di Gloria di Marvel Italia. Ma su questo volume tornerò più avanti.

 
 
Ma se Tarantino si limita semplicemente a citare le serie appena rammentate, su altre due si sofferma un po’ più a lungo, riconoscendo ad esse implicitamente un’ influenza “speciale” sul suo film se non sul suo cinema. Nelle sue parole le due serie sono “Yang (che fondamentalmente fu la serie televisiva Kung Fu resa fumetto) e Gunhawks featuring Reno Jones (controfigura di Jim Brown) e Kid Cassidy (controfigura di David Cassidy) che per i miei soldi è stata la più grande serie di Western Blaxploitation mai fatta”

Aggiungiamo qualcosa su entrambe.

 

YANG

Yang è una serie della Charlton che comincia nel novembre 1973 e della quale escono 17 numeri. Il character principale è il figlio di un mandarino della Cina del 1890 che cade in disgrazia e decide di combattere il male. Esperto di kung fu, Yang viene portato in catene da schiavo a San Francisco, ma riesce a liberarsi e diventa un vendicatore dedito a difendere i deboli e gli indifesi dai malvagi, in particolare dal suo nemico giurato Chao Ku e dalla sua Tong. L’intera serie è scritta da Joe Gill (un prolifico autore attivo sin dalla Golden Age) e disegnata da Warren Satter.

 
Gunhawks è una breve serie della Marvel che esce a cavallo fra il ’72 e ’73 e che è ambientata poco dopo la guerra di secessione. Il primo numero si apre con i due pistoleri inseguiti da una mandria di bufali: “due giovani orfani della guerra fra gli stati, diretti verso ovest in cerca di una nuova vita”. Nel corso del racconto firmato da Gary Freidrich e Syd  Shores, è ricostruito il  passato dei due. Cassidy, cowboy bianco e biondo, è il figlio del proprietario di una piantagione della Georgia, mentre Reno era uno schiavo della piantagione. Nella ricostruzione dei fatti narrata dallo stesso Jones, il padre di Cassidy non era mai stato uno schiavista malvagio e aveva permesso l’amicizia fra il figlio e il giovane nero che riconosceva di essere stato trattato bene e persino educato dal padrone. Allo scoppio della guerra il dilemma di Reno. Fra il seguire l’amico che viene reclutato dai Confederazionisti e mettersi a combattere in quel caso contro i propri “fratelli neri”, egli sceglie di non combattere affatto e rimanere alla piantagione. A un certo punto arrivano i nordisti che mettono a ferro e fuoco la proprietà dei Cassidy, uccidono il padre dell’amico e rapiscono la donna di Reno, Rachel Brown. A quel punto Reno decide di arruolarsi e combattere contro l’Unione. Finita la guerra torna alla piantagione e vi ritrova Cassidy. I due decidono di partire alla ricerca di Rachel. Tutta la loro saga da quel punto in poi girerà attorno alla ricerca della donna alla quale, per tutta la durata della serie, si avvicineranno sempre molto senza però raggiungerla o che, addirittura, troveranno per poi riperdere. Lungo la via i due amici incontreranno o si scontreranno con cacciatori di bufali, capi Cheyenne, gangsters, schiavisti recidivi del sud, predicatori dalla pistola facile, grizzly inferociti e la cavalleria degli Stati Uniti.

Nel numero 6 di Gunhawks Kid Cassidy viene ucciso, in realtà da una pallottola sparata dal capo Cheyenne Volpe Grigia, ma tutte le evidenze fanno pensare che a sparare il colpo fatale sia stato Reno. Quest’ultimo è così costretto a legare dei soldati e fuggire mentre un maggiore della Cavalleria gli grida dietro cosa fanno al suo paese ai neri colpevoli di aver sparato a un bianco. Tormentato, perchè lui stesso in dubbio riguardo alla propria innocenza, Reno ne passa ancora di tutti i colori: fugge ai soldati, fugge agli indiani, tenta di tirar su un po’ di soldi con i rodeo, viene sfidato a duello dal temibile Durango, uccide quest’ultimo, viene arrestato e dalla finestra della cella riesce a scorgere l’amata Rachel che se ne va su una carrozza senza niente potrer fare per fermarla o raggiungerla.

