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PUNTA ALLA CHAMPIONS LEAGUE
ARTS

Rocky Balboa



Regia di Sylvester Stallone
Produzione USA 2006

Locandina del film

Ricordate la fine di Rocky IV? Quando lo stallone italiano gridò dinanzi alla platea russa in estasi “ Se io posso cambiare, se voi potete cambiare, allora tutto il mondo può cambiare.. ADRIANA!!!!!!” col volto tumefatto e sporco di sangue maciullato da Ivan Drago? Ecco in Rocky lo ritroviamo gonfio identico ma con gli occhi innaturalmente sbarrati e senza sangue, tranquilli non è colpa della boxe, si chiama botulino!!! Comunque sarcasmo a parte ritroviamo Rocky, irriconoscibile, da solo, Adriana è morta e lui si ritrova nostalgico a gestire un ristorante italiano in cui diletta i clienti con gli stessi racconti di una vita e ad avere un figlio che è schiacciato dalla presenza ingombrante del padre con cui lui non riesce a stabilire un contatto.
Un giorno in un programma di boxe un computer simula una sfida tra Rocky Balboa e il campione del momento Mason Dixon, dando il primo per vincente.
L’antico fuoco della passione si riaccende nelle vene del nostro cinquantenne arzilletto che sfida così Dixon, famoso perché manda tutti al tappeto al primo ring.
Proprio perché “ nella vita non sono importanti i pugni dati ma quelli che riesci a incassare senza andare al tappeto” che l’incontro si farà. E pugni dopo pugni mentre Rocky combatte con i suoi muscoli gonfiati fino all’inverosimile e le vene lì lì per scoppiare contro il giovane Dixon, io combatto contro il sonno che rischia di mandarmi KO ogni minuto che passa. E mentre Rocky le prende, il pubblico si commuove e fa per lui un’ovazione che lo renderà comunque campione assoluto, e anche il figlio finalmente pare riavvicinarsi a suo padre.
Combattimento inverosimile a parte, il film è molto diverso dai precedenti, c’è la rivisitazione di un personaggio grazie alla memoria della gesta di questo, che si contrappone completamente al Rocky degli anni 70 che nasceva come idealizzazione del corpo sano, forte, vigoroso e pieno di vita. Rocky e Rambo in storie diverse più umane quelle del primo personaggio meno quelle del secondo, avevano come fine la celebrazione del corpo umano. Ricordate le inquadrature sui bicipiti che si gonfiavano pugno dopo pugno?? Era una risposta forte al cinema americano di quegli anni fatto di corpi gracili e malati proposti da un certa corrente. Era l’affermazione di una disciplina quella del Body Building nata in quegli anni.
Ma questo film è “ per me” il ritorno alla scene e anche alla regia di un uomo che non sa reinventarsi, ma che d’altro canto non ha alcuna intenzione di mollare il suo di ring.
La curiosità per chi ha amato tanto la saga di Rocky è lecita, ma non so se questo film vi renderà poi felici.
Le scale del Musium of Art di Philadelphia ci sono ancora, ma nei titoli di coda e fatti di corsa da tutti quelli che ricordano il grande vero Rocky Balboa
Insomma a 60 anni (Stallone) e a 50 (Balboa) anni a volte sarebbe meglio andare in pensione!!