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Giulia Donnini



Giulia è una vecchia conoscenza di Gold. Fiorentina, vive da un paio di anni a New York, dove lavora nel settore moda.

Inizialmente partita come grafica, ha saputo evolversi nell’uso della macchina fotografica, ricevendo stimoli e ottenendo ottimi risultati lavorativi e personali.

Giulia l’avevo conosciuta a Firenze, ma adesso che anche io mi trovo a New York, abbiamo deciso di fare alcuni lavori insieme che troverete sul sito di Gold.

Intanto le ho fatto questa intervista così da farvela conoscere anche a voi. In realtà non è stata una cosa fissata a tavolino, eravamo insieme in un locale di Brooklyn e nel giro di dieci minuti abbiamo parlato di vari progetti e lavori da poter fare insieme.

Macri Park, Williamsburg-Brooklyn, New York. 19/09/2010, h 1:34 AM.

CeCe Da Firenze a New York di strada ne corre. Come ci sei arrivata e come è cominciato il tutto?

Giulia Ero qua in vacanza, all’incirca due anni fa, questa città e sempre stata il mio sogno, il mio come quello di tanti che come me sono cresciuti tra i graffiti, la street culture e la musica rap.
Ho conosciuto una persona che si è dimostrata interessata a quello che facevo a livello lavorativo in Italia, ero graphic designer per un brand, da lì ho avuto una proposta per fare uno stage all’interno della sua azienda. Dopo venti giorni,di duro lavoro e interminabili ore in ufficio, mi è stato proposto un visto lavorativo di due anni. Quindi in nemmeno tre settimane la mia vita si è totalmente ribaltata, sono rientrata in Italia e, giusto il tempo per fare i documenti necessari, sono tornata qua.
Dall’inizio fino ad ora è stato un continuo evolversi di cose, prima lo stage, poi il lavoro da graphic designer, stylist e adesso curo l’immagine di questa azienda, occupandomi degli shooting.
Per ora sembra che sia un crescere costante, spero continui in questa direzione.

CeCe Quali sono i punti di maggior differenza tra quello che facevi in Italia e quello che invece fai qua? Qual’è il vero valore aggiunto di fare lo stesso lavoro a New York piuttosto che in un’altra città?

Giulia Questa città, anche inconsciamente, riesce a darti una quantità di stimoli quotidiani che non ho trovato da nessun’altra parte. Quando ero in Italia sognavo il fashion business, però ero ancora con i piedi per terra, non credevo che sarei riuscita ad ottenere tutto quello che ho adesso, pensavo che il graphic design sarebbe stato il campo adatto a me. Una volta arrivata qua mi sono resa conto che invece avrei potuto fare anche molto altro. New York ti da quella spinta che ti fa pensare che tutto “non ti basti mai”, ma soprattutto offre delle possibilità concrete. Qui anche i giovani, a differenza dell’Italia, se hanno talento, possono crescere nel proprio lavoro.

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CeCe Affermeresti senza dubbio che qui la meritocrazia funziona?

Giulia Assolutamente si.

CeCe Sei partita dal mondo più radicale dello streetwear e da tutto ciò che ci gravita intorno. Ovviamente, come chiunque altro, hai avuto una tua propria evoluzione stilistica, personale e lavorativa. Mi faresti un breve excursus storico di questa evoluzione?

Giulia Inizialmente è stata la spinta delle persone per cui lavoravo, prima in Italia e poi qua, che mi hanno sempre detto che ho un gusto che non può limitarsi allo streetwear.
Sono cresciuta, ho vissuto e respirato la street culture, ma se mi fossi focalizzata solo su quello sarei rimasta forse troppo attaccata alla mia adolescenza. Per una donna lo streetwear rischia di essere troppo limitato, e quindi a forza di spingermi verso una moda piu’ “alta” e provando a prendere anche altre direzioni sono arrivata a fare anche altro.
Questo non vuol dire per me rinnegare lo streetwear e la sua cultura, vuol dire crescere ed evolversi come la maggior parte delle cose al mondo. Soprattutto perchè anche lo street è molto cambiato, oggi è molto più “pettinato” (milanesismo, trad: rinfichettato) che in passato.