La serie finisce così, con il numero 7, scritto dal grande Gardner Fox e disegnato da Dick Ayers e Frank Giacoia. Un numero denominato Reno Jones, the Gunhawk: la terza testata Marvel ad essere dedicata interamente ad un personaggio di colore, dopo gli episodi di Jungle Action dedicati alla Pantera Nera e dopo Luke Cage, Hero for Hire (la quarta se si considerano anche gli episodi dedicati a Waku, principe del Bantu, apparsi su Jungle Tales della Atlas fra il ’54 e il ’55).

Nella miniserie del 2000 Blaze of Glory,  John Ostrander riesuma Reno Jones dopo anni di oblio insieme a tutti i principali protagonisti dei western Marvel (Two Gun Kid, Rawhide Kid, Kid Colt, Outlaw Kid, Ghost Rider, Red Wolf ecc…). Ostrander non solo narra cosa è successo a Jones (che insieme a un gruppo di ex schiavi è stato fra i fondatori della città di Wonderment in Montana, si è sposato ma non con Rachel ed ha avuto un figlio) ma rivede anche in maniera piuttosto drastica la sua storia passata. Quanto narrato nella serie degli anni ’70, infatti, per Ostrander non è che il contenuto leggendario narrato in certe dime novel. Ovvero in alcuni di quei racconti, popolarissimi in USA a cominciare dagli anni della guerra civile, che proponevano avventure, orrore e romance al misero prezzo di un dime (come sono comunemente chiamate in USA le monete da 10 cent).

Nella versione di Ostrander della storia di Reno la bontà del padrone del sud verso i suoi schiavi è invenzione della versione edulcorata dei fatti narrata nelle dime novel e lo stesso Kid Cassidy (che peraltro non è affatto morto!) non è per niente il bravo ragazzo che sembrava essere. In Blaze of Glory, Wonderment è attaccata da un gruppo di incappucciati stile Ku Klux Klan che seminano terrore e morte … ma questa è un’altra storia.
 
 
 
Tarantino non dice in maniera esplicita se qualcosa di Django è ripreso da Reno Jones. Si limita a sottolineare la vicinanza fra il pistolero della Marvel e Jim Brown, il protagonista afro-americano di Slaughter, film del 1973 (in Italia: Slaughter Uomo Mitra) in cui un ex Berretto Verde vuole vendicare l’omicidio dei suoi genitori da parte della mafia.

Le associazioni fra il film Django Unchained e i fumetti non finiscono comunque con i fumetti ricordati da Tarantino. La presenza di Samuel Jackson (che nel ruolo di zio Tom ispira meno simpatia che in quello di Jules Winnfield) rimanda ad esempio alla recente miniserie di quattro numeri di nome Cold Space; serie della quale Jackson è co-autore insieme a Eric Calderon.

Edita da Boom Studios nel 2010 con disegni di Jeremy Rock, la serie narra di un fuorilegge del futuro (Mulberry, modellato a somiglianza dello stesso Jackson) che fugge alla Polizia Galattica ma si ritrova bloccato su un lontano pianeta in cui è in corso una guerra civile. Come in un classico spaghetti western Mulberry non sta con nessuna fazione ma si muove in modo da ottenere sempre un vantaggio personale. Così quando la Polizia Galattica riesce a rintracciarlo la situazione è tale da degenerare in un caos in cui le parti in causa si eliminano l’una con l’altra. Mulberry sfugge così all’arresto e se ne va con i sopravvissuti, consapevoli che anche quella sua mossa è solo una scelta di comodo.

