La scorsa notte, grazie alla volontà di Yan Blusseau, più di 30 artisti si sono trovati nel centro di Firenze per dare nuova vita a finestre e porte cieche.
Qui sotto potete seguire la diretta stream legata all’ashtag #fcvfirenze
Abbiamo intercettato alcuni dei protagonisti e chiesto loro “perché fanno ciò che fanno”.
Ecco le loro risposte.
Giambaccio Gaiannangeli
Perché per almeno 1 minuto al giorno ho bisogno di sentirmi orgoglioso di me.
Urka
Quello che faccio è il mezzo più intimo e diretto che ho per esprimermi. Ciò che riesco a comunicare, più o meno facilemente, attraverso scarabocchi pupazzetti racconti e vignette, farei fatica ad esprimerlo con la voce. Ebbene si, sono molto timido e introverso.
Allo stesso tempo, pennso all’arte come ad una testimonianza, la più grande eredità che l’uomo lasci a se stesso. E’ forse l’unica cosa che ci distingue dagli altri esseri viventi.
Credo quindi che l’Artista, attraverso le sue opere, debba analizzare la società che lo circonda esaltandone la bellezza quanto condannandone l’ingiustizia, lasviando una testimonianza del tempo in cui vive : un pezzo di coscienza collettiva a futura memoria.
L’Arte può farsi veicolo di messaggi universali, fermi nella memoria ma fuori dal tempo.
Credo anche negli alieni.
Credo che guardando la Terra riderebbero dei SUV, degli Smartphones, dei Fast Food e di Mediaset Premium. Cosa che non farebbero con una tela di Leonardo e un disco di Charlie Parker.
Mario Lovergine
Perché mi da piacere…
Hopnn
Bella domanda…. Perché lo faccio? Per istinto, perché amo la poesia, perché altrimenti mi annoierei a morte, perché certe cose non si dicono, si fanno come diceva il grande Bartali.
Guerilla Spam
Innanzitutto perché ci piace; poi perché ci crediamo.
Urban Solid
Facciamo quello che facciamo perchè la strada, circa quattro anni fa, ci è sembrata il canale più diretto per arrivare alla gente.
Il muro diventa una galleria all’aperto abbiamo potuto così saltare i canali burocratici e arrivare allo scopo molto più velocemente, abbiamo evitato le puzze sotto il naso degli addetti ai lavori, le gallerie e tutto quel sistema volto a rinchiudere l’arte entro quattro mura.
L’arte diventa così per tutti e i nostri messaggi possono colpire nel segno il cittadino che forse non è direttamente interessato all’arte ma di certo lo è per le problematiche sociali che evidenziamo nelle nostre opere.
La Street art è del popolo e di nessun altro perché la strada è ancora di tutti!
Daniele Davitti
Perché credo nel potere dell’arte di arricchire la vita delle persone, di raccontare storie e portare la bellezza nel mondo.
Andrea Vannini
Perché mi tiene in Vita.
Clet Abraham
Per far il figo davanti alle belle ragazze…
Mo alla seconda
Lo faccio perché è la mia fissazione da molto tempo, forse anche un’ossessione.
Forse è la cosa che mi riesce meglio, forse, ma è anche uno stimolo per cercare nel mio piccolo, di cambiare qualcosa della « normalità » standardizzata in cui questo mondo ci opprime. Quindi è anche una sorta di viaggio personale per staccarsi da tutto quello che è quotidiano e che la vita odierna ti impone.
Gec art
Vorrei provare a spingere in luoghi ancora inesplorati i miei progetti, esplorando ed utilizzando le potenzialità del web vorrei vedere se si riesce a far diventare l’arte meno autoreferenziale e più vicina al pubblico, coinvolgendolo.
Stefano Pascolini
Per sfuggire ad un perché, cosa sempre affascinante, si finisce spesso in un gorgo di perché alternativi: il famoso quanto misterioso serpente che si morde la coda.
Ma bisogna tentare di annullare il perché sull’atto del fare, o il fare soffocherà in concetti, aforismi, brillanti nonsense, e via: scoccia. Dunque bisogna essere sinceri per quanto possibile:
“Faccio quel che faccio per fare quello che poi si vede”…
Leonardo Magnani
L’idea di far parlare i muri attraverso linguaggi visuali ,non è nuova,risponde ad una esigenza di comunicazione alta e ben radicata nella nostra storia.
La città parla a se stessa attraverso gli spazi che condividiamo.
Le strade, gli attraversamenti, i disimpegni strutturali,le nicchie sono luoghi in cui dar voce ad una comunità di nuovi creatori.
Giorgio Bartocci
Per condividere una parte importante dei miei pensieri con l’esterno.
Pattern Nostrum
Il nostro intento progettuale è quello di creare un immagine che consenta una sorta di viaggio mentale che stimoli una crescita interiore in chi guarda e apra un passaggio, una porta appunto, verso un’altra dimensione.
Uno spazio limitato, estemporaneo, una nicchia, una piccolo altare dove le immagini fisiche si mentalizzano in una sorta di “Mandala” che esposto ad usura, con il tempo verrà semplicemente distrutto, staccato, strappato, fino a scomparire completamente ricordando che la caducità dell’esistenza è anche la stessa forza che ne produce la rinascita.
Carmelo Cutuli
Perché ho coraggio.
Cosimo Frezzolini
La pittura è come la Poesia:
È una voce che vien da dentro.
Ma, se devo trovare una spiegazione più condivisibile direi che fin da bambino ho sempre visto nelle cose inanimate le forme e le facce, ecco io cerco di rendere visibile a molti quello che è già nella materia, ma che pochi hanno la fantasia o semplicemente il tempo di notare. Nelle muffe dai colori fantastici, sui muri dove l’intonaco è caduto, ovunque ci sono scene su cui vale la pena soffermarsi. Nei quadri questo processo del tempo è ricreato ad arte, cerco di riprodurre la patina del tempo, come diceva Goya: EL TIEMPO TAMBIEN PINTA!
Sara Falli
Non so ancora perché faccio quello che faccio come ancora mi sfugge perché non faccio ancora molto di quello che vorrei fare, ma posso raccontare com’è nata l’idea dell’opera per FINESTRA CON VISTA.
Intanto, dunque, l’opera s’intitola TABERNACOLO DELLA STREGA BRUTTA.
Porrò un ritratto originale a inchiostro della strega brutta in una cornicetta dipinta d’oro e sotto di questo, candele votive, lumini e fiori con la scritta in altra piccola cornice il titolo dell’opera.
Al museo Bellini invece porterò la scultura della strega brutta.
Voglio creare una sorta di luogo sacro/superstizioso che prenda vita a prescindere da me.
Chiunque si troverà a passare di lì (compresa me) si chiederà se davvero è il luogo della STREGA BRUTTA e io sono certa che lo diventerà, anche solo per una notte.
Credo nel bisogno di questi luoghi e quindi ne creo uno. Ognuno darà vita al luogo nella misura in cui vorrà crederci, anche se non esiste(forse), è arte, è effimero, forse profanato la sera stessa da qualcuno che si porterà via tutto… (ma chi sa se quel qualcuno non avrà paura della maledizione della strega?)
Alessandro Rabatti
PAGARE PER FRUIRE UNA CULTURAPRODOTTO O FINANZIARE LA CULTURA PER COSTRUIRE IL NOSTRO FUTURO?
È possibile fruire l’arte e la cultura se non pagando?
È possibile chiedere sempre all’Arte un rendiconto economico?
È possibile pensare ad un paese che cresce riducendo il sostegno alla nuova arte?
È possibile un approccio al patrimonio culturale come un’azienda che deve portare
profitti?
È possibile aver ridotto tutto soltanto ad un dibattito economico?
Matteo Bertini
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