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Da Stockhausen ai Tokio Hotel al comunale



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“Frigo di qua! Frigo di là! Frigo di su! Frigo di giù! Bravo bravissimo,bravo bravissimo! Sono il fact totum della città” Ecc…ecc… La chiusura dello spettacolo ricorda il sanremese “Figaro” con un piccolo adattamento estivo. Quello che differisce, e di molto, è l’inizio del “Frankenstein” di Elio, messo in scena al Teatro Comunale di Firenze, in data 22 Maggio 2009. Quasi tutti i posti sono occupati in quella calda sera maggese, la gente presente, in un ipotetico grafico, formerebbe una semiretta racchiudente praticamente ogni genere di età e categoria sociale. La magia della rappresentazione ebbe nella storia il potere di cullare, sotto il suono dolce della recitazione, le menti affamate dei più disparati generi rappresentabili. Ciò di cui ci saziammo, nel giorno in questione, furono due ore abbondanti di follia pura, tra il gotico inaspettato di un testo quasi infantile, interpretato da uno splendido e altrettanto inusuale Stefano Belisari, e la contrastante rivisitazione dei classici delle “Storie Tese” sotto l’acculturante suono di un’orchestra.
Il risultato spiazzante, nel mixaggio delle due parti in questione, fu una fusione totale col poliedrico artista.
Geniale, bizzarro, autoironico e mostruosamente capace sono solo alcuni degli aggettivi che si potrebbero utilizzare per tesserne le doti auliche, ma il sorriso degli spettatori e la soddisfazione provata in quelle ore non necessitano di molti ricami. Ho dormito bene stanotte, immaginandomi vampiri, mostri e topi affamati di sangue oculare, sono riuscito a dormire bene. Avrei dovuto vedere questo spettacolo vent’anni fa, quando ancora la tenebra mi spaventava. Meglio tardi che mai, direbbe qualcuno…già…meglio tardi che mai…

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