In un’intervista a Comic Book Resources ( http://www.comicbookresources.com/?page=article&id=25018 ) Jackson ha affermato che il personaggio di Mulberry, sebbene sia stato disegnato in modo da assomigliargli, rimanda piuttosto a “characters come Han Solo [il personaggio di Star Wars interpretato da Harrison Ford] o anche ai classici cowboy o ronin erranti”

In altre interviste Jackson non nasconde la propria profonda passione per i fumetti, che del resto era già ampiamente intuibile dalla sua partecipazione (come co-produttore, ancora insieme a  Eric Calderon, e come doppiatore) alla versione animata del manga di Takashi Okazaki Afro-Samurai, e dalle sue interpretazioni del colonnello Nick Fury nei film di Iron-Man, Capitan America e The Avengers.

[DA ANNOTARE: La Marvel, visto il successo della versione cinematografica di Fury, ha finito con il mandare in pensione il vecchio colonnello con la benda sull’occhio, sostituendolo (in maniera ovviamente rocambolesca nella miniserie Battle Scars che in Italia è uscita su Fear Itself i Temerari) con la sua versione Ultimate afro-americana anche nell’Universo Marvel ufficiale. E così si è scoperto che l’afro-americano Marcus Johnson aka Nick Fury jr è il figlio dell’italo-americano Nicholas Fury, già eroe di guerra e super-spia senza eguali].

Sopra si è accennato anche ad Afro_Samurai. E’ da notare che la colonna sonora della versione animata è di RZA, il membro dei Wu Tang Clan che ha recentissimamente firmato anche la regia del film ambientato nella Cina del XIX secolo, L’uomo con i pugni di ferro.

Il film in questione è intrecciato in vari modi con Django Unchained e non solo perché è anch’esso la storia di un guerriero solitario (questa volta in chiave kung fu).

Tanto per cominciare Tarantino è fra gli sponsor del film di RZA (che a suo tempo era stato l’autore della colonna sonora di Kill Bill) e L’uomo con i pugni di ferro Tarantino  si apre con la scritta “Quentin Tarantino presenta” in inglese e in ideogrammi cinesi. Ma non è tutto! Tarantino aveva infatti intenzione di inserire un cameo di RZA in Django Unchained: in una sorta di crossover fra i due film. Il rapper sarebbe dovuto apparire da giovane (Django Unchained è infatti ambientato qualche anno prima dell’Uomo dai Pugni di Ferro) in un mercato di schiavi. La cosa però è saltata per problemi di programmazione (ma mi chiedo: la vedremo su Django Unchianed il fumetto?)

Rimane aperta la questione se il Pugno di Ferro del film sia un precursore dell’omonimo  personaggio Marvel, esperto di kung fu e socio di Luke Cage. Nel film Pugno di Ferro è un fabbro di un villaggio cinese e non un milionario americano, ma indubbiamente i due characters  hanno molte analogie e un’origine comune, visto che la cerimonia del pugno di ferro è parte integrante dei film e dei fumetti di kung fu da ancor prima del successo planetario di Bruce Lee.
 
In chiusura di questa divagazione su Django Unchained, Tarantino e i fumetti vorrei fare un paio di segnalazioni. La prima è per il blog http://tarantinocomics.blogspot.it/ . Il tipo che lo cura è un fan di Tarantino che gira per le convention di fumetti americane invitando i disegnatori a creare una copertina per un fumetto immaginario ispirato a uno dei film del regista di Knoxville. Finora ha raccolto le copertine di 28 numeri di questi Tarantino Comics e, all’uscita del fumetto Django Unchained, ha dichiarato sul blog che finalmente un numero di Tarantino Comics era diventato reale.

Non c’entra invece molto Tarantino con la riproposta da parte della Cagliostro Press del volume Nel nome di Django, rilettura a fumetti dell’originale film di Corbucci stampata per la prima volta nel 2006. La nuova edizione del volume sceneggiato da Piero Viola e disegnato da Luigi Mascolo (che si può anche trovare in versione digitale gratuita qui  http://www.cagliostroepress.com/images/pdf/nel-nome-di-django.pdf   ) è però senz’altro legata al successo di Django Unchained.