CeCe Proprio affrontando la questione della donna, che anche noi di Gold valutiamo per il nostro abbigliamento e le collezioni, pensi che il panorama street tenda a tagliare fuori la parte femminile dando ampio spazio all’uomo? A New York c’è una concezione diversa rispetto a quello che avevi vissuto tu in Italia, in quanto donna facente parte di questo mondo?

Giulia Trovo che nello streetwear femminile, e mi dispiace dirlo, per quanto riguarda il gusto,la creatività e la personalità qui in America sia più avanti e più aperto rispetto all’Italia. Penso che in Italia ci siano troppi dictat e troppo bisogno di dimostrare e mostrare loghi e nomi, sentendosi obbligati ad attenersi ad un gusto e ad un immagine dettata dall’alto. Trovo che appunto ci sia poca originalità.

CeCe A proposito di Gold, in qualche modo eri “attaccata” al brand e alla scena. Come pensi possa recepito un fenomeno come Gold, sia dal punto di vista femminile della moda che da un più generale di streetwear qui a New York? In Italia siamo conosciuti e affermati, ma pensi che se lo avessimo fatto qua sarebbe stato diverso?

Giulia Sicuramente avrebbe avuto degli effetti notevoli e sarebbe salito ancora più di quanto ha già fatto. New York è la culla di questa cultura, quindi sarebbe riuscito a uscire da quella nicchia in cui lo street è ancora rinchiuso.

CeCe Entrando più nel personale, il lavoro che fai qua è ad ampio raggio, ti trovi quindi ad affrontare un vero e proprio multitasking in tempi brevi. Come vivi questa cosa? Ci sono alti e bassi?

Giulia Lavorare qua nel fashion business è un bel sogno, che adesso vivo realmente. Credo però che molti non si rendano conto del fatto che non è tutto un luccichio e tutta una festa, i ritmi sono duri, la mentalità lavorativa è rigida e forsennata per certi versi. Mi sono fatta le spalle forti in questi due anni, sono molto contenta di quello che sto facendo, è stressante ma bellissimo allo stesso tempo. Ho finito la fashion week la settimana scorsa, lavorando letteralmente giorno e notte, il giorno in ufficio e la sera pubbliche relazioni agli show e poi a scattare foto ai party la notte. Sono molto soddisfatta di come è andata, nonostante non abbia dormito praticamente nulla!

CeCe Tralasciando il tuo lavoro e le tue esperienze professionali, tre cose che non cambieresti mai della tua vita a New York e tre cose dell’Italia che vorresti avere qua?

Giulia Non cambierei mai la libertà che questa città che ti da, la sua luce al mattino quando mi sveglio e non cambierei mai la voglia di vivere che hanno le persone.
Qua vorrei avere gli amici di sempre, vorrei la quiete dei piccoli paesi italiani e mi porterei….la mia mamma?!? (ride).

CeCe Progetti per il tuo futuro? Di qui a cinque anni come pensi che andranno le cose? Ti vedi qua a New York oppure da un’altra parte?

Giulia So per certo che non avrò rimpianti perchè sto vivendo New York come non potrei farlo di più. Lavoro in un bell’ambiente, ho amici stupendi e faccio una vita che molti vorrebbero fare. Di qui a cinque anni non ne ho la minima idea, credo che non sarò più a New York comunque. Vorrei tornare verso la mia cultura d’origine, Italia o Europa che sia.

CeCe Un po’ di nostalgia del vecchio continente e dell’Italia. nonostante la vita qua sia favolosa, ce l’hai?

Giulia Beh si, mi mancano certe abitudini italiane e certi stili di vita. Tuttavia New York ti rafforza e ti fa cambiare, è un’esperienza, un passaggio, una crescita.

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