… io vi dico, questa rubrica non ha senso; dunque non aspettatevi promesse, né puntuali garanzie né scontate gioie. Vi dico: non ha senso, ma non per questo non ha scopo. Lo scopo è quello di scrivere. Se ai fatti dovesse esistere un senso, è indubbiamente quello di dire. A tal punto vige il fine, ed è quello di leggere… dunque un po’ gustare. Leggere in leggerezza come fosse assaporare; un po’ come il gusto del caffe ripetitivo e amaro, che sorseggiamo appisolati, sconvolti, collassati, scatenati ogni mattina al bar… caffe che beviamo senza interesse, senza peso, in mezzo ai pensieri, ai sogni estesi, alle conversazioni sconnesse. Eppure, e c’è alle volte un eppure, in un vago mistero di eventi, in un esperto dosaggio di acqua e chicchi, una mattina ci troviamo a leccarci le labbra, deglutire con meno fretta, e annuire alla George C. Abbiamo provato, trovato, tastato qualcosa di diverso.
Questa rubrica, per chi ha il piacere, il tempo, la pazienza e la fortuna è forse come quello strano, inaspettato, incompreso caffé, che migliora un po’ tutto, nel suo piccolo, rende più soffice la sigaretta, più simpatico il senegalese che ti regala l’accendino fuori dal bar, rende più delirante la giornata che ti accoglie.
Ma badate, allo stesso tempo questa rubrica è fantasma, e come tale appare soltanto quando le pare a lei. Appare quando lei vuole esser pensata, quando desidera esser pubblicata. Io vi ci lancio qualche scritto, qualità che fino ad oggi ho saputo improvvisare senza devastanti critiche. Espando pensieri e umori su questo meraviglioso, giovane, luccicante magazine. Ve li lancio affamato di sorrisi e di mi piace. Perché mi piace. Mi diverte. Mi alletta.
Chissà se farà lo stesso effetto malato su di voi